Alberto Arbasino, Corriere della Sera 30/11/2014, 30 novembre 2014
L’ETERNA SFIDA TRA GIOVANI E ANZIANI E L’ITALIA ENTRÒ A FOLLE VELOCITÀ NEL ’900
«In preda allo stesso ribellismo contro gli anziani al potere… Che poteva la gioventù, se l’avara paurosa prepotente gelosia dei vecchi la schiacciava così, col peso della più vile prudenza e di tante umiliazioni e vergogne?». Sembrano faccende recenti, ma risalgono al Pirandello de I vecchi e i giovani , nel 1913. E ancora, ai primi del tremendo Novecento, Papini e Soffici: «Questa povera Italia non ha nessuno che scenda al suo popolo, che tragga fuori con violenza profetica i segreti della sua terra».
Ma codesti «segreti della sua terra» non sono poi i caratteri antropologici tipici della sua gente? Con una identità basata sul suolo, sul popolo, sul lavoro, sul sangue, sull’abominevole disfattismo di cui ci si lagna oggidì?
«Povera Italia», tuttora, tra vecchi peggiori e giovani pessimi?... Si ripresenta il tormentone solito, fra quadri sovente bellissimi, alla mostra «Secessione e Avanguardia», sull’arte italiana nel decennio che precede la Grande guerra, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, a Roma.
«Maggio radioso!... Tutti soldati!... Guerra sola igiene del mondo!»... E non solo per i Futuristi che arrivavano a Milano in treno, e trovavano una eccellente «busecca» in via Senato, con l’eccellente cuoca di casa Marinetti.
Ce lo si chiede, altresì, nella mostra dei cartoni per i murales di Mario Sironi, al Vittoriano. Tipici, mitici, classici veri o falsi, gloriosamente italici... Monumentalismi caratteristici, oggi forse deplorevoli, ma inconfondibili, riconoscibili da qualunque straniero?
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«Stanotte è morta una mia vecchia zia». «Basta: dovrò ormai affrontare la crisi e il trauma d’un bagno». «Chi vive, disse, non potrà morire». «Quando la morte era certezza, anzi l’idea della certezza». «Io vorrei fare il pensionato sulla Costa Azzurra». «Ieri al mortorio». «Sì, vissi e sono morto». «Vago su questo scrimolo, solingo»... Leggendo o rileggendo Il Tradimento di Tommaso Landolfi, ci si può domandare se il Solingo e lo Scrimolo non appartengano piuttosto a Montale...
Ma eccolo! Nell’ Elegia di Pico Farnese (Pico è accanto a Pontecorvo...) , ecco Zendadi, anfratti, litanie, salmodie... Androne gelido, soffitta tetra, raduna brulla, messaggere accigliate, donne barbute, orde d’uomini-capre, un vero farnetico... Spicchi di muraglie, forse anche cocci di bottiglie, dopo gli squallori irrimediabili di quella sconfortante e mitizzata magione...
Un bagno in Costa Azzurra?... O «Tacere bisognava, e andare avanti»... Fra inutili stragi, radiose giornate, disumane sofferenze, igiene del mondo futurista, sovrumane epopee, peccati di gioventù, eroismi e rabbie, ordini suicidi, sacrifizi inutili, squallori di dormitori, commilitoni, milioni di morti, sepolture sotto la neve, poi riemergenze di cadaveri dai ghiacci, inesattezze in declino, in sfacelo, in trincea... Altro che «cretini con lampi di imbecillità»...
Trasgressioni alternative?... Contaminazioni dissacranti?... Fibrillazioni controcorrente? Quale anticonformismo sarebbe più cool ?
Niobidi assorte, lavoratori all’aratro, solitudini tristi di Sironi? O le bellissime «dimostrazioni» interventistiche di Balla? Vedendo che questo «Idolo moderno» sulla copertina del catalogo viene dalla Collezione Estorick di Londra, si potrebbe rammentare vecchie storie sul signor Estorick che invece di star seduto in un ufficio andava in giro con la sua macchinetta e comprava per poco questi dipinti, anche dalle sorelle figlie impoverite di Balla.
E magari qualche raffronto con questo Aereo di Sironi, accolto da Marinetti tra i futuristi, in sostituzione di Ardengo Soffici...
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Qui alla Gnam , per aria, fregi decorativi di Edoardo Gioia, con vigorose chiappe di eroi e vergini. Sotto, tutta una fantasmagoria di vortici simultanei e compenetrazioni iridescenti. Chini, Severini, Spadini, Prampolini, Nomellini. E magari già Piacentini. Mamme cucitrici, vecchiette in riposo. Ecco però qui anche Depero, Carrà, Cambellotti, Cardorin, Carena, Casorati, Cavaglieri, Chiattone, Sant’Elia, Zecchin, Oppo, i Bugatti, Martini, Martinuzzi, Gino Rossi, Medardo Rosso, Pellizza da Volpedo... Nonché un San Sebastiano sfacciatamente dannunziano di Aroldo Bonzagni, tante volte riprodotto. Elitismi? Etilismi?
Quante vecchie storie. La domenica, certe famiglie signorili andavano a Volpedo, per vedere l’Artista.E lui regalava ai piccini qualche suo dipinto, che poi veniva buttato dai finestrini della carrozza spensieratamente... Qualche principessa viennese venne dileggiata perché desiderava un ritratto di Franz von Stuck alla moda, però «senza peccato» («ohne Sünde») giacché l’artista bavarese era celebre appunto per il suo «Peccato»... Anche qui, sul catalogo.
Rimane «di proprietà privata» — ma si vedeva nell’anticamera , vistando Gianni e Marella Agnelli, ai tempi del loro pianterreno laterale nel Grand Hotel di Roma — il ritratto di Marinetti eseguito da Carrà, e dedicato alla «grande futurista Marchesa Casati». Ecco però qui alla Gnam il famoso Boldini sulla «divina marchesa». Tutta una turbo-velocità con penne di pavone dietro.
Nella mostra a lei dedicata, nel Palazzo Fortuny veneziano, si nota soprattutto la sua bravura nello sgranare gli occhioni. Sopra indumenti dannunziani e talvolta deplorevoli.
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Torna piccina mia, Torna a fiorir la rosa, Torna caro ideal, Nessuno torna indietro, Ritorno alla terra, Sarà triste la sera, Sul mio triste destino, Tornerà? Chissà, Ella m’ha giurato nel partir che non sarebbe ritornata mai più... Partire è morire un po’... D’altronde; se lungi sia la meta, che fa? la strada ancor più lieta, presso te sarà... Non c’è fretta d’arrivare, canta allegro il postiglione! ué!
All’interno di una piccola Italia ferroviaria dove ca-te-go-ri-ca-men-te fischia il vapor sulla strada ferrata! quale fragor nella notte stellata! Oh come vorrei, con lui poter partire! Ma poi tornar! per la gioia di star con te!... Dark, hard, funk, junk?...