Ranieri Polese, Corriere della Sera 2/12/2014, 2 dicembre 2014
«Era il più bravo di tutti noi, il più piccolo, il più irrequieto, ma senza dubbio il più bravo»
«Era il più bravo di tutti noi, il più piccolo, il più irrequieto, ma senza dubbio il più bravo». Benedetto Mosca ricorda così il fratello Paolo, morto ieri a Roma dopo una lunga malattia («anni fa era stato colpito da un ictus, non si era mai ripreso completamente»). Aveva, Paolo, 71 anni, essendo nato a Pallanza sul Lago Maggiore il 20 ottobre del 1943. «Eravamo sfollati nella foresteria di una villa che delle persone generose ci avevano prestato. Mio padre Giovanni, il creatore del Bertoldo , giornalista già famoso, era in prigione, a Novara. Lo avevano arrestato per mandarlo in Germania, ma un capitano che aveva letto i suoi Ricordi di scuola cancellò il nome dalla lista, e lo salvò». Quando Paolo nasce, i tre fratelli Benedetto Antonello Maurizio sono nella stanza accanto. «Nostra madre, Teresa, rimase muta nonostante il dolore del parto, non voleva spaventarci, ma la voce di Paolo appena venuto al mondo ce la ricordavamo tutti. Di tutti noi, Paolo era quello più legato alla mamma. La sua perdita lo segnò moltissimo». Benedetto Mosca, erede della tradizione giornalistica familiare (ha diretto Annabella , Amica , Il Corriere d’informazione e La Domenica del Corriere ), dice che Paolo aveva una sorta di predisposizione per la poesia. Da ragazzo, a casa, scriveva dei testi che poi cantava accompagnandosi al pianoforte. Così, nel 1964, esordiente, partecipa al Cantagiro e vince nel Girone B con La voglia dell’estate («Torna al primo caldo, la voglia dell’estate, torna al primo sole la voglia dei tuoi occhi...»: la si ascolta su YouTube). Un anno e mezzo e un altro Cantagiro dopo, il primo cambio. Anche lui comincia a lavorare nei giornali, arrivando anni dopo a dirigere La Domenica del Corriere . Ma intanto scrive libri, romanzi, raccolte di interviste, due volumi di poesie. Negli anni 70 si dedica al teatro leggero, scrivendo per Dapporto e Walter Chiari che porta in scena con grande successo H ai mai provato nell’acqua calda? nel 1978. Sarà poi la volta della televisione: su Rai2 conduce Il cappello sulle ventitré (1983-86), programma d’intrattenimento che rievocava le atmosfere del night-club, e che prevedeva anche numeri di strip-tease. Passa quindi alle private, e su Telereporter (1986-87) propone Rosso di sera dai contenuti erotici un po’ più spinti: vi partecipa anche una giovanissima Moana. «Paolo — ricorda ancora il fratello Benedetto — era inquieto, come se fosse sempre in cerca di qualcosa che non riusciva a trovare. Nei libri cominciava a riflettere sui sentimenti, sull’importanza di credere». Nel 1995 si trasferisce a Roma, una città che ti abbraccia, raccontava nelle interviste. Si avvicina alla fede, ha un confessore-padre spirituale, va spesso in chiesa. Nei suoi ultimi libri ( Il nuovo senso della vita , Lettera al Papa , tutti pubblicati da Sperling & Kupfer) parla con la voce di chi ha finalmente trovato una certezza. «Mio fratello aveva una sua religiosità, e gli incontri con papa Wojtyla sono stati importanti. La sua lunga ricerca aveva raggiunto il suo risultato». L’ultimo saluto a Paolo Mosca sarà oggi, alle 15, nella Chiesa di Santa Prisca all’Aventino. A Roma. Ranieri Polese