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 2014  dicembre 02 Martedì calendario

PERCHÉ VENDOLA GRIDA ALL’OMOFOBIA E SI SCANDALIZZA PER UNA METAFORA SULLA MANICURE QUANDO LUI È IL PRIMO A DARE DEGLI «SCIACALLI» AGLI AVVERSARI? LA MEMORIA DEL GOVERNATORE DELLA PUGLIA È CORTA E FORSE NON RICORDA NEPPURE «L’ANTROPOLOGICAMENTE RESPINGENTE» DEDICATO AD ALFANO, IL QUALE INCASSÒ SENZA ACCUSARLO DI ANDROFOBIA, PELATOFOBIA, ALFANOFOBIA E CHISSÀ COS’ALTRO

A quanto pare il nodo centrale della politica italiana non è più la questione centrodestra e centrosinistra. È la questione centro estetico. Fateci caso. Di qualsiasi corrente si parli, si finisce sempre per discutere di pulizie viso e linfodrenaggi.
In principio fu Silvio. Lui non dava soldi a Ruby per faccende losche. Era mosso da un istinto generoso, ovvero permetterle di aprire un centro estetico per evitare che si prostituisse. Meno marchette e più cerette insomma. Poi arrivarono Lady Like e i suoi deliri superflui come i peli rimossi con cura dalla sua estetista. È il nuovo stile della sinistra «pinzetta e martello».
Neanche il tempo di archiviare la faccenda sotto strati di alghe Guam, che entra Vendola a gamba tesa. Proprio quando la Moretti afferma che scherzava e in verità ha le unghie spezzate e senza smalto, il sottosegretario al Lavoro Massimo Cassano, parlando di Nichi, dice serafico: «Signor Vendola, la vera differenza tra me e lei sta nelle mani. Le sue sono fresche di continue ripassate dalla manicure, le mie hanno i calli che distinguono chi è nato nelle periferie diroccate delle nostre città del Sud, mondo a lei sconosciuto». Nichi Vendola accusato di fare la manicure. Apriti cielo. L’affronto è di quelli che vanno lavati col sangue. O meglio, con l’acetone. Il Nichi ferito tira fuori le unghie (curate o non) e rilancia, accusando Cassano di essere bigotto e omofobo. Ne invoca le dimissioni. Dice che dovrebbe essere cacciato dal governo per ragioni di decoro. Manca poco che ne chieda la lapidazione serale al San Nicola con le curve piene e i lacrimogeni in campo. In tutto ciò, va ricordato che il sottosegretario replicava a una dichiarazione di Vendola di qualche giorno prima. «Una coalizione con Cassano? Una roba da Stephen King», aveva affermato il governatore pugliese. Insomma, Vendola non gli aveva dato del pagliaccio It, ma quasi.
LA METAFORA
Il punto però non è certo questo. Il punto è che Cassano l’ha accusato di avere le mani lisce e fresche di manicure di chi non ha mai avuto una zappa in mano e Vendola ha reagito come se quello gli avesse detto: «Zitto tu che hai le mani lisce di chi al massimo scorre le gallerie immagini su Grindr». Anche a volerlo cercare col lanternino, un sottotesto omofobo nelle parole di Cassano, proprio non c’era. E che l’argomento manicure fosse metaforico di vita comoda e non di vita dissoluta, mi pare palese.
Ma soprattutto, è assai bizzarro che Vendola si offenda e strumentalizzi una banalità del genere, visto che le metafore poco gentili, nelle diatribe politiche, sono sempre piaciute anche a lui. Forse si è dimenticato, il caro Nichi di quando accusava Veltroni di essere «di una destra colta e col loden». E visto che il loden era un’allusione a Monti, Veltroni sì che avrebbe fatto bene a chiedere le sue dimissioni. E forse anche il suo scalpo. Si dimentica di quando definì Massimo D’Alema «balia di Boccia» e in quel caso l’offesa fu ancora più intollerabile visto che sostanzialmente accusò D’Alema di essere Nunzia De Girolamo. Un insulto per cui chiedere l’iniezione letale, altro che dimissioni. Si dimentica anche che durante l’emergenza alluvione a Genova twittò contro Grillo: «Non è un grillo. È uno sciacallo». E anche qui, la metafora non fu propriamente gentile, tant’è che Grillo, ancora sporco di fango, lo invitò assai meno metaforicamente ad andare a quel paese e ad occuparsi dell’Ilva.
PANORAMA E LA FOTO
E sempre a proposito di fango, Nichi deve aver rimosso la metafora scomodata per Panorama, reo di aver insinuato che conoscesse il giudice che lo ha assolto nell’indagine per abuso d’ufficio. Nello specifico, definì il settimanale «macchina del fango che merita di essere rottamata». Peccato che poi Panorama tirò fuori la foto di un’allegra tavolata in cui si scorgevano le sagome sia di Vendola che del giudice in questione. Insomma, una di quelle foto che non lo ritraevano fuori dall’Ilva a braccetto con gli operai.
Ma la memoria del buon Vendola è corta e forse non ricorda neppure «l’antropologicamente respingente» dedicato ad Alfano, il quale incassò senza accusarlo di androfobia, pelatofobia, alfanofobia e chissà cos’altro. Infine, l’ultima metafora e l’ultima gaffe, tre giorni fa. Incredibile ma vero, Nichi riesce a twittare «Il pogrom di stampo neonazista a Roma è il frutto avvelenato di anni di sciagurata predicazione razzista. Questa follia va fermata». Parla di alcuni esponenti di Casa Pound che in occasione di una manifestazione avrebbero impedito con violenza ai bambini rom di andare a scuola. Peccato che qualche ora dopo arrivi un comunicato della Questura di Roma in cui si chiarisce che i bambini rom sono andati tutti a scuola regolarmente e senza alcun disordine. E per fortuna che per quelli di Casa Pound ha scomodato solo il termine «pogrom» perché temo che se avesse aggiunto «neonazisti con le mani fresche di manicure», quei teneri virgulti di Casa Pound l’avrebbero presa meno bene di lui. Insomma, prima di fare il piccato per una battuta innocua e dare gratuitamente dell’omofobo a un avversario politico, forse il buon Vendola dovrebbe riflettere sul suo linguaggio politico. Oserei perfino suggerirgli di guardare la trave nel suo occhio anziché la pagliuzza in quello altrui, ma poi temo che chieda le mie dimissioni da Libero per oftalmofobia.