Marianna Aprile, Oggi 3/12/2014, 3 dicembre 2014
MESSO A NUDO
[Matteo Salvini]
Lione (Francia), dicembre
Archiviata («Per ora», giura) l’indipendenza della Padania, Matteo Salvini punta più a nord, l’Europa, e più a Sud, il meridione d’Italia, per scardinare l’una e conquistare l’altro. Ha fatto il suo esordio a Lione, al congresso del Front National dell’euro-alleata xenofoba ed euroscettica Marine Le Pen, e annunciato il lancio imminente di un partito nazionale con cui correrà alle amministrative di primavera (si vota in più di mille comuni). «Per costruire un’alternativa a Renzi in tutta Italia», dice. Matteo contro Matteo, insomma. Del resto, MoVimento 5 Stelle e Forza Italia stanno implodendo, Grillo «è stanchino» e Berlusconi è arrivato a indicare in Salvini il futuro del centrodestra. Lui ostenta sufficienza, trotta tra ospitate in tv (è il solo oltre a Renzi a far alzare lo share degli stanchi talk show), twitta polemico, compulsa il suo tablet («Volete vederlo diventare verde davvero? Nascondeteglielo», dicono i suoi), fa selfie con tutti, anche a Lione, dove si è ritrovato a ballare con Marine Le Pen. Premio “di consolazione” per essere andato fuori a fumare proprio mentre gli ospiti venivano intrattenuti da uno spettacolo di pole dance e can-can.
Salvini, la sortita di Berlusconi è stata: a) un’investitura; b) un modo per far abbassare la cresta a qualcuno in Forza Italia; c) un modo per bruciare il suo nome?
«Voglio pensare fosse sincera, un complimento. Ma non basta l’investitura, servono le primarie».
Quindi correrebbe anche contro Berlusconi?
«Contro chiunque, il confronto deve essere vero, altrimenti la gente se ne sta a casa, si stufa».
Se vincesse, sarebbe alleato in patria con Forza Italia, che con Francesca Pascale ha abbracciato la causa dei diritti dei gay, e in Europa con l’estrema destra che ha posizioni opposte.
«Non sono disposto a diluire o mediare nulla. Mi alleerò con chiunque condivida le nostre principali battaglie, compreso il fatto che si può parlare di diritti (ereditari, pensionistici...) ma non di matrimonio o scimmiottamenti della famiglia e adozioni. La famiglia è con un uomo e una donna. Il fatto che esistano altri tipi di famiglie non deve influenzare la legge».
Sui temi gay è, quindi, più per le civil partnership di Renzi che per la «linea Pascale»?
«Sì, su questo tema sì».
La Le Pen ha ammesso finanziamenti russi per 9 milioni di euro. La sua Lega è filorussa e molti analisti paventano che possiate essere anche voi “una serpe di Putin” in seno all’Europa. Quanti soldi avete preso dalla Russia?
«Neanche un euro. Il nostro è un rapporto politico, culturale e commerciale, con l’associazione LombardiaRussia facciamo gli interessi di agricoltori ed esportatori italiani in crisi. Poi, se su alcuni progetti in Europa ci fosse sostegno anche economico della Russia, perché no? Soldi per fare battaglie e incontri contro le direttive che massacrano la nostra economia non ne ho; se arrivassero, in modo pulito e trasparente, con provenienza certa, li prenderei».
Anche perché ora la Lega sbarca a Sud con un partito nazionale. Come si chiamerà?
«Sarà ufficiale a giorni. Posso dire che nel simbolo non c’è il verde, ci sono il giallo e il blu e il nome Salvini».
Nel momento in cui, da FI al M5S, i “partiti del leader” sono al collasso lei ne lancia uno?
«Sono quanto di meno centralizzatore ci sia, però in questo momento sono portatore di certi temi e certi progetti, per quello c’è il mio nome. Poi spero che si autogestisca il prima possibile. Abbiamo appena presentato due nuovi vicesegretari federali, operativi, e ogni membro della squadra detta la linea nel settori di competenza. Non farò l’errore di Grillo».
Come convincete i meridionali, che avete insultato per anni, a votare Lega?
«Non ce n’è bisogno: sono loro che ci chiamano, da Sicilia, Campania, Puglia. Lo fanno perché negli ultimi 18 mesi i temi della Lega sono stati nazionali: l’abolizione della legge Fornero, la tutela della nostra agricoltura e del Made in Italy, il lavoro».
Pensa davvero di essere un partito da 10% anche lì?
«Certo. Perché lì, ancor più che al nord, la politica ha tradito. Hanno provato a farsi governare da tutti e sono sempre rimasti fregati. Noi, con tutti i nostri difetti, lì non abbiamo mai fatto danni».
Avete governato per anni.
«A livello nazionale ci prendiamole responsabilità per gli errori fatti, ma a livello locale non abbiamo mai governato, quindi neanche sbagliato».
E l’endemica rassegnazione a degrado e «magna magna» di cui accusavate i meridionali che fine ha fatto?
«Prima, da fuori, la vedevo così. Ma girando il Sud, da Lamezia a Taranto, a Salerno, mi sono stupito per la voglia di reagire che c’è: prima non c’era».
E se foste voi a scoprirla ora?
«Prima, quando andavamo a parlare di euro o Europa, al sud ci guardavano come matti. Ora c’è partecipazione».
Non pensa che la Lega debba delle scuse al Sud?
«Io, personalmente, non credo. E poi erano critiche fondate: sugli sprechi e le spese al sud, sul numero dei dipendenti statali, i numeri parlano chiaro».
Anche Renzi è reduce da un tour tra Sicilia e Calabria. Teme il vostro sbarco e marca il territorio?
«Magari, almeno ci va e inizia a occuparsi di quel che c’è da fare lì».
Perché la Lega ha rinunciato a chiedere un risarcimento all’ex tesoriere Belsito, accusato di aver sottratto milioni di euro?
«Perché non ho fiducia nel fatto che la giustizia italiana possa farci avere indietro un solo euro. Gli avvocati costano, e in questi anni abbiamo speso milioni di euro in spese legali».
La richiesta non aveva un significato simbolico e politico?
«Aspetto la condanna. Se lo condannano possiamo sempre costituirci parte civile e chiedere risarcimenti. Intanto, per riempire le casse della Lega, abbiamo appena deliberato l’aumento dei contributi volontari: parlamentari ed europarlamentari ora verseranno 3 mila euro, i consiglieri e assessori regionali almeno 1.500. E abbiamo raddoppiato la quota per le tessere, da 10 a 20 euro».
È vero che ha comprato per 40 mila euro una casa in viale Bligny, in uno stabile in cui vivono 700 stranieri e ci sono molte case occupate?
«E spacciatori e transessuali. L’ho comprata due anni fa, è una soffitta di 22 metri quadrati, al quinto piano senza ascensore e senza riscaldamento, semidistrutta. L’ho presa con l’intenzione di ristrutturarla e andarci».
A vivere? In 22 metri quadrati?
«Non a vivere, ma ad accendere un riflettore su quel degrado: se ci va un politico, le istituzioni magari iniziano ad occuparsene davvero, dopo 10 anni di abbandono».
In un palazzo come il suo, Oggi fece un’inchiesta: con 500 euro a una sorta di “ras” si poteva occupare una casa. Lei ha avuto contatti con quei personaggi?
«Quando sono arrivato non erano felicissimi... Le basti sapere che per andare a vedere casa mia mi devo portare dietro la Polizia. Ci pago l’Imu, le spese e tutto, e ancora non riesco a metterci piede per fare i lavori».
Il Fatto Quotidiano l’ha accusata di aver “sistemato” la sua ex moglie al comune di Milano e la sua attuale compagna in Regione Lombardia.
«Al Fatto sono arrivate la mia querela e quella delle dirette interessate: la prima non ha mai avuto nulla a che fare con la Lega, la seconda è avvocato e ha vinto un concorso pubblico».
Matteo contro Matteo. Entrambi “battezzati” da Mike Bongiorno. In tv più bravo lei o Renzi?
«Lui è bravo, più preparato, ha dietro spin doctor. Io no».
Più vanitoso lei o Renzi?
«Lui. Mi accusano di essere “trasanda”, di vestirmi male. Ma io mi vesto comodo, mica mi metto lì a curar la scarpa».
Le felpe sono studiate.
«Me le fanno trovare dove vado».
La barba? Per essere sexy?
«È iniziata per pigrizia, due anni fa: la mattina tra il suono della sveglia e l’uscita impiego 7 minuti e la barba era una perdita di tempo. Ma ora mi piace».
Le ha anche lei le fan che le lasciano bigliettini col numero?
«Ancora no, però arrivano tantissime avances coi messaggi privati su Facebook, nulla di audace. Mi fa piacere, ma non rispondo».
Mai una follia per amore?
«Sono un orso, non sono romantico, niente slanci tipo andare a Parigi con l’anello. Non è il mio lato migliore. Da ragazzo ho fatto lunghi viaggi in macchina per fare una sorpresa, ma nel 90 per cento dei casi rimediavo un due di picche».
Renzi ha detto che va via nel 2023. Lei quando?
«All’addio nel 2023 non crede neanche Renzi. Io ogni tanto me lo chiedo, quanto durerà. Credo che lascerò quando perderò la passione, quando inizierà a pesarmi. Potrebbe volerci un mese o dieci anni, non lo so. Anche ora ogni tanto mi pesa, dormo 4 ore a notte, vedo poco i miei bimbi. Ieri sera non avevo comizi, allora me li sono presi e abbiamo dormito tutti e tre nel lettone, vorrei accadesse più spesso».
Federico, 11 anni, e Mirta, 2, glielo fanno pesare?
«Quando esco di casa la piccola chiede “Quando torni?”. Il grande è bravissimo, non si lamenta mai, ma so di mancargli».
Come ha scelto i loro nomi?
«Federico ci piaceva. Il nome di Mirta, invece, lo abbiamo “rubato” a un personaggio bellissimo di Giro di vento, di Andrea De Carlo».
Mollerebbe la politica per loro?
«Cercherei di conciliare meglio. So che rinuncio a tanto, ma l’ho scelto. La politica la vedo come una missione. Parola grossa, eh?».
Marianna Aprile