Stefano Montefiori, Corriere della Sera 30/11/2014, 30 novembre 2014
UNA STELLA A DESTRA È MARION, LA NIPOTE
[Intervista a Marion Maréchal-Le Pen] –
DAL NOSTRO INVIATO LIONE A 24 anni, Marion Maréchal-Le Pen arriva in testa al voto per la direzione del Front National. Supera Louis Aliot, compagno della presidente Marine Le Pen, che è sua zia. Il presidente onorario Jean-Marie Le Pen è suo nonno. Il Front National è sempre di più un affare di famiglia? «Sono stata votata dall’80 per cento degli aderenti, che sono 83 mila: non mi pare si possa parlare di una cooptazione. Ma per evitare questo tipo di obiezioni preferisco rinunciare alla vicepresidenza esecutiva». Marion rifiuta la carica ufficiale, tanto sa di non averne bisogno. È la più giovane e la più schiva della famiglia. Nei media francesi, oltre alla zia e al nonno, si vede sempre Florian Philippot, più moderato ed ex allievo dell’Ena, l’odiata scuola delle élite francesi. Marion, Le Pen numero 3, lo ha sconfitto nettamente: segno che gli iscritti al FN guardano poco la tv, o che la tradizione famigliare vince su tutto. Dietro le quinte del Congresso di Lione, la deputata più giovane del Parlamento francese spiega perché, secondo lei, il Front National ha un’autostrada davanti verso le prossime presidenziali.
A che cosa attribuisce il suo successo? Quanto conta la dinastia Le Pen?
«Il nome Le Pen è importante. C’è un rapporto affettivo speciale della base con la mia famiglia, c’è una storia. Basti vedere l’entusiasmo con il quale è stato accolto qui a Lione mio nonno, che ha fondato il partito nel 1972. In più, io sono una giovane donna, e questo evoca un rinnovamento che piace. Ma c’è soprattutto il mio lavoro sul campo, nelle federazioni. La vittoria di oggi mi dà una vera legittimità».
Perché allora rinuncia alla vicepresidenza?
«Ho già molto lavoro da fare come deputata all’Assemblea nazionale, e non vorrei che a mia zia Marine Le Pen venisse comunque rimproverata una gestione troppo famigliare».
Lei ha sconfitto il compagno di Marine e anche Florian Philippot, finora numero due. Quest’ultimo si richiama a De Gaulle, ha un’immagine quasi centrista, mentre lei incarna l’ala conservatrice, cattolica, contraria alle nozze gay, del Front National. Con lei vince la «tradizione»?
«Tra me e Philippot ci sono differenze di sfumature, di percorso politico. Ma al Front National non esistono correnti. Siamo tutti per la Francia, la patria, la lotta all’immigrazione. Idee che non spaventano più, che sono condivise da tanti francesi».
Come va la collaborazione con la Lega di Salvini? Voi siete nazionalisti francesi, loro federalisti padani.
«Abbiamo bisogno di alleati per rinegoziare i Trattati europei in senso nazionale o uscirne. La presenza di Salvini qui a Lione è il simbolo dell’alternativa europea che stiamo costruendo con tutti i movimenti patriottici».
Salvini ha detto di invidiarvi il prestito della banca russa. Ma non è un problema per voi prendere soldi dall’estero? Un tempo l’«oro di Mosca» andava ai comunisti.
«Come tutti i partiti fuori dal sistema abbiamo difficoltà a finanziare le nostre attività. Abbiamo accettato con gioia il prestito della banca russa, anche perché nessun istituto francese o europeo ce lo aveva concesso. Ma è solo un prestito bancario, non un finanziamento né un condizionamento del Cremlino».
Oggi è anche il giorno della vittoria di Nicolas Sarkozy come presidente dell’Ump. Su patria e immigrazione le sue posizioni sembrano sempre più vicine alle vostre. Vi prenderà voti a destra?
«Sarkozy non ha convinzioni, è solo un comunicatore. Quando Sarkozy è stato all’Eliseo c’erano 200 mila immigrati legali all’anno, le sue sono solo parole vuote. Ora dice di voler uscire da Schengen, con anni di ritardo e senza crederci. Noi lo faremo davvero».
Secondo i sondaggi Marine Le Pen arriverà al secondo turno alle elezioni per l’Eliseo del 2017, e potrebbe giocarsi la vittoria finale. Non rischia di bruciarsi prima?
«Se i nostri avversari dell’Umps (spregiativo per Ps e Ump, ndr ) continuano così non ci saranno problemi, ci ritroveremo con la metà del lavoro già fatto. La realtà dei francesi, la loro vita quotidiana, lavorano per noi».