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 2014  dicembre 02 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - OPERAZIONE MAFIA A ROMA


REPUBBLICA.IT
ROMA - La mafia a Roma c’è ed è anche autoctona. Sono le conclusioni del procuratore capo Giuseppe Pignatone che, nell’illustrare la maxi operazione "’Mondo di mezzo" che ha portato all’arresto di 37 persone per associazione mafiosa, ha ammesso l’esistenza di una "mafia capitale, tutta romana e originale, senza legami con altre organizzazioni meridionali, di cui però usa il metodo mafioso e con cui si confronta alla pari. Non ha una struttura precisa ma ha la capacità essenziale di creare equilibri tra mondo diversissimi tra loro".
A Roma dunque in questi ultimi anni ha agito un’associazione di stampo mafioso che ha fatto affari con imprenditori collusi, con dirigenti di municipalizzate ed esponenti politici, per il controllo delle attività economiche in città e per la conquista degli appalti pubblici. Ne sono convinti i magistrati della Dda della procura e i carabinieri del Ros che hanno chiesto e ottenuto dal gip Flavia Costantini l’arresto di 37 persone (28 in carcere e 9 ai domiciliari) per una molteplicità di reati: estorsione, corruzione, usura, riciclaggio, turbativa d’asta e trasferimento fraudolento di valori.
A guidare questa organizzazione è un volto noto alla giustizia, l’ex terrorista dei Nar, Massimo Carminati, ritenuto colui che "impartiva le direttive agli altri partecipi, forniva loro schede dedicate per comunicazioni riservate e manteneva i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali, con pezzi della politica e del mondo istituzionale, finanziario e con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti".
A disposizione dell’organizzazione, secondo gli investigatori, ci sono, tra gli altri, l’ex capo di Ama, Franco Panzironi e l’ex amministratore delegato di Ente Eur, Riccardo Mancini, soggetti che per i pm hanno fatto dal 2008 al 2013 da garante o da tramite "dei rapporti del sodalizio con l’amministrazione comunale". La lista, poi, comprende anche il manager Fabrizio Franco Testa accusato di "coordinare le attività corruttive dell’associazione" e di "occuparsi della nomina di persone gradite all’organizzazione in posti chiave della pubblica amministrazione".
Tra gli indagati a piede libero (almeno 100), coinvolti negli accertamenti che porteranno sicuramente a sviluppi importanti nei prossimi mesi, ci sono anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il commercialista Marco Iannilli, l’uomo d’affari Gennaro Mokbel e il consigliere regionale del Pdl Luca Gramazio. "Dimostrerò la mia totale estraneità a ogni addebito e da questa incredibile vicenda ne uscirò a testa alta", ha replicato Alemanno. "Chi mi conosce - ha aggiunto l’ex sindaco - sa bene che organizzazioni mafiose e criminali di ogni genere io le ho sempre combattute a viso aperto e senza indulgenza". Pignatone ha detto che quella di Alemanno "è una posizione ancora da vagliare".
E’ indagato, e ha preferito dimettersi per non creare danni all’amministrazione della città, l’assessore alla Casa del Comune di Roma, Daniele Ozzimo, che si è comunque detto estraneo alle indagini. Si è dimesso anche il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti, anche lui indagato.
Il primo, sul piano nazionale, a prendere posizione sull’operazione del Ros è stato Lorenzo Guerini: "Dalle indagini esce un sistema che lascia allibiti - ha detto il vicesegretario del Pd - tutte le responsabilità dovranno essere accertate e chi ha sbagliato dovrà pagare. La politica intera si deve interrogare profondamente e reagire con forza per fare pulizia dentro e fuori di sè. Il Partito democratico, per parte sua, è al fianco della magistratura in questa battaglia per fermare ogni forma di criminalità organizzata".

GLI ARRESTATI
Massimo CARMINATI
Riccardo BRUGIA
Roberto LACOPO
Matteo CALVIO
Fabio GAUDENZI
Raffaele BRACCI
Cristiano GUARNERA
Giuseppe IETTO
Agostino GAGLIANONE
Salvatore BUZZI
Fabrizio Franco TESTA
Carlo PUCCI
Riccardo MANCINI
Franco PANZIRONI ama
Sandro COLTELLACCI
Nadia CERRITO
Giovanni FISCON
Claudio CALDARELLI
Carlo Maria GUARANY
Emanuela BUGITTI
Alessandra GARRONE
Paolo DI NINNO
Pierina CHIARAVALLE
Giuseppe MOGLIANI
Giovanni LACOPO
Claudio TURELLA
Emilio GAMMUTO
Giovanni DE CARLO
Luca ODEVAINE

Agli arresti domiciliari:
Patrizia CARACUZZI
Emanuela SALVATORI
Sergio MENICHELLI
Franco CANCELLI
Marco PLACIDI
Raniero LUCCI
Rossana CALISTRI
Mario SCHINA

Il gip ha invece rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Gennaro Mokbel e Salvatore Forlenza, che sono comunque indagati. Tra gli indagati c’è anche l’ex sindaco Gianni Alemanno.


PEZZO Più LUNGO DI REPUBBLICA CRONACA
Maxi operazione a Roma per "associazione di stampo mafioso" con 37 arresti, di cui 8 ai domiciliari, e sequestri di beni per 200 milioni. Un "ramificato sistema corruttivo" in vista dell’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate con interessi, in particolare, anche nella gestione dei rifiuti, dei centri di accoglienza per gli stranieri e campi nomadi e nella manutenzione del verde pubblico: è quanto emerso dalle indagini del Ros che hanno portato alle misure restrittive e ai sequestri da parte del Gico della Finanza. Le accuse vanno dall’associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati. "Con questa operazione abbiamo risposto alla domanda se la mafia è a Roma - ha spiegato il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, nel corso della conferenza stampa dopo la maxi-operazione - Nella capitale non c’è un’unica organizzazione mafiosa a controllare la città ma ce ne sono diverse. Oggi abbiamo individuato quella che abbiamo chiamato ’Mafia Capitale’, romana e originale, senza legami con altre organizzazioni meridionali, di cui però usa il metodo mafioso". Nello specifico, ha riferito Pignatone, "alcuni uomini vicini all’ex sindaco Alemanno sono componenti a pieno titolo dell’organizzazione mafiosa e protagonisti di episodi di corruzione. Con la nuova amministrazione il rapporto è cambiato ma Massimo Carminati e Salvatore Buzzi (presidente della cooperativa 29 giugno arrestato oggi) erano tranquilli chiunque vincesse le elezioni".

Gli arresti. A capo dell’organizzazione mafiosa l’ex terrorista dei Nar, Massimo Carminati che, secondo gli investigatori, ’’impartiva le direttive agli altri partecipi, forniva loro schede dedicate per comunicazioni riservate e manteneva i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali, con pezzi della politica e del mondo istituzionale, finanziario e con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti’’. L’organizzazione di Carminati è trasversale. Ne è convinto il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone che sull’argomento ha precisato: "Con la nuova consiliatura qualcosa è cambiato, in una conversazione Buzzi e Carminati prima delle elezioni dicevano di essere tranquilli". Carminati diceva a Buzzi, ha spiegato Pignatone: "Noi dobbiamo vendere il prodotto, amico mio, bisogna vendersi come le puttane" e di fronte alle difficoltà presentate da Buzzi, Carminati aggiungeva: "Allora mettiti la minigonna e vai a battere con questi".
Mafia e appalti a Roma: da Alemanno a Carminati, da Panzironi a Odevaine, ecco i principali protagonisti della maxi-operazione
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Tra gli arrestati anche altri nomi di spicco come l’ex ad dell’Ente Eur, Riccardo Mancini e l’ex presidente di Ama, Franco Panzironi: per i pm romani "pubblici ufficiali a libro paga che forniscono all’organizzazione uno stabile contributo per l’aggiudicazione degli appalti". E Luca Odevaine, ex capo di gabinetto della giunta Veltroni e ora direttore extradipartimentale di polizia e Protezione civile della Provincia di Roma.

LEGGI: Chi sono i protagonisti

Gli indagati. Fra gli indagati figura l’ex sindaco della città Gianni Alemanno, la sua abitazione è stata perquisita. "Chi mi conosce sa bene che organizzazioni mafiose e criminali di ogni genere io le ho sempre combattute a viso aperto e senza indulgenza - ha commentato a caldo l’ex primo cittadino - Dimostrerò la mia totale estraneità ad ogni addebito e da questa incredibile vicenda ne uscirò a testa alta. Sono sicuro che il lavoro della magistratura, dopo queste fasi iniziali, si concluderà con un pieno proscioglimento nei miei confronti". "L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è indagato per il reato di 416 bis, ossia l’associazione a delinquere di stampo mafioso, ma la sua posizione è ancora da vagliare - ha detto il procuratore capo Pignatone - Sugli indagati preferiamo non fare alcuna precisazione’’. Pignatone ha inoltre aggiunto che l’inchiesta ’’non si chiude oggi’’ e che tra gli indagati ci sono anche alcuni esponenti delle forze dell’ordine che hanno agevolato l’organizzazione guidata da Massimo Carminati.

Non solo. "Nel marzo 2013 nel Cda dell’Ama viene nominato con provvedimento del sindaco Alemanno un legale scelto da Carminati stesso. Lo stesso per il direttore generale di Ama e un altro dirigente operativo - ha spiegato il pm di Roma Michele Prestipino parlando dell’’incessante attività di lobbying’ dell’organizzazione criminale individuata "per collocare con successo manager asserviti ai loro interessi". Prestipino ha citato anche la nomina del presidente della Commissione Trasparenza del Comune di Roma e la candidatura a sindaco di Sacrofano - dove risiede Massimo Carminati, considerato capo di Mafia Capitale - di un uomo fidato poi eletto.

Indagato anche l’ex capo della segreteria di Gianni Alemanno, Antonio Lucarelli. Il procuratore Giuseppe Pignatone ha riferito di un incontro tra uno dei bracci destro di Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e Lucarelli. "Buzzi voleva far sbloccare un finanziamento e Lucarelli non lo riceveva - ha detto - dopo la telefonata di Carminati si precita sulla scalinata del Campidoglio da Buzzi che gli dice che è tutto a posto, che ha già parlato con Massimo. Buzzi commentando questo incontro dice ’c’hanno paura di lui’".

Coinvolti come indagati anche l’assessore capitolino alla Casa, Daniele Ozzimo, che ha deciso di dimettersi dalla carica pur dichiarandosi "totalmente estraneo allo spaccato inquietante emerso". Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha accettato le sue dimissioni e aggiunto: "Siamo fiduciosi nel lavoro della magistratura. Ci auguriamo sia fatta piena luce su una vicenda inquietante e che sta facendo emergere l’esistenza di un sistema diffuso di illegalità ai danni della città. Questa amministrazione ha improntato il suo lavoro sulla trasparenza. Per questo apprezzo la decisione personale e il coraggio di Daniele Ozzimo che rassegnando le dimissioni, ha agito prima di tutto nell’interesse della città mettendo in secondo piano se stesso", ha detto Marino. Indagati anche il consigliere regionale Pd Eugenio Patanè, quello Pdl Luca Gramazio, e il presidente dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti. Che si è dimesso anche lui, dopo qualche ora: "Con sconcerto ho appreso che nei miei confronti è stata aperta un’indagine giudiziaria nell’ambito di una maxi-inchiesta dai risvolti inquietanti. Nel dichiararmi totalmente estraneo a quanto emerge in queste ore dalle indagini, per correttezza verso la città e verso l’amministrazione comunale ho deciso di dimettermi dall’incarico che mi onoro di servire, rimetto pertanto da subito a disposizione dell’Assemblea capitolina che mi ha eletto la mia carica. Nell’esprimere piena fiducia nel lavoro della magistratura sono certo che dalle inchieste in corso emergerà con chiarezza la mia totale estraneità ai fatti contestati". Nei loro uffici alla Regione Lazio e in Campidoglio sono scattate le perquisizioni dei militari. Ma ci sarebbero un centinaio di nomi negli atti della Procura di Roma. Tra cui quello di Gennaro Mokbel, già condannato in primo grado per l’inchiesta Telecom Sparkle-Fastweb, e tre avvocati penalisti, ai quali i pm contestano il reato di concorso esterno in associazione mafiosa: avrebbero concordato con gli associati "la linea difensiva da adottare" in un procedimento in cui era coinvolto Riccardo Mancini, ex amministratore delegato dell’Ente Eur, arrestato in passato per un giro di presunte mazzette legate all’appalto per la fornitura di filobus al Comune di Roma.

Tra gli indagati c’è anche Lorenzo Alibrandi, il fratello più piccolo di Alessandro Alibrandi, il terrorista dei Nar, figlio dell’ex giudice istruttore del tribunale di Roma, Antonio Alibrandi.

I sequestri. Ci sono anche una ventina di quadri di valore tra gli oggetti sequestrati durante le perquisizioni, come ha riferito il capo dei carabinieri del Ros, il generale Mario Parente. Si tratta di quadri trovati nell’abitazione di uno degli indagati e di proprietà dello stesso Carminati che vanno da opere di Andy Warhol a Jackson Pollock. Le opere verranno ora analizzate dagli esperti. A casa di un altro indagato sono invece stati trovati 570mila euro in contanti.

Le tangenti. Appalti per decine di milioni di euro a società collegate a Massimo Carminati, considerato il capo dell’organizzazione mafiosa, in cambio di tangenti per centinaia di migliaia di euro. E’ il "patto corruttivo-collusivo", secondo il pm della Direzione antimafia (Dda) di Roma Michele Prestipino, individuato dall’indagine Mondo di Mezzo. "In cambio di appalti a imprese amiche - ha detto il magistrato - venivano pagate tangenti fino a 15 mila euro al mese per anni. Ma anche centinaia di migliaia di euro in un solo colpo, fino a versamenti di denaro a enti e fondazioni legate alla politica romana". E tra queste "anche la fondazione creata da Alemanno". Tra gli appalti pubblici Prestipino ha citato quello del 2011 per la raccolta differenziata dei rifiuti del Comune di Roma e quello per la raccolta delle foglie. Su altri appalti dell’Ama - municipalizzata romana dei rifiuti - per altri 5 milioni di euro sono in corso approfondimenti d’indagine.

La maxi-operazione ’Mondo di mezzo’. E’ infatti un’azione senza precedenti quella che ha messo a soqquadro Roma e il suo hinterland. Coordinata da tre pubblici ministeri - Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini - sotto la supervisione del procuratore capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone ha infatti smantellato un’organizzazione che racchiude almeno dieci anni di malavita. Personaggi che hanno solcato la scena della mala capitolina, come il nero Carminati ex della Banda della Magliana, ma anche politici e amministratori che hanno favorito e consentito a questo malaffare di radicarsi, di mettere le radici, di infilarsi coi suoi tentacoli ovunque. Ribaltando di netto le regole del gioco.
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Ricostruire la trama e gli intrecci che hanno reso possibile tutto questo malaffare è stata un’impresa titanica. C’è un’intercettazione che spiega il senso dell’organizzazione mafiosa messa su da Massimo Carminati e ha dato il nome all’indagine. "L’intercettazione per noi più significativa è questa - ha spiegato Giuseppe Pignatone - quando Carminati parlando con il suo braccio destro militare, Riccardo Brugia, gli dice ’E’ la teoria del mondo di mezzo, ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo. C’è un mondo in cui tutti si incontrano, il mondo di mezzo è quello dove è anche possibile che io mi trovi a cena con un politico...’. Carminati parla col ’mondo di sopra’, quello della politica e col ’mondo di sotto’, quello criminale, e si mette al servizio del primo avvalendosi del secondo al servizio del primo. La caratteristica principale di questa organizzazione sta nei suoi rapporti con la politica e nel fatto che alterna la corruzione alla violenza, preferendo la prima perché fa meno clamore".

Le perquisizioni scattate all’alba hanno riguardato boss della malavita, come esponenti di noti clan di Ostia, e politici di elevato spessore a Roma. Il reato ipotizzato nei confronti degli arrestati è il 416 bis, l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Reato per cui sono già indagate 51 persone dei clan Fasciani e Triassi di Ostia, e che a dicembre si concluderà con la sentenza di primo grado. Reato per cui a Roma, nessuno mai è stato condannato. Perché, come in un refrain, per anni si è continuato a dire che la mafia a Roma non esiste. Almeno fino a oggi.

Le reazioni. "Quello che sta emergendo è un quadro inquietante - ha commentato il rpesidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - E’ un bene che la magistratura sia impegnata a fare piena luce. Con sempre più forza bisogna proseguire, ognuno nei propri ambiti, sulla via della legalità senza se e senza ma". "E’ un’inchiesta che certifica il profondo inquinamento delle istituzioni, al di là delle vicende dei singoli, e che conferma sempre di più la presenza di una cupola criminale con le mani sulla città. Il sistema mafioso corruttivo svelato oggi impegna subito chi ha responsabilità amministrative e politiche ad assumere urgenti misure nella lotta alla criminalità e alla corruzione - si legge in una nota dell’Ufficio di Presidenza di Libera - Siamo convinti che accanto alla repressione e gli strumenti giudiziari, è necessario il risveglio delle coscienze, l’orgoglio di una comunità che antepone il bene comune alle speculazioni e ai privilegi, contrastando in tutte le sedi la criminalità organizzata e i suoi complici".

"Cade il velo di ipocrisia sulla città e Roma diventa Capitale delle mafie", ha commentato l’Associazione dasud che "denuncia dal 2011 gli affari criminali a Roma con dossier e inchieste, da ’Roma città di mafie’ all’ebook ’Mammamafia. Il welfare lo pagano le mafie’. L’indagine di oggi, finalmente racconta di un patto trasversale inquietante che tiene insieme boss, imprenditori, manager, funzionari, amministratori pubblici e politici di destra e sinistra, rappresentanti del mondo dell’associazionismo e del terzo settore e descrive come ha funzionato fino a ieri il sistema degli affari a Roma, quale ruolo le mafie abbiano svolto sul degrado delle periferie,? quanta speculazione sia stata fatta sui migranti e i rom della città,? quale sistema di corruzione abbia regolato i rapporti tra imprese e pubblica amministrazione,
quali relazioni pericolose regolino i rapporti tra politica e pezzi significativi della storica eversione nera e l’estrema destra di oggi. Il sodalizio con a capo Carmati come ha detto il procuratore Pignatone è solo uno dei tanti che opera su Roma. Il negazionismo e l inerzia della politica e delle classi dirigenti sono serviti solo a farli agire indisturbati. Non è più il tempo dell antimafia di facciata, serve subito un impegno trasversale".

Mala e politica. Criminali e colletti bianchi. I primi nomi che emergono dall’operazione che in mattinata ha portato all’arresto di 37 persone mettono insieme gli ex-Nar con rappresentanti di primo livello del Comune di Roma e delle aziende controllate.

Massimo Carminati
Da molti considerato il vero capo della criminalità romana, Carminati sarebbe secondo le prime indiscrezioni il numero uno dell’associazione a delinquere che negli ultimi anni ha messo le mani su un numero imprecisato di appalti pubblici assegnati dal Comune di Roma e dalle sue società controllate. Carminati sarebbe anche responsabile di attività estorsive nei confronti di commercianti e imprenditori sul territorio romano. Conosciuto da molti come il "Nero" del libro "Romanzo Criminale", Carminati è finito nelle pagine più oscure della storia italiana, dalla strage alla stazione di Bologna fino all’omicidio Pecorelli. Da quei processi è uscito assolto.

Gianni Alemanno
Questa mattina alle 8,30 i carabinieri hanno citofonato all’abitazione dell’ex-sindaco dietro via della Camilluccia per perquisire la sua casa. Ancora da verificare il ruolo che l’ex-sindaco di Roma ha avuto nell’ingresso dell’associazione criminale e delle sue aziende di riferimento all’interno degli appalti più importanti assegnati dal Campidoglio.

Franco Panzironi
Già indagato per la Parentopoli Ama, Panzironi sarebbe un altro dei personaggi chiave dell’associazione criminale. Il suo ruolo sarebbe stato quello di ponte con l’Ama e con tutti gli appalti assegnati dall’azienda romana dei rifiuti. Panzironi ha legato la sua storia recente a Gianni Alemanno, prima guidando l’Unire (l’Ente nazionale per la tutela delle razze equine) quando l’ex-sindaco era ministro dell’Agricoltura, poi passando all’Ama e infine assumendo la carica di segretario della Fondazione Nuova Italia, il think tank politico di Alemanno.

Riccardo Mancini
Altro nome chiave della vicenda è quello di Riccardo Mancini, storicamente legato all’estrema destra romana e in particolare a quella dell’Eur. Mancini ha guidato l’Ente Eur ed è già sotto inchiesta per la tangente pagata da una società legata al Gruppo Finmeccanica per i filobus della Laurentina. Sempre in quella vicenda entrano Lorenzo Cola (consigliere dell’ex-ad di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini) e Marco Iannilli (commercialista vicinissimo a Massimo Carminati). Tra il 2008 e il 2013 Riccardo Mancini è stato di fatto il referente del sindaco Alemanno per tutte le partite legate alla Mobilità del Comune di Roma. Oltre ad aver avuto un ruolo determinante nell’affidamento dell’appalto filobus della Laurentina, Mancini ha trattato con Lorenzo Cola il possibile ingresso di Finmeccanica negli appalti più ricchi della metro C.

Luca Odevaine
Nella lista dei 37 arrestati eccellenti spicca anche il nome di Luca Odevaine, da sempre legato alla politica romana con incarichi dirigenziali. Tra il 2003 e 2005, infatti, fu il vicecapo di Gabinetto dell’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, e dal 2006 direttore del Gabinetto del Comune di Roma. Inoltre,ex direttore extradipartimentale della polizia e protezione civile della Provincia di Roma.

Riccardo Brugia
In manette anche il braccio destro del capo dell’associazione criminale, Massimo Carminati. Riccardo Brugia è uno storico esponente dell’estrema destra romana: sono noti i suoi rapporti con i fratelli Fioravanti e Alessandro Alibrandi. Nel 1994 partecipa alla rapina della Banca commerciale di via Isarco, a Roma. Brugia è stato già condannato, tra l’altro, con sentenza passata in giudicato, per aver militato all’interno dei N.A.R. (Nuclei Armati Rivoluzionari). La sua è una figura chiave per le attività del sodalizio, nel quale occupa il ruolo di “alter ego” di Carminati, tanto da essere indicato quale “compare” e “braccio destro”.

Fabrizio Franco Testa
Anche il suo nome figura tra gli arrestati nell’ambito dell’operazione "Mondo di mezzo". E’ stato nominato nel 2009 alla presidenza di Enav-Techno Sky. Marco Milanese, ex-braccio destro dell’allora ministro del Tesoro Giulio Tremonti, confermò nel corso di un interrogatorio che lo sponsor politico di Testa era Gianni Alemanno. E’ finito nelle inchieste sugli appalti affidati alla società Arc Trade di Marco Iannilli, commercialista e fedelissimo di Massimo Carminati.

Gennaro Mokbel
Altro arresto eccellente è quello di Gennaro Mokbel, l’uomo che è stato tra i protagonisti della truffa da 2,2 miliardi di euro che ha coinvolto Fastweb e Telecom Sparkle. Mokbel figura inoltre nelle inchieste più recenti su una serie di appalti affidati da Finmeccanica e da Enav alla società Arc Trade di Marco Iannilli, il commercialista legatissimo a Massimo Carminati. Il tramite con la società controllata dal Tesoro era in quel caso Lorenzo Cola, allora uomo di fiducia dell’ex-amministratore delegato Pierfrancesco Guarguaglini.

Giovanni Fiscon
A finire in manette è anche Giovanni Fiscon, direttore generale dell’azienda dei rifiuti Ama e uno degli uomini di fiducia dell’ex presidente Franco Panzironi.

Salvatore Buzzi
Il presidente della cooperativa 29 giugno, iscritta alla Legacoop, una delle realtà associative più grandi e attive in Italia, è stato arrestato questa mattina. La cooperativa si occupa, ad esempio, della manutenzione delle aree verde del Comune di Roma e dei servizi di pulizia in alcune società controllate del Campidoglio.

Mario Schina
Nell’elenco degli arrestati c’è anche Mario Schina, dal 2005 al 2007, durante la giunta Veltroni, responsabile del Decoro urbano del Comune di Roma.

Emanuela Salvatori
In manette anche la responsabile dell’ufficio rom del Campidoglio e coordinatrice dell’attuazione del "Piano rom e interventi di inclusione sociale".

Carlo Pucci
Figura tra gli arrestati anche l’ex-tabaccaio di viale Europa, all’Eur, trasformato in manager da Riccardo Mancini. L’ex-amministratore delegato dell’azienda controllata al 90% dal ministero del Tesoro e al 10% dal Comune di Roma lo nominò direttore marketing. Con questo ruolo Pucci ha contribuito, insieme a Mancini, a guidare l’assegnazione di alcuni appalti in favore delle aziende legate all’associazione criminale guidata da Massimo Carminati.

Roberto Lacopo
Lacopo è uno degli imprenditori fedeli al sodalizio. Tra le altre attività è il titolare e gestore del distributore di carbolubrificanti Eni di corso Francia, considerato dagli inquirenti il quartier generale dell’organizzazione guidata da Massimo Carminati.
Nell’ambito delle attività criminali, Lacopo è stato il tramite nelle comunicazioni, organizzando i contatti dei politici, dei manager e degli imprenditori con Carminati e Brugia. E’ intervenuto anche per individuare un luogo sicuro ove occultare le armi e commissionare a un carrozziere di fiducia la realizzazione di un vano, all’interno dell’abitacolo di un’autovettura, destinato al trasporto di armi e denaro.

Matteo Calvio
Calvio era il braccio armato nell’ambito dell’attività estorsiva e del recupero
crediti del gruppo. Agiva sul territorio in posizione subordinata a Carminati e Brugia e in diretto collegamento con Roberto Lacopo.

Fabio Gaudenzi
Chiamato dagli uomini di Carminati “Rommel”, Gaudenzi è uscito dal carcere il 4 aprile 2012 ed è tornato a mantenere rapporti diretti con lo stesso Carminati e con Riccardo Brugia, rispetto ai quali riveste una posizione gerarchicamente subordinata.