1 dicembre 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - IL PICCOLO LORIS, AMMAZZATO NEL RAGUSANO
REPUBBLICA.IT
SANTA CROCE CAMERINA - L’unica cosa certa è che Loris, il bambino di 8 anni trovato morto l’altro ieri, è stato ammazzato. E prima di essere stato ucciso, avrebbe subito anche violenza sessuale, cosa che secondo gli investigatori sarebbe accaduta anche in passato. Non è stato quindi un incidente, una caduta accidentale da quel ponticello sopra il ruscello che parte dal centro di Santa Croce Camerina e che arriva fino al "Mulino Vecchio", a quattro chilometri dal paese, in aperta campagna, dov’è stato trovato il cadavere. L’esito dell’autopsia conferma che il bambino è deceduto per asfissia da strangolamento e solo dopo il suo cadavere è precipitato nel canalone: una circostanza confermata dal procuratore Carmelo Petralia, che sulla violenza preferisce essere cauto: "Al momento non abbiamo elementi per confermare la presenza di segni di violenza a scopo sessuale", dice il magistrato, ma tutte le ipotesi restano aperte: "Dopo l’autopsia condotta ieri - aggiunge Petralia - continuano gli accertamenti medico legali da parte di una equipe che deve sviluppare i dati che sono stati finora acquisiti".
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Chi ha ammazzato Loris era sicuramente una persona che il bambino - figlio di una giovane coppia: il papà di 29 anni autotrasportatore e la mamma di 25, casalinga - conosceva. Qualcuno che lo ha prelevato, prima che Loris entrasse a scuola dove la mamma lo aveva accompagnato, e portato non si sa ancora se a piedi o in automobile fino al luogo in cui lo ha ucciso, tentando poi di nascondere il cadavere in quel canalone. Una persona che avrebbe abusato del bambino già da qualche tempo, che lo avrebbe circuito approfittando della sua giovane età, conquistandosi la sua fiducia.
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Gli investigatori hanno intanto sequestrato l’auto dell’uomo che ha trovato il corpo di Loris: quella Suzuki bianca con lo sportello aperto ferma sulla stradina a fianco del canalone del Vecchio mulino era saltata subito agli occhi degli agenti della volante che sabato pomeriggio poco prima delle cinque stavano battendo la campagna subito fuori dal paese. Poi subito, dal canneto era saltato fuori agitando le braccia quell’uomo urlando: "Aiuto, aiuto, ho trovato il bambino, l’ho trovato" e i sospetti erano subito svaniti. Ventiquattro ore dopo la macchina è finita sotto sequestro e il "supertestimone", l’uomo del ritrovamento, è stato prelevato a casa dagli uomini della squadra mobile di Ragusa e portato in questura. Da testimone, persona informata dei fatti. Orazio Fidone, 65 anni, ex impiegato dell’Enel, cacciatore per passione, non è indagato ma è da lui che partono le indagini condotte dal sostituto procuratore Marco Rota e coordinate dal procuratore Carmelo Petralia per trovare l’assassino del piccolo Loris.
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"Sono in questura per collaborare alla indagini, e ho messo la mia auto a disposizione degli investigatori. La mia intenzione è di chiarire tutto nel più breve tempo possibile", dice Fidone ostentando tranquillità mentre, a casa sua, la figlia caccia in malo modo i cronisti gridando: "Lasciateci in pace, non rilasciamo dichiarazioni, ho due figli e mio padre non è in casa, è andato in questura solo per completare la sua dichiarazione ". Dalla questura, Fidone è uscito solo alle dieci e mezzo di sera, dopo quattro ore: "Sono sereno, ho chiarito tutto, e non sono indagato: adesso torno a casa". Eppure anche lui ha capito da subito che c’è più di una cosa che non ha convinto del tutto gli inquirenti: innanzitutto il luogo in cui, da "volontario" impegnato nelle ricerche del piccolo Loris, è andato a cercare, quasi a colpo sicuro, il bambino. Poi, la troppa precisione nelle indicazioni date, a cominciare dall’orario (le 16,55) e infine una accorata dichiarazione rilasciata sabato sera subito dopo il ritrovamento del bambino: "Se avessi potuto dargli la mia vita lo avrei fatto". "Rifarei quello che ho fatto non una, ma cento volte - ha ribadito oggi Fidone - Non mi pento di essermi alzato dalla poltrona, di aver preso la macchina e di essere andato a cercarlo - aggiunge - anzi, mi meraviglio di come qualcun altro non abbia pensato a quel posto".
L’ex dipendente Enel è stato sentito per quattro ore di fila ieri in questura, come persona informata sui fatti, la sua auto è stata sequestrata, ma non risulta indagato. "Stanno acquisendo tutte le informazioni possibili e immaginabili che possano servire a capire cosa sia veramente successo quel sabato - sottolinea - ma io sono tranquillo, e a disposizione degli inquirenti". "Ho ricevuto - rivela - la solidarietà di tutta la cittadinanza per lo stress al quale sono sottoposto da giorni, la gente mi chiama per sapere come sto, ma io sto bene, bisogna pensare a capire cosa è successo veramente. Non so se dietro ci sia qualcuno, so soltanto che è una vera disgrazia".
Bimbo morto a Ragusa, una stella di Natale sul luogo del ritrovamento
Il dolore della famiglia. Intanto sale anche la tensione: la madre di Andrea, distrutta dal dolore, ha aggredito verbalmente i giornalisti intimando loro di andar via. I genitori di Loris Stival hanno compiuto un veloce sopralluogo in Contrada Mulino Vecchio di Santa Croce Camerina dove è stato trovato il corpo. Accompagnati dalla polizia hanno attraversato la campagna per osservare da vicino il canalone. Dopo una decina di minuti sono andati via: lei in lacrime sorretta dal marito. Non hanno voluto parlare con i cronisti. Il governatore Rosario Crocetta, che ieri è stato in visita dalla famiglia, ha disposto per domani alle 12 un minuto di silenzio in tutti gli uffici regionali per ricordare il piccolo Andrea.
La ricostruzione e le indagini. La madre del bambino, che ha raccontato di averlo accompagnato a pochi metri dal cancello della scuola di Santa Croce, dove il piccolo però non è stato visto da compagni e maestre, ha riferito agli investigatori che Andrea era solito frequentare ragazzini più grandi di lui. Gli investigatori - che ribadiscono di non escludere alcuna pista - stanno quindi valutando anche l’ipotesi di un gioco finito male: i ragazzi, spaventati da un eventuale incidente, potrebbero avere nascosto il corpo tra le canne del canalone in cui è stato ritrovato ieri pomeriggio. "Andrea Loris era amato, dai genitori ai nonni fino a noi zii. Il bambino aveva un clima sereno in famiglia, anche se c’era una separazioni di mezzo dei nonni" dice Antonella Stival, zia del padre del bambino. "Il dolore è forte e ciò provoca grande nervosismo. I fatti sono esplosi, anche con i mass media e siamo in attesa di avere risposte dagli inquirenti e dall’autopsia. La tragedia è immane", aggiunge la donna, che torna sulla frase che il padre avrebbe pronunziato: "Perchè prendersela con mio figlio? Questa volta lo ammazzo con le mie mani". E’ stata la stessa Antonella Stival a raccogliere questo sfogo, e racconta: "Sì, quella frase è vera. E’ una frase che penso rientri nella normalità per la tragedia che si sta vivendo. E’ normale che si dia la colpa a qualche altro. Il padre, preso dal nervosismo, ha detto questa frase e non so, non so di più. Ma non sono l’unica che è a conoscenza di questa frase", conclude Antonella Stival.
Le indagini proseguono "porta a porta": gli investigatori stanno ascoltando tutte le persone che sabato potrebbero avere visto o notato Andrea, o altri ragazzini, nelle zone del paese e delle campagne dalle quali il piccolo potrebbe essere passato prima di sparire. E fanno un appello a tutti coloro che potrebbero avere visto qualcosa a chiamare il 112 o il 113 per aiutare a risolvere questa morte ancora avvolta nel mistero. Una donna avrebbe notato il piccolo Andrea in paese intorno alle 9,10, e secondo quanto riferito il piccolo non aveva con sé lo zainetto, un ovetto blu e giallo della serie "Toy Story" che gli investigatori stanno infatti cercando.
Lutto cittadino. Intanto il sindaco di Santa Croce, Franca Iurato, che
ha proclamato il lutto cittadino, dice che "Non è corretto parlare di orco senza avere in mano alcun elemento. Ciò che è accaduto è senza dubbio qualcosa di grave e bruttissimo, ma è contro l’intelligenza parlare di orco in questo momento. Stiamo aspettando il risultato del’autopsia - aggiunge - e questo è solo il momento di stringersi attorno alla famiglia, soltanto dopo l’esame del medico legale si potranno fare altre considerazioni".
CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 30/11/2014
SANTA CROCE CAMERINA (RAGUSA) Di certo c’è solo che un cacciatore l’ha ritrovato immobile, la testa fra sassi e cespugli, tre metri sotto il ciglio della strada che porta a un mulino, fra i ricchi poderi di Santa Croce Camerina, in fondo a un canalone, a quattro chilometri da scuola.
«Troppi — come dice il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia — perché un bimbo di otto anni possa percorrerli da solo». Quanto basta per far traballare l’ipotesi che il piccolo Loris Andrea Stival, primogenito di due genitori giovani, abbia marinato la «Falcone e Borsellino», senza oltrepassare il portone dell’istituto, senza entrare nella terza classe delle elementari di questo paesino zeppo di braccianti e di tanti immigrati, a dieci minuti dalle spiagge del commissario Montalbano.
Ma non è una fiction di Camilleri il dramma che sconvolge questa comunità immersa fra le serre e il barocco degli Iblei. A cominciare da insegnanti e bidelli, i primi ad essere interrogati, certi di non avere visto ieri mattina il piccolo Loris, figlio di un autotrasportatore di 30 anni, Davide Stival, origini venete, rintracciato in Campania, rientrato di gran corsa nella città dell’orrore con un volo per Catania, e Veronica, 25 anni, madre disperata perché è stata lei ad accompagnare il bimbo, ma, assicura, «lasciandolo a dieci metri da quel portone mai varcato».
Non si sbilanciano il procuratore Petralia e il suo sostituto Marco Rota anche quando si sparge la voce che Loris sia stato trovato con i pantaloncini abbassati: «Parliamo di un bimbo molto magro, senza cintura, con i calzoncini forse solo un po’ scivolati...». Dubbiosi i funzionari di polizia e gli ufficiali dei carabinieri che con il medico legale hanno ispezionato fino a tarda ora il corpo. Di «un fatto cruento» parla il colonnello dell’Arma Sigismondo Fracassi. E prende corpo il terrore di un pedofilo al quale dare la caccia, «se di questo si tratta», come precisa il procuratore lasciando in piedi ogni ipotesi.
Sconvolta la madre che ripete mille volte lo stesso racconto: «Torno all’una davanti a scuola per riprendere Loris, ma lui non esce, mi informo, nessuno l’ha visto, comincio a tremare e poi capisco che non è entrato in classe. E dov’è mio figlio, dov’è andato, con chi è andato?». L’allarme scatta a pranzo con questi interrogativi. Fa presto il giro di casa in casa. E cominciano le ricerche. «Tutti certi che si potesse trattare di una monelleria», come ha sperato Franca Iurato, la sindaca di Santa Croce che conosceva bene Veronica, confortandola e trascinandola nel pomeriggio con sé nella sala regia dei vigili urbani. «Per controllare i filmati delle cinque telecamere piazzate nei dintorni della scuola». Ma senza esito. «Non si vede chi ha preso Loris». Ragione che accresce inquietudine nella stessa Veronica: «L’ho lasciato in fretta, lì a due passi dalla scuola, per tornare dall’altro mio bimbo che ha meno di un anno. Ma come potevo pensare che non sarebbe entrato a scuola?».
Madre incauta? «No, qui tanti bimbi vanno da soli a scuola, è una città sicura», insiste la sindaca. Non la critica nemmeno una zia che in serata s’aggirava con altri parenti attorno al canalone della morte: «Non sappiamo ancora se questo cucciolo è caduto da solo laggiù o se c’è un mostro che s’aggira fra noi...». Ma, mentre lo dice, la signora accanto a lei, la nonna paterna del piccolo, fa echeggiare un grido che inquieta: «Bastardo, non si può morire così».
Uno sfogo ermetico che amplifica l’apprensione attorno alla strada del mulino, come chiamano la zona perché ce n’è uno vicino, verso Punta Secca, proprio la distesa sabbiosa di Marinella, nel cuore di contrada Pirrera, di un sito bizantino dove si spegne l’esistenza di questo fagottino raccolto nel canalone, «senza segni di violenza immediatamente visibili», come dicevano in Procura in attesa del «verdetto» del medico legale.
Felice Cavallaro
CORRIERE DELLA SERA
ANDREA PASQUALETTO
Mamma Veronica dice di averlo seguito con lo sguardo fino all’ingresso della scuola. E lì, sulla soglia dell’istituto elementare di Santa Croce Camerina, l’ha visto anche una bambina, una campagna di classe. Ma in aula il piccolo Loris non è mai entrato. Da quel momento, dalle otto e mezzo del mattino pare non l’abbia visto più nessuno, se non il cacciatore che l’ha ritrovato nel pomeriggio a quattro chilometri di distanza, nel canale asciutto di una contrada conosciuta per un vecchio mulino. Morto.
La zia
Zia Antonella Stival non si dà pace: «Ma com’è possibile che nessuno si sia accorto di un bambino che gira da solo? Non può essere. A quell’ora poi, con la luce del sole. Quella è una brutta strada di campagna con il canneto e tutto il resto». La zia singhiozza al telefono. Anche per lei ieri è stata la giornata più nera. «La loro è una famiglia felice. A Loris non mancava nulla, certamente non l’affetto. La mamma casalinga lo accompagnava ovunque. E lui era proprio un buon bambino. Aveva solo il problema della scuola. Non voleva andarci e allora qualche volta combinava la marachella e se ne andava». Aveva la passione dei camion, Loris. «Il papà fa il camionista e lui lo cercava sempre». Genitori giovani, 23 anni lei, 30 lui, un fratellino più piccolo, una famiglia normale di questo paese, Santa Croce Camerina, che si affaccia sul Canale di Sicilia dalla costa più meridionale d’Italia dove nessuno ricorda un fatto di sangue così terribile. Già, tutti pensano infatti che non si sia trattato di un incidente.
L’amica
Anche Mariliana Tumino, dirigente della polizia di Ragusa che si sta occupando del caso: «Non ci sono certezze ma possiamo dire che il fatto non sembra accidentale». Cosa può essere successo, dunque, a Loris? Un bambino di otto anni trovato come un giocattolo rotto in un fosso di campagna porta inevitabilmente a quello: delitto, pedofilia. «Noi non possiamo spingerci a tanto», invitano alla prudenza gli inquirenti.
Ma se così fosse, dove e come il piccolo Loris avrebbe incontrato il suo mostro? Giovanna Linguanti è da sempre l’amica di famiglia e parla della madre come di una donna tutta casa, marito e figli. «Si dedica molto al marito e ai bambini: sono sempre ordinatissimi e pulitissimi. Loris era un simpatico discolo». Fatica a parlarne al passato perché non le sembra ancora possibile una simile tragedia. Poi sospira: «Ci giocavo, lo prendevo in braccio, era divertente. Ogni tanto la faceva. Come quella volta del supermercato. Era sparito. Dopo qualche ora l’abbiamo trovato con un amichetto al supermercato».
Il testimone
È quindi possibile che il bambino si sia allontanato da solo. Ma quei quattro chilometri e quella strada isolata sono troppi.
E poi c’è quel buco di quattro ore che separano la scomparsa dalla denuncia della mamma. «È possibile mai che nessuno abbia visto nulla?», si chiedevano fino a tarda ora gli inquirenti.
Sul fatto che Loris sia arrivato a scuola non ci sono dubbi. A testimoniarlo è il tabacchino del paese, Francesco Zisa: «L’ho visto scendere dalla macchina della madre che era dietro di me. Erano le 8 e 30, li ho visti dallo specchietto retrovisore. Noi facciamo così, li lasciamo fuori del cancello, anche perché qui non è mai successo nulla di grave». La morte di Loris ha sconvolto Santa Croce Camerina.
IL CACCIATORE
SANTA CROCE CAMERINA (Ragusa) Quando all’ora di pranzo Orazio Fidone, 60 anni, pensionato, baffoni simpatici, una antica passione per la caccia, è tornato a casa e ha accesso la tv è rimasto di sasso davanti alla notizia che nella scuola vicino a casa sua fosse scomparso un bimbo. «E me ne sarei rimasto così se mia moglie non mi avesse scosso: “Ma voi cacciatori che conoscete le campagne perché non vi muovete pure? Perché non vi organizzate? Perché non andate in giro a trovare e restituire quel bimbo alla madre?”...». Le televisioni locali lo dicevano che a Santa Croce di Camerina un intero paese stava già allestendo battute per dare una mano alle forze di polizia. E Orazio Fidone ha capito che qualcosa doveva fare pure lui: «Quasi eseguendo un ordine, mi sono alzato e, come faccio quando si va a caccia, mi sono diretto subito verso la strada del mulino, andando diritto diritto proprio su quel canalone scrutato metro dopo metro. E che ne so perché proprio lì? Ma lì ho guardato. E lì ho visto quell’innocente raggomitolato fra pietre ed erbacce, immobile...». È scattato così il primo allarme. Con una telefonata ai carabinieri dal cellulare del cacciatore, un uomo col cuore in gola, come ricorda: «Ho provato a chiamarlo il piccolo. Ma non rispondeva. Capivo che era accaduto il peggio. Non mi restava che aspettare. Ma, ancora prima dell’arrivo dell’ambulanza allertata dalla caserma dei carabinieri, ho intravisto una pattuglia della polizia e mi sono sbracciato per fermare gli agenti». È il testimone rimasto fino a sera sul ciglio di quella strada dove non dimenticherà mai «la scena peggiore della mia vita», come ripeteva agli inquirenti che speravano di essere aiutati a scovare altre tracce. «No, se uno scempio è stato commesso da qualcuno che ha fatto del male al bambino — ha detto il cacciatore — certamente era già sparito al mio arrivo».
F. C.
REPUBBLICA 1/12
L NOSTRO INVIATO
SANTA CROCE CAMERINA . Quella Suzuki bianca con lo sportello aperto ferma sulla stradina a fianco del canalone del Vecchio mulino era saltata subito agli occhi degli agenti della Volante che sabato pomeriggio poco prima delle cinque stavano battendo la campagna subito fuori dal paese. Poi subito, dal canneto era saltato fuori agitando le braccia quell’uomo urlando: «Aiuto, aiuto, ho trovato il bambino, l’ho trovato» e i sospetti erano subito svaniti. Ventiquattro ore dopo la macchina è finita sotto sequestro e il “supertestimone”, l’uomo del ritrovamento, è stato prelevato a casa dagli uomini della squadra mobile di Ragusa e portato in questura. Da testimone, persona informata dei fatti. Orazio Fidone, 65 anni, ex impiegato dell’Enel, cacciatore per passione, non è indagato ma è da lui che partono le indagini condotte dal sostituto procuratore Marco Rota e coordinate dal procuratore Carmelo Petralia per trovare l’assassino del piccolo Loris.
«Sono in Questura per collaborare alla indagini, e ho messo la mia auto a disposizione degli investigatori. La mia intenzione è di chiarire tutto nel più breve tempo possibile», dice Fidone ostentando tranquillità mentre, a casa sua, la figlia caccia in malo modo i cronisti gridando: «Lasciateci in pace, non rilasciamo dichiarazioni, ho due figli e mio padre non è in casa, è andato in questura solo per completare la sua dichiarazione ». Dalla questura, Fidone è uscito solo alle dieci e mezzo di sera: «Sono sereno, ho chiarito tutto, e non sono indagato: adesso torno a casa». Eppure anche lui ha capito da subito che c’è più di una cosa che non ha convinto del tutto gli inquirenti: innanzitutto il luogo in cui, da “volontario” impegnato nelle ricerche del piccolo Loris, è andato a cercare, quasi a colpo sicuro, il bambino. Poi, la troppa precisione nelle indicazioni date, a cominciare dall’orario ( le 16,55) e infine una “strana” accorata dichiarazione rilasciata sabato sera subito dopo il ritrovamento del bambino: «Se avessi potuto dargli la mia vita lo avrei fatto».
Che intendeva dire Orazio Fidone con quelle parole? Sì, perché sabato sera, mentre le fotoelettriche degli investigatori illuminavano il canalone con il corpicino del piccolo Loris e gli inquirenti non gli prestavano attenzione piu’ di tanto, Fidone rispondeva al telefono a tutti i cronisti che lo chiamavano e raccontava così la sua versione dei fatti: «Ero a casa seduto sul divano davanti la televisione e mia moglie mi ha chiesto di organizzarmi con altri cacciatori, come me, per cercare il bambino. E cosi ho fatto. Mi sono diretto da solo, in attesa di coinvolgere altre persone, d’istinto, verso la zona del Vecchio mulino. È una zona conosciuta per la caccia, che frequento spesso. C’è un vecchio mulino in disuso, un canalone con soli 10 centimetri di acqua, tutto intorno è pieno di sterpaglie. Non so perché ma mi sono affacciato e ho visto un corpo supino. Mi sono avvicinato e ho riconosciuto il bimbo. Sono entrato nel panico, poi mi sono calmato e ho chiamato i carabinieri. A Santa Croce ci conosciamo tutti. Mi sono sentito gelare il sangue nelle vene».
Ma perché mai, a sole quattro ore dall’inizio delle ricerche di Loris, Fidone si è fiondato a colpo sicuro in una zona di campagna lontana dal luogo in cui era sparito il bambino: «L’ho cercato in quel posto perchè pensavo che era una zona dove nessuno sarebbe andato – è stata la sua spiegazione - La mia disponibilità a collaborare è massima ».
Ma il proprietario del Vecchio Mulino, Peppe Caggia, 87enne ex maresciallo dell’Arma che ogni giorno metodicamente siede per ore sulla sua poltrona a pochi metri dal canalone, dice: «Cacciatori qui? E che dovrebbero cacciare? Di qui passano solo gli agricoltori della zona e io questo signor Fidone non lo conosco e non l’ho mai visto da queste parti».
( a. z.)
NATALE BRUNO
REPUBBLICA DEL 30 NOVEMBRE
TALE BRUNO
La mamma ora è disperata e sotto shock. Gli investigatori, sbigottiti per l’orrenda morte di Andrea Loris, non si sbilanciano ufficialmente. «Riteniamo che si tratti di un fatto cruento », spiegano però i carabinieri. In paese si teme che il ragazzino sia finito in mano ad un pedofilo che potrebbe averlo adescato prima di entrare a scuola. L’inchiesta della Procura di Ragusa non esclude alcuna pista. «La distanza dal paese, quasi tre chilometri, potrebbe averla percorsa da solo, ma potrebbe avere raggiunto quella zona anche su un’auto, assieme a qualcuno — dice il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia — Non escludiamo alcuna pista, stiamo svolgendo le nostre investigazioni in maniera scrupolosa per capire cosa sia effettivamente successo. Il ragazzino non presenta macroscopici segni di violenza». Adesso si attende il lavoro della polizia scientifica e l’esame del medico legale che ieri sera sino a tarda ora ha lavorato alla luce delle fotoelettriche dei vigili del fuoco per trovare anche il minimo indizio. E capire cosa sia successo.
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SANTA CROCE CAMERINA .
Lo hanno cercato per ore ed ore in tutto il paese, lo hanno trovato morto in un canale di scolo tra i canneti di Punta Braccetto, una località marinara della costa Ragusana. Per tutto il giorno di ieri, grandi e piccini, le mamme dei suoi compagnetti, gli amici di famiglia hanno setacciato ogni angolo di Santa Croce Camerina, minuscolo paese della provincia di Ragusa, per trovare Andrea Loris Stival, bimbo allegro, vispo, un po’ irrequieto, di soli otto anni. Ieri mattina lui a scuola non ci voleva andare, ma la mamma lo ha obbligato a indossare il grembiulino e lo ha lasciato davanti al cancello. Ma Andrea non è mai entrato in classe.
Ore di angoscia che si sono trasformate in ansia man mano che il tempo trascorreva, di lui nessuna traccia, nessun indizio, nessun elemento che giustificasse quella scomparsa avvenuta ancora prima di mettere piede nell’aula di terza elementare. All’inizio si era pensato ad una fuga solitaria. Invece a metà pomeriggio la notizia che nessuno avrebbe mai voluto sentire è arrivata da una località lontana tre chilometri da Santa Croce Camerina. A riferire di avere notato qualcosa di strano è stato un cacciatore impegnato in una battuta, Orazio Fidone. Sua moglie lo aveva pregato di partecipare assieme a molti suoi compaesani alle ricerche. È stato lui ad avvertire i poliziotti di una volante, e a loro, visibilmente sconvolto per quella terribile scena, ha detto: «Se avessi potuto dargli la mia vita lo avrei fatto».
In un canale di scolo quasi secco in contrada Pirrera, ad un centinaio di metri dalla struttura cadente del vecchio mulino del grano da decenni abbandonato, con attorno un fitto canneto, riverso con la faccia a terra c’era Andrea Loris Stival, figlio di un autotrasportatore di origini albanesi nato a Melzo in provincia di Milano, ma da anni residente a Santa Croce Camerina, paese in cui si era sposato. Era vestito allo stesso modo come quando era uscito di casa, jeans, scarpe blu, calze rosse, una maglietta bianca alzata all’altezza della schiena che lasciava intravedere un’altra maglia e, infine, un piumino marrone. Il corpo era in parte bagnato, forse da un rivolo d’acqua del canale.
Sul fondo di un canalone nascosto da un canneto, sotto un piccolo ponticello, a due passi da un vecchio mulino, tra Punta Braccetto e Punta Secca, le fotoelettriche della polizia illuminano il corpicino di Andrea.
Ma dall’altro lato del nastro rosso che cintura l’area del ritrovamento, è il comandante provinciale dei carabinieri Sigismondo Fragassi a pronunciare apertamente quella parola che, in questo paese di diecimila abitanti, duemila dei quali extracomunitari, nessuno vuole pronunciare: pedofilia. «Tra le piste seguite c’è anche quella della pedofilia. Pensiamo che il bimbo non sia arrivato lì da solo. Stiamo valutando vari elementi, comprese le immagini che potrebbero avere registrato i sistemi di videosorveglienza».
Andrea, ragazzino minuto ma agile che amava il taekwandoo.
scuola Psaumide kamarinense dove, poco prima delle otto e mezza, lo ha accompagnato la mamma, Veronica, 25 anni
molto strano sembra che nessuno abbia notato un bambino percorrere da solo a piedi, lungo il ciglio della strada statale che collega Santa Croce Camerina a Scoglitti (nel cui territorio ricade il vecchio mulino), quei quattro chilometri che separano la scuola dal canalone maledetto.
il procuratore Petralia dice: «Non è impossibile, ma sembra difficile pensare che abbia percorso la strada a piedi e sia andato lì, in quel posto, da solo».
Una eventuale caduta dal ponticello sovrastante non ha lasciato alcun segno evidente sul corpo.