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 2014  novembre 30 Domenica calendario

«GRAZIE A NOI L’EUROPA ORA PUNTA A CRESCERE AI PENSIONATI GLI 80 EURO? PRIMA IL LAVORO»

[Intervista a Pier Carlo Padoan] –
I numeri che raccontano di un’Italia in una situazione di mancata crescita, di un’Europa come «l’area dell’economia globale che cresce meno», non sembrano spaventare Pier Carlo Padoan. Il ministro dell’Economia in queste ore sta seguendo con soddisfazione l’iter apparentemente tranquillo della legge di Stabilità italiana. Semmai a preoccuparlo di più, nel ruolo che gli spetta nella presidenza di turno europea, è riuscire a far arrivare in porto il bilancio dell’Unione che significa mettere d’accordo 28 Paesi. Anche se, essendo uno dei pochi ministri a essere invitato a parlare al G20, gli altri devono chiedere la parola, a Bruxelles contano sulla sua abilità.
Davvero non la preoccupa ministro la crescita zero del nostro Paese?
«La crescita scarsa e la bassa inflazione mi preoccupano eccome, ma il dato dell’ultimo trimestre indica un punto di svolta»
Brindare per una crescita zero non è facile. E’ innegabile che i cittadini, le imprese, i giovani, siano un po’ guardinghi, non passa giorno senza una brutta notizia, ieri è stata la volta della disoccupazione…
«Capisco, ma il governo deve lavorare anche sulle aspettative, che sono importantissime.
Ed è quello che stiamo facendo anche con la legge di Stabilità. Perché vede, si ha la tendenza a dividersi sul singolo provvedimento, ma quello che sta facendo il governo è innescare un processo, comporre un quadro di misure che si inseriscono tutte in una strategia tesa a favorire la crescita, rilanciare gli investimenti, l’occupazione. Non esiste un solo provvedimento in grado magicamente di risolvere anni di mancato sviluppo».
D’accordo ma serve anche concretezza…
«Più concretezza dei 18 miliardi di taglio delle tasse contenuto nella legge di Stabilità, come ha ricordato oggi (ieri per chi legge ndr) Matteo Renzi? Abbiamo messo sul piatto risorse. Con il Jobs act e il taglio delle tasse sul lavoro incentiveremo le assunzioni… »
Potrà avere anche ragione, ma i cittadini vengono da anni nei quali si dava con una mano e si toglieva con un’altra. A momentanei sollievi come sull’Imu seguivano e seguono Imu, Tasi e Tari .
«Per quanto ci riguarda fa testo la legge di Stabilità: la direzione che abbiamo intrapreso è quella di un taglio delle tasse finanziato da un taglio delle spese. E la direzione significa dire che, mantenendo i vincoli di bilancio, continueremo a tagliare le tasse».
Ma intanto ci sono le clausole di salvaguardia che nel caso la situazione volga al peggio significheranno tra l’altro un aumento dell’Iva.
«A testimonianza delle nostre intenzioni va detto che abbiamo impiegato 3 miliardi proprio per evitare che scattasse una clausola prevista nelle leggi varate da governi precedenti. Va aggiunto però che le clausole di salvaguardia ci devono essere in ogni bilancio, l’abilità dei governi è fare in modo che non scattino. Noi l’abbiamo già fatto e non siamo in una situazione così facile: l’Europa è l’area globale che cresce meno».
Questa volta non ci si può lamentare dell’Europa, ci ha dato una mano rinviando il giudizio sulle finanze del nostro Paese a marzo 2015.
«Quanto deciso dall’Europa non va sottovalutato. Non ci ha dato una mano, responsabilmente Bruxelles ha compreso che non si poteva continuare a strisciare sul fondo della crescita. Che non basta verificare, come fossimo computer, i saldi contabili per stabilire la giustezza o meno di una politica di bilancio. Si deve analizzare anche la qualità del bilancio, e cioè la composizione di entrate e spese, dove si mettono le risorse e quale sia il programma di riforme strutturali. E questo è merito anche della presidenza di turno italiana».
Un rilievo polemico nei confronti di chi dice che il semestre si sta concludendo senza un nulla di fatto?
«Niente polemiche. Ma vorrei ricordare che quando a luglio entrammo in carica e mettemmo l’accento sulla nostra azione dicendo che in Europa si doveva iniziare a parlare di crescita, di occupazione e quindi di investimenti, integrazione dei mercati e riforme strutturali, ci fu chi sorrise. Grazie all’Italia quei temi oggi sono dell’Europa intera e non solo: si è avviato lo scambio automatico di informazioni per evitare l’evasione, il contrasto all’elusione fiscale... Ma soprattutto oggi si parla finalmente di investimenti con il piano Juncker da 300 miliardi».
Tutti privati però…
«In massima parte sono privati ma del resto è nel mercato che c’è la liquidità. Gli stati devono agevolare gli investimenti, non sostituirsi ai privati».
Ma non è che così è prevalsa l’ossessione contabile tedesca?
«Se continuiamo a ragionare e a dividerci tra chi in Germania dice che gli stati del Sud sono spendaccioni e in Italia che i tedeschi sono ossessionati dai bilanci non andiamo da nessuna parte. Lo sforzo è trovare una visione e direzione comune. E se alcuni Paesi esprimono maggiori sforzi sulle riforme strutturali, come noi, altri, come la Germania, che hanno più margini di manovra devono sostenere questi sforzi aumentando investimenti e stimolando la domanda interna».
Ha ragione quindi Mario Draghi secondo il quale serve una cessione di sovranità da parte degli Stati membri e una maggiore Unione politica?
«Condivido pienamente il pensiero del presidente della Bce che sin da questa estate a Jackson Hole ha detto che servono tutti gli strumenti di bilancio, strutturali, monetari e finanziari per uscire da questa fase difficile».
Ma allora perché non fare come la Francia che non rispetta il tetto del deficit al 3%, favorendo gli investimenti?
«Sfondare il 3% sarebbe un errore gravissimo, implicherebbe una inversione di 180 gradi della politica del governo, una totale perdita di credibilità. Avere un bilancio solido, invece, permette di reagire a situazioni difficili e di essere più flessibili nell’uso delle risorse. Un sentiero credibile di aggiustamento dei conti garantisce la fiducia dei mercati finanziari che per un Paese con un alto debito come il nostro è fondamentale, pena l’innalzamento della spesa per interessi».
E proprio per abbattere il debito non sarebbe meglio accelerare piuttosto che frenare sulle privatizzazioni?
«Premesso che la via maestra per abbattere il debito è la crescita, le privatizzazioni continuano: abbiamo quotato Fincantieri, Rai Way e non abbiamo frenato, ma semplicemente vogliamo valorizzare di più i nostri asset, collocare sul mercato quote senza alterare il controllo pubblico e farlo in momenti di mercato più favorevoli, vedi Enel».
Addio privatizzazioni di Ferrovie e Poste?
«Al contrario, stiamo facendo progressi, ci siamo resi conto che avevamo bisogno di più tempo per valorizzare le aziende per non svendere quote».
Ma quanto tempo?
«Nel 2014 abbiamo realizzato un po’ meno del previsto, ma credo che nel 2015 potremo recuperare».
Nel frattempo si potrebbe tagliare un po’ di spesa pubblica…
«Il taglio delle tasse è coperto in buona parte da tagli alla spesa pubblica».
C’è chi dice che l’addio di Cottarelli sia solo l’inizio e che altri manager siano in uscita dal Tesoro.
«Come dicono le mie figlie qualcuno si sta facendo dei film inesistenti. In uscita c’è solo Lorenzo Codogno, che ringrazio per il lavoro eccezionale fatto, e che ha deciso di tornare a Londra dove vive la sua famiglia. Il resto sono solo fantasie».
Fantasie per fantasie, i pensionati si aspettavano gli 80 euro…
«Abbiamo fatto quanto consentito dalle risorse, cominciando dalla pressione fiscale sul lavoro per favorire più occupazione, che significa anche più crescita e quindi più risorse che potranno poi essere redistribuite».
Ultima domanda: con Renzi la chimica funziona?
«Direi di sì!».