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 2014  dicembre 03 Mercoledì calendario

QUEGLI EX CAMERATI ARRUOLATI IN COMUNE

Difficile districarsi nel labirinto. Prendete Stefano Andrini, 44 anni, ex naziskin, ultrà della Lazio. Quando venne assunto al vertice della nettezza urbana, nel 2009, ci si ricordò della volta in cui - vent’anni prima - aveva massacrato a colpi di spranga due ragazzi di sinistra.
«Ho pagato il mio debito, sono un altro uomo», disse Andrini. Era la dottrina del sindaco Gianni Alemanno: «Rifiuto la logica per cui chi ha precedenti politici debba avere una condanna a vita e non possa più lavorare». L’anno successivo, però, finì in galera per rapporti con la ’ndrangheta il senatore Nicola Di Girolamo, del Pdl, eletto all’estero. Saltò fuori che Di Girolamo era agli ordini di Gennaro Mokbel, l’imprenditore romano che in casa ha un busto di Benito Mussolini e un ritratto di Adolf Hitler. Ordini energici e coloriti, del resto Mokbel è uno in buoni rapporti con Antonio D’Inzillo, considerato l’assassino di Renato De Pedis, il boss della Banda della Magliana che è il Dandi nel Romanzo Criminale di Giancarlo De Cataldo. Di Girolamo patteggiò fra l’altro per scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso, e nel frattempo era venuto fuori il ruolo di Andrini nella sua candidatura, al tempo in cui Andrini era al ministero per gli Italiani all’estero di Mirko Tremaglia. Altro scandalo, e dimissioni di Andrini dal Comune.
Un groviglio da emicrania. Ed è tutto così, attorno al Campidoglio di Alemanno. Un groviglio a cui le vicende di ieri aggiungono soltanto la bollinatura della procura, un esito inevitabile per chiunque legga due righe di cronaca romana. Uno degli arrestati, per esempio, è Riccardo Mancini, finanziatore di Alemanno, ex di Avanguardia nazionale. È la sigla rivoluzionaria nera fondata da Stefano Delle Chiaie, oggi settantottenne, ieri amico di Pino Rauti, defunto suocero di Alemanno (e non lo si scrive per insinuare chissà che). Delle Chiaie, lo si dice ai pochi digiuni, è stato processato anche per la strage di Bologna e di piazza Fontana, senza successo per l’accusa. Mancini cresce lì dentro e negli anni diventa amico di Massimo Carminati, altro personaggio di Romanzo Criminale, detto il Nero per i gusti politici. Carminati passa da Avanguardia nazionale ai Nar, i Nuclei armati rivoluzionari in cui militano Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, ed è di quelli - non pochissimi - che stringono sinergie con la criminalità, in particolare con la Banda della Magliana. Ma qui siamo al si dice, perché Carminati sfugge ad ogni accusa, compresa quella di aver partecipato all’omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Ieri è stato arrestato insieme con l’amico Mancini che - ecco il punto - sotto Alemanno regnante diventa amministratore delegato di Eur Spa.
Qui siamo ai casi più clamorosi, ma non si finirebbe mai. Un giorno, di punto in bianco, a capo della segreteria del sindaco va Antonio Lucarelli, semisconosciuto al mondo; era stato portavoce di Forza Nuova, movimento di estrema destra fondato da Roberto Fiore e Massimo Morsello (ex Nar, di nuovo). Maurizio Lattarulo, altro nel giro della Magliana (dov’è chiamato Provolino), altro nel giro dei Nar, fa un passaggio in Comune come assistente alle politiche sociali. Gianluca Ponzio, compagno di galera di quel D’Inizillo amico Mokbel, in gioventù vicino a Terza Posizione, viene arruolato nel Servizio relazioni industriali. Vincenzo Piso, ex militante di Terza posizione e di Ordine nuovo, è alemanniano prima di passare nel Nuovo centrodestra. Molti di questi hanno fatto carcere, molti sono stati assolti, molti non hanno commesso alcun reato, chiunque ha diritto, come dice Alemanno, di andare avanti con la vita; ma tutti assieme costituiscono un drappello da lasciar di sale persino i vecchi camerati, che oggi ricordano: «A ogni nomina ci chiedevamo: ma perché?». Non soltanto ex terroristi, sbandati di una volta ormai cresciutelli, ma persino picchiatori da stadio come Claudio Corbolotti, che entra nella segreteria nel sindaco dopo aver raggiunto qualche notorietà con l’arresto per gli scontri di un derby Roma-Lazio del 2004. Una poltrona non la si negava a nessuno, per l’affetto che non sopisce, per oscuro tornaconto, o perché non se ne può proprio fare a meno.