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 2014  dicembre 02 Martedì calendario

PERISCOPIO

Gianni Morandi è fra quelli che alle regionali dell’Emilia-Romagna non sono andati a votare: «Se ci fosse stato Renzi leader di un partito negli anni 50, forse io e mio padre l’avremmo considerato un nemico politico». Lui e suo padre, a Modigoro, duri e puri. Però gli ultimi trionfi di Gianni (due Sanremo e due concerti all’Arena di Verona) stanno, per così dire, un po’ più a destra di Renzi. A dargli una mano c’erano il direttore di Raiuno, Mauro Mazza (ex redattore del Secolo d’Italia, il quotidiano del Msi), e Gianmarco Mazzi, grande amico di Gasparri e La Russa. Il lavoro è sacro e non si scherza anche per chi ha amato i Beatles e i Rolling Stones. Aldo Grasso. Corsera.

Alessandra Moretti, candidata del Pd per le prossime elezioni regionali del Veneto, ha 41 anni, è avvocato, è stata vicesindaco di Vicenza, poi portavoce di Bersani, dicendo di lui che, da giovane, «era bello come Cary Grant», nemica di Renzi dicendo che «è una primadonna, egocentrico e maschilista», quindi divenne cuperliana, dicendo che «Gianni intende la sinistra come piace a me». Quando infine concluse la capriola, atterrò tra i renziani e cambiò ufficialmente idea su Renzi, «vero fuoriclasse della politica». L’Espresso sentenziò: «È la candidata perenne». Fabrizio Roncone. Corsera.

Messi amabilmente in soffitta i totem che hanno fatto prima grande e poi marginale la Lega (secessione, celodurismo, camicie verdi, ampolle e spadoni), Salvini ha rapidamente traslocato il suo movimento dalla pianura immaginaria della Padania a quella ben più vasta e politicamente redditizia della rabbia e dell’impotenza di un intero Paese. «Lo sa che Roma è la seconda città per amicizia che ho su Facebook? ». Con buona pace del polveroso «Roma ladrona», la capitale nel mirino ora è diventata Bruxelles. L’opa ostile è quella sul regno che fu di Forza Italia e An. E al posto della guardia padana, un presidio militare dei social network. Carlo Verdelli, la Repubblica.

Non è bello dirlo, però nei riguardi di Laura Boldrini devo confessare un’idiosincrasia di tipo lombrosiano: mi sta sui marroni solo a guardarla. Che posso farci? La sua affettazione nel modo di porgersi, di parlare, di gesticolare, ondeggiando flessuosamente la chioma corvina, è così esagerata da farmeli girare. Non appena la vedo, invariabilmente impettita e affranta (addirittura in gramaglie all’acme dell’aggressione pentastellata del febbraio 2014), odo Pergolesi in sottofondo: stabat Mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa. Dovrò parlarne con il mio amico Paolo Isotta per sapere se gli fa lo stesso effetto. E poi quel cava e metti con gli occhialini mentre celebra compunta sull’altar maggiore di Montecitorio. Si decida: o ci vede o non ci vede. Nel dubbio, lenti a contatto. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio

Bisognava essere al Tempio di Adriano a Roma, dove Bruno Vespa aveva convinto il vecchio amico Silvio a presentargli l’ennesimo libro. Un libro autobiografico fin dal titolo: «Italiani voltagabbana». Le condizioni psicofisiche di Arterio-Silvio erano tali che un vero amico avrebbe suggerito di lasciar perdere, di ritirarsi in buon ordine fra gli unici veri amici che abbia mai avuto: gli anziani ospiti dell’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, condannati da mesi ai servizi sociali per assisterlo in espiazione di non si sa bene quale colpa o reato. Marco Travaglio. Il Fatto.

Se oltre che furbo fosse anche intelligente, Renzi sarebbe già Mussolini. Piero Ostellino. Corsera.

Quelli che invocano la terza via sembra che abbiano saltato le letture degli ultimi dieci anni, ammesso che avessero fatto quelle precedenti. Massimo D’Alema. Corsera.

Chi arriva in Italia deve aderire a un progetto: come accade negli Usa. Non dev’essere sfruttato; ma non può sfruttare i vantaggi della democrazia del welfare senza offrire nulla in cambio. Beppe Severgnini. Corsera.

Il Corano invita le donne a coprire le parti belle senza precisare quali siano. Per me è il seno. Dopotutto, pregando, congiungiamo le mani sul petto. Cemalnur Sargut, predicatrice Sufi. The Time.

Le scuole italiane di calcio che erano un vanto, copiate in tutt’Europa, sono state smantellate per comprarsi qualche brocco dal nome esotico. E i settori giovanili erano la chiave dei successi italiani di club e Nazionale, com’è oggi per il Bayern o la Germania. Curzio Maltese. il venerdì.

Pietro Fiumara, l’autista della Chicago Symphony Orchestra che ho conosciuto ai primi di ottobre 2013: simpaticissimo, intelligentissimo, spiritoso e musicalissimo. Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio.

I tre libri che mi piacciono di più sono: Primo, Crocifissione in rosa di Henry Miller, che mi conquistò da ragazzino perché era l’unico modo di essere esistenzialista senza dover leggere Sartre. Secondo: Madame Bovary, ma a patto di leggerlo assieme all’Educazione sentimentale, perché sono alla radice del nostro modo di essere. Insomma, anche oggi ci spiegano come siamo e perché. Terzo: Il Wilhelm Meister di Goethe, che è il grande romanzo di formazione dello sfigato. Massì! Quando finalmente al protagonista danno il suo teatrino da dirigere in provincia, diciamo ad Abbiategrasso, lui fa Shakespeare mentre il pubblico vuole i Legnanesi. E si intestardisce pure: non darò loro quel che vogliono, ma quel che devono vedere. Più sfigato di così! Philippe Daverio. Critico d’arte. La Stampa.

Il cielo imbizzarrito sopra il Vaticano, girandole di fucsia e giallo con striature di perla; i fari che si sdoppiano in piazza Risorgimento, la croce verde saltellante della farmacia - ecco tutto quello che ci sarà da rimpiangere di Roma. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli.

Montanelli è stato un giornalista straordinario. Ma ha sempre avuto il rimpianto segreto di non essere uno scrittore vero. Era un piacere leggerlo. Ma non gli bastava. Manlio Cancogni, romanziere, 98 anni. la Repubblica.

L’incontro con l’ereditiera timida, un po’ miope, laureanda in fisica-teorica, fumatrice-a-catena, è per le sei di sera, sulla plancia del suo yacht. «No, Grado non mi piace, preferisco il Sud, forte e violento. Capri, Ischia, le Tremiti, Maratea. Se oggi mi sono divertita? Così, così; abbiamo fatto una puntatina in Istria, niente di eccezionale. Molta calma, questo sì, molto jodio e silenzio. Ho bisogno di ricaricarmi per la prossima sessione di esami». Nantas Salvalaggio, La provincia avvelenata. Mondadori, 1981.

Ho tanti di quei dubbi che comincio a dubitare anche delle mie certezze. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 2/12/2014