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 2014  novembre 30 Domenica calendario

NELLA CRIMEA RUSSA FRA PREZZI TRIPLICATI E DISSIDENTI SCOMPARSI

Seiran Zinedinov era a poche centinaia di metri da casa sua in un villaggio nei dintorni della capitale della Crimea, Sinferopoli, quando ha chiamato la moglie incinta e prossima al parto, chiedendole di riscaldargli la cena. «Sto arrivando», le ha detto. Aveva appena incontrato la moglie di un altro attivista che aveva protestato contro il Cremlino, che a marzo si è impadronito della penisola strappandola all’Ucraina.
Quell’uomo, Timur Shaimardanov, era scomparso dopo aver ricevuto minacce e Zinedinov, 33 anni, cercava di capire cosa gli fosse successo. A distanza di sei mesi Shaimardanov non è tornato a casa. E nemmeno Zinedinov. Testimoni hanno riferito di averlo visto passare la sera della sua scomparsa vicino a un’auto con i vetri oscurati e la targa coperta.
«La polizia ha aperto un’inchiesta, ma senza esito. È come se fosse sparito in un buco nero - ha detto la madre, Elvira -. Non ho dubbi che questo sia accaduto a causa della sua convinzione che la Crimea debba essere parte dell’Ucraina. Prego che sia ancora vivo, ma in fondo so che mio figlio è stato ucciso. Non ho nemmeno avuto la possibilità di seppellirlo».
Zinedinov e Shaimardanov sono tatari di Crimea, membri di una minoranza di 320 mila persone che, a differenza della maggioranza di lingua russa della penisola, si è opposta all’occupazione da parte del Cremlino. I tatari hanno boicottato il referendum orchestrato da Mosca in cui la maggior parte degli abitanti hanno votato per unirsi alla Russia. A settembre hanno anche rifiutato di prendere parte alle elezioni locali.
Il loro pacifico dissenso li ha trasformati in vittime di una brutale campagna di repressione lanciata dai gruppi paramilitari filorussi sostenuti dai servizi di sicurezza di Mosca.
Da quando sono arrivati i russi almeno 15 tatari di Crimea sono stati uccisi o rapiti. Uno dei primi è stato Reshat Ametov, arrestato a marzo dalle milizie filorusse durante una manifestazione di protesta. Il suo cadavere nudo, ammanettato e bendato, è stato trovato alcuni giorni dopo. Lev Korzh, un altro attivista pro-Ucraina, è scomparso nella stessa settimana di Zinedinov e Shaimardanov.
Poi, alla fine di settembre, Islyam Dzhepparov e Dzhevdet Islyamov, due cugini, sono stati rapiti da uomini in uniformi militari nere che li hanno caricati su un’auto.
Sempre a fine settembre, Edem Asanov, un tataro di Crimea che non era politicamente attivo ma di tanto in tanto discuteva della situazione sulla sua pagina di un social network, è scomparso mentre si stava recando al lavoro. Sei giorni dopo la polizia l’ha trovato impiccato in un edificio abbandonato.
Vladimir Putin, il presidente russo, ha promesso di rispettare i diritti dei tatari, musulmani che furono deportati in massa da Stalin in Asia centrale nel 1944 e che sono in molti casi tornati in patria dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991.
Due dei più importanti leader tatari eletti sono stati banditi dalla penisola per cinque anni. Ci sono stati raid di uomini armati in moschee, scuole religiose, centri di aggregazione, aziende e abitazioni. I media dei tatari di Crimea hanno subito minacce.
«La vita per noi non era il paradiso quando la Crimea faceva parte dell’Ucraina», ha detto un attivista tataro per i diritti umani. «Dovevamo confrontarci con la discriminazione, ma nulla di simile a ciò che stiamo vedendo ora. C’era almeno il diritto di scendere in piazza a protestare».
Otto mesi dopo l’annessione, che ha portato le relazioni di Mosca con l’Occidente al loro punto più basso dai tempi della guerra fredda, la maggior parte degli abitanti della Crimea sostiene ancora l’adesione alla Russia, ma l’euforia è svanita in fretta.
I prezzi degli alimentari e della benzina sono triplicati, perché la penisola, che era rifornita per via terra dall’Ucraina, ora deve fare affidamento sulle merci importate dalla Russia attraverso lo Stretto di Kerch. La chiusura della tratta a causa del maltempo ha creato un gigantesco collo di bottiglia che ha bloccato centinaia di trasporti. La costruzione di una strada da 3,5 miliardi di euro e di un ponte ferroviario con la terraferma russa si prevede saranno completati solo fra tre anni.
Ovunque ci sono segni del passaggio della Crimea dall’Ucraina alla Russia. Stanno cambiando le targhe delle auto e i numeri di telefono, le banche operano in rubli e sono disponibili solo i canali televisivi russi.
La Crimea riceve tutta la sua energia elettrica e parte del riscaldamento e dell’acqua dall’Ucraina, che ha evitato di tagliare le forniture - per una buona ragione. Il governo di Kiev sa che Mosca potrebbe in ritorsione aumentare il suo sostegno ai ribelli in Ucraina orientale e persino tentare di ritagliarsi un corridoio di terra fino alla penisola.
Nelle ultime settimane in Ucraina orientale i combattimenti, dopo una pausa, si sono intensificati e lunghe colonne militari hanno attraversato il confine con la Russia. «Prendere la Crimea era una cosa - ha detto un diplomatico occidentale con sede a Mosca -. È stato facile e ha scatenato un’ondata di fervore patriottico. Ora si devono fare i conti con la dura realtà».