Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 29 Sabato calendario

MA IL DROGATO HA IL DIRITTO DI GIOCARE?


A fine ottobre, nel quadro di un’operazione antidroga di carabinieri e polizia nelle Marche, è stato arrestato l’albanese Eduard Xhafa, calciatore del Potenza Picena, squadra dilettantistica del campionato di Promozione regionale. In casa del giocatore sono state rinvenute alcune dosi di cocaina, sacchetti per il confezionamento e 5 mila euro nascosti sotto una mattonella di legno. Xhafa si è difeso così: «Sono un consumatore di cocaina, non uno spacciatore». Gli sono stati concessi gli arresti domiciliari e la possibilità di allenarsi e di giocare con la propria squadra. Nei giorni scorsi è tornato in campo ed è andato pure in gol. Così Giovanni Giorgio, procuratore di Macellata, ha scritto una lettera al presidente della Lega Dilettanti: «Gli ho chiesto di valutare se una persona che ha ammesso di far uso di droga possa continuare a giocare nei tornei di calcio, tanto più che in questo modo si trova a contatto con i giovani». La domanda posta dal procuratore della Repubblica è interessante e pertinente, e riguarda tutto il mondo dello sport. È in atto per esempio un tentativo di “riabilitazione” – purtroppo postuma – di Pantani, noto consumatore di cocaina, così come lo è stato a suo tempo Maradona. Nessuno dei due è mai stato accusato di spaccio, come Xhafa, ma il paragone regge. E il quesito sottinteso dal magistrato Giovanni Giorgio resta nell’aria: come bisogna comportarsi con uno sportivo che “si fa” di stupefacenti? Non è facile rispondere, perché si rischia di sbagliare in ogni caso.