Marco Demarco, Corriere della Sera 30/11/2014, 30 novembre 2014
QUELLA MAIL DEL LEADER PD A SILVIO E I CONSIGLI CHIESTI A SIGNORINI
C’è una email di Renzi a Berlusconi che ha per oggetto il patto del Nazareno. Lo dice il direttore di Chi, Alfonso Signorini, re del gossip e star del salottismo televisivo. Pregiudizi e precedenti scooppistici a parte, gli si può credere o non, ma resta il fatto che Signorini dichiara di avere la prova e questa prova l’ha anche inserita nel suo ultimo libro, L’altra parte di me , l’autobiografia, leggera ma non troppo, di un cinquantenne in vena di bilancio esistenziale. Meglio approfondire, dunque.
Il patto del Nazareno è del 18 gennaio ed è stato successivamente aggiornato almeno un paio di volte. Ci sono foto e dichiarazioni: Renzi e Berlusconi non hanno mai nascosto di essersi incontrati nella sede del Pd per definire la via italiana alle riforme. Prima tappa: il superamento del bicameralismo. Per il resto, poco o nulla si sa. E mai si è placata infatti, l’inquietudine per il non detto. Fin dove si sono spinti i contraenti? Sono state previste ipoteche istituzionali ?
Del patto del Nazareno, insomma, si sa tutto tranne l’essenziale. Tant’è che sempre torna la questione della forma, se cioè di patto scritto si tratti, o se solo di un gentlemen’s agreement si debba parlare. Finora, a chi ha chiesto di mettere le carte in tavola, la risposta è sempre stata la stessa: non c’è nulla di scritto, per carità; nessun notaio, ci mancherebbe; solo un guardarsi negli occhi e una virile stretta di mano. Punto.
Ora, invece, e curiosamente da un libro che aggiorna sui passati incontri e sui grandi amori di Signorini (Valeria Marini inclusa) spunta, a pagina 153, l’email con cui Renzi ha convinto Berlusconi a chiudere l’accordo. Di fronte a un interlocutore che comincia ad apparirgli riottoso, Renzi ricorre a una metafora olimpica: «Caro presidente — scrive — sei un uomo di sport. Dorando Pietri che si ferma a un passo dalla fine della maratona di Londra nel 1908 è un’immagine suggestiva e romantica. Ma oggi conta vincere. Fermarsi a un passo mi sembra un errore clamoroso. Il pacchetto delle riforme deve decollare. E finalmente l’Italia potrà cambiare. Abbiamo tutto da guadagnare, come dirigenti politici, come partiti e soprattutto come cittadini».
Fin qui il libro. Ma presentandolo al Suor Orsola Benincasa di Napoli, Signorini è andato oltre. Ha rivelato che il testo integrale gliel’ha girato Renzi stesso, il quale voleva sapere, da chi conosceva bene il destinatario ultimo, se così com’era, l’email avrebbe potuto funzionare o se bisognava renderla più convincente.
Funzionò. Ma cos’altro c’era scritto? Arrivò una risposta? Ed è così che è stata definita la cornice del patto? «Ricordo — ha risposto Signorini — che qualcosa c’era: Renzi indicava due o tre punti per cui valesse la pena fare le riforme. Ma dovrei rileggerla... Per il resto, non so».
Richiesto, ecco invece, come ha immaginato l’Italia che verrà: «Renzi lì dov’è per altri venti anni; la Boschi al Quirinale, ma non subito, perché per lassù, nel frattempo, credo voglia dire la sua Berlusconi; e io ministro senza portafoglio». Davvero? «No, sul ministero scherzo».
Basta e avanza per chiedere la pubblicazione dell’epistolario. Pardon: dell’emailario.