Viviana Mazza, Corriere della Sera 30/11/2014, 30 novembre 2014
MUBARAK ASSOLTO L’ULTIMA SCONFITTA DELLA RIVOLUZIONE
Se le promesse della Primavera araba del 2011 sono ormai da tempo tramontate in Egitto, anche il loro ultimo simbolo, la punizione del dittatore Hosni Mubarak, alla fine si è infranto. Una corte del Cairo ha lasciato cadere ieri le accuse contro l’ex raìs, che era stato condannato all’ergastolo nel 2012 per la morte di centinaia di manifestanti nei giorni della rivolta. Brandendo 1.430 pagine di documenti, il giudice Mahmoud Rashidi ha concluso di non avere giurisdizione sulle accuse contro l’ex presidente, che ha definito politicamente motivate. «Non ho mai fatto nulla di male», ha detto alla tv l’86enne Mubarak, in barella ma con gli occhiali da sole e i capelli tinti di fresco, aggiungendo di aver riso anni fa alla notizia della sua prima condanna. Assolti il suo ministro dell’Interno, Habib El-Adly, e altri sei responsabili della
sicurezza dell’epoca. Mubarak e i figli Alaa e Gamal sono pure liberi dalle accuse di corruzione, tra cui la vendita di gas a
Israele. L’unico crimine di cui risulta colpevole nei tre decenni al potere è appropriazione indebita di fondi pubblici: e ha ormai quasi finito di scontare la condanna in ospedale. Nessuno sarà punito per la morte di oltre 800 manifestanti. «È stato un suicidio di massa», commentava sarcastico un giornalista egiziano su Twitter. E tuttavia il numero di sostenitori del «faraone» davanti al tribunale era assai superiore a quello degli oppositori. I manifestanti che al grido «morte a Mubarak» hanno tentato nella notte di raggiungere piazza Tahrir, chiusa dalle forze dell’ordine, sono stati dispersi o arrestati e una persona è morta. Per i rivoluzionari di allora, il verdetto non è una sorpresa: è il culmine della controrivoluzione compiuta dal nuovo uomo forte, Abdel Fatah Al-Sisi, ex capo dell’intelligence militare sotto Mubarak e ora a sua volta presidente. Ma per molti altri egiziani, il destino dell’ex raìs è assai meno significativo oggi: sono stanchi degli scontri di piazza, sfiancati dai problemi economici, arrabbiati col suo successore, l’islamico Mohammed Morsi, rovesciato da Al-Sisi nel 2013. Il cerchio si chiude: la rivoluzione è tornata al punto di partenza.