L.Fan., Il Messaggero 30/11/2014, 30 novembre 2014
INFERMIERA KILLER, IL PM: «INDAGINI SU 93 MORTI»
RAVENNA Quasi cento morti sospetti nell’ospedale della presenunta infermiera killer. Nell’ultimo anno in cui è stata in servizio, nei suoi turni si sono registrati 93 decessi di pazienti: più del doppio di quelli (45) della seconda infermiera che la segue e quasi il triplo (36) della terza. Il dato choc è contenuto nella scheda che l’Ausl di Ravenna ha consegnato alla Procura su esplicita richiesta in merito all’indagine che a ottobre ha portato in carcere Daniela Poggiali, 42enne ormai ex infermiera dell’ospedale di Lugo, nel ravennate. Una donna indagata per una scia di morti sospette in corsia. I numeri si riferiscono al periodo che va dall’aprile 2013 all’aprile scorso, quando l’apertura del fascicolo di fatto determinò prima le vacanze forzate per la donna, quindi una sospensione dal lavoro e poi a fine luglio il licenziamento (legato tuttavia a due foto che la ritraggono assieme a una paziente appena deceduta e ad un furto da 10 euro in corsia).
Alla Poggiali è stato finora attribuito l’omicidio, con una iniezione letale di potassio, di una 78enne il cui decesso l’8 aprile ha di fatto determinato l’apertura del fascicolo da parte della magistratura. Ci sono inoltre altri 38 decessi da inizio anno, fino all’aprile del 2014, di pazienti morti quando era di turno lei: per dieci di questi il pool di consulenti dei pm titolari, Alessandro Mancini e Angela Scorza, aveva ravvisato anomalie compatibili anche con l’uso di sostanze. Tanto che concludevano la propria relazione caldeggiando un approfondimento statistico, giunto negli ultimi giorni.
GLI SVILUPPI
A questo punto non è escluso che i carabinieri del Nucleo investigativo possano acquisire un ultimo dato statistico: le ore di servizio di ciascun infermiere per arrivare a calcolare un indice di mortalità per ora di lavoro svolto. Daniela Poggiali - ha detto il procuratore Mancini al giornale inglese Daily Mail, - pensava «di essere così intelligente, così furba da poter uccidere sotto il naso di tutti. Aveva un senso di potenza che la faceva sentire in grado di fare tutto quello che voleva, anche nel senso di togliere la vita a qualcuno. Si sentiva onnipotente come un Dio. Questo è stato il suo errore. Non abbiamo la prova che tutti i pazienti del suo turno siano stati assassinati, ma 93 è un numero preoccupante».