Galluzzo, Raffa, Materi, Cavallaro, Il Messaggero, Il Giornale, Corriere della Sera 30/11/2014, 30 novembre 2014
TROVATO MORTO A 8 ANNI NEL MULINO LA PISTA DEI PEDOFILI [6
pezzi] –
Il Messaggero
RAGUSA Andrea Loris Stival, 8 anni, per marinare le lezioni ha preso in giro la sua mamma. Lei l’ ha lasciato sulla soglia della scuola elementare di via Di Vittorio, periferia di Santa Croce di Camerina, lui ha sfruttato l’ affollamento all’ ingresso e si è dileguato. Lo aveva già fatto altre volte. Ma proprio per questa affermazione di indipendenza Andrea è morto ad 8 anni. Un cacciatore, Orazio Fidone, 42 anni, alle 16,30 lo ha trovato senza vita in contrada Pirrera, a Scoglietti ( siamo nella location della serie Tv del commissario Montalbano), steso su una piattaforma di cemento a ridosso di un mulino abbandonato. Fidone era stato spinto dalla moglie ad unirsi ai volontari già da ore alla ricerca del ragazzino. Così si è incamminato su un sentiero che dalla provinciale conduce a Punta Braccetto, attraversando dune, canneti e macchia mediterranea. « Quando ho visto quel corpicino - il racconto di Fidone - se avessi potuto dargli la mia vita lo avrei fatto».
Negli uffici di polizia c’è anche la mamma del bambino, ha 25 anni, appare come una statua di marmo. Non ha lacrime, non traspaiono emozioni dal suo viso. In nottata la raggiungerà il marito, autotrasportatore, avvertito della sciagura mentre era in viaggio tra Lombardia e Veneto. Gli Stival sono di origine albanese, il nonno di Andrea era emigrato in Libia, poi era passato in Sicilia, Lavorava in uno stabilimento di asfalti a Ragusa. Suo figlio è italiano. Una famiglia tranquilla, molto unita. Ad assistere la mamma di Andrea c’è anche una cognata: «Andrea - dice - era un ragazzo vivace e non amava andare a scuola, qualche volta si è assentato, ma lo abbiamo trovato alcune ore dopo sempre nella stessa zona, nessuno di noi avrebbe potuto immaginare una simile tragedia».
LA RICOSTRUZIONE
L’indagine è ancora ai preliminari. L’ ispezione esterna del corpo non basta a spiegare le cause della morte. Andrea indossa i suoi abiti, che sono asciutti, non affiorano tracce di violenza. Gli investigatori, alle prime battute dell’ indagine, non si sbilanciano, anche se i carabinieri parlano di un «fatto violento» .«Qualcuno potrebbe averlo portato al mulino - dice il comandante provinciale dei carabinieri di Ragusa, Fragassi - ma dobbiamo essere cauti. Tra le piste seguite c’è anche quella pedofilia». La polizia resta in attesa delle indicazioni del medico legale. Coordinano l’ indagine il procuratore Carmelo Petralia ed il sostituto Marco Rota. «Non è impossibile - riflette Petralia - ma sembra difficile pensare che il bambino abbia percorso 4 chilometri a piedi e sia andato in quel posto, da solo». E Rota aggiunge: «Non ci sono ancora elementi a sufficienza per poter dire come e perché il bambino si sia allontanato e spinto fin qui, qualsiasi ipotesi risulterebbe azzardata».
I DUBBI
Le ore critiche , «il buco», come dicono gli inquirenti, sono state 4, se di delitto si tratta. Chi ha sequestrato Andrea doveva sapere che l’ allarme sarebbe scattato alle 12,30, al termine delle lezioni. Sapeva anche dove collocarsi, visto che la telecamera della scuola ha un angolo «buio» attraverso il quale è uscito in dissolvenza, dall’ obiettivo e dalla vita, il bambino. E se di sequestro si tratta nei pressi della scuola doveva esserci un’ auto o una moto in attesa. I cani molecolari impiegati da subito nelle ricerche non hanno fiutato piste. Il dato sembra suggerire che Andrea non abbia battuto le strade della periferia del paese, ma le abbia attraversate su di un mezzo di trasporto.
BIMBO SPARITO DA SCUOLA TROVATO MORTO IN UN PRATO –
Il Giornale
Ragusa Era scomparso nella mattinata di ieri a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa. Il suo corpicino privo di vita è stato trovato a 4 chilometri da scuola in un canneto, nella zona del cosiddetto «mulino vecchio». Il piccolo Andrea Loris Stival, aveva soltanto 8 anni. Come sia finito lì resta al momento un giallo. Le forze dell’ordine non escludono alcuna pista anche se la lunga distanza dalla scuola al luogo del ritrovamento del corpo avvalora l’ipotesi che il bambino possa essere stato portato in quel luogo isolato da qualcuno. Quella di ieri sembrava una giornata come tante. La mamma lo ha accompagnato davanti a scuola. Il fatto è che Andrea ieri in classe non ci voleva proprio andare. Ed era già successo altre volte, sembra addirittura che il bimbo in diverse occasioni avesse «bigiato». Quando, alle 12.45, la madre si è recata a prendere Andrea all’uscita, dove il bimbo frequentava la terza elementare, non l’ha trovato. Immediato l’allarme. Da qualche tempo in diverse città della provincia di Ragusa corrono voci sulla presenza di un furgone bianco sospetto, che qualcuno giura di avere visto aggirarsi vicino alle scuole. Sono scattate le ricerche del Comando provinciale dei carabinieri con l’ausilio anche di unità cinofile. I cani molecolari hanno annusato il pigiamino indossato da Andrea la notte prima. I militari hanno visionato le immagini dell’impianto di videosorveglianza dell’istituto scolastico. Tutta la città si è mobilitata. I vigili urbani hanno sospeso i turni per cercare il bambino. In campo anche la Protezione civile. La zia, con la foto in mano, lanciava appelli in lacrime. A intravedere in un canneto il corpicino senza vita di Andrea è stato un cacciatore del luogo. Orazio Fidone è ancora sconvolto. La moglie gli aveva chiesto di dare anche lui il suo contributo alle ricerche del piccolo. «Se avessi potuto dargli la mia vita – ha detto – lo avrei fatto». L’uomo ha chiamato i carabinieri. Nel frattempo sopraggiungeva una volante della polizia. Le forze dell’ordine hanno lavorato fino a tardi ieri sera. Dai primi accertamenti da parte del medico legale non ci sono segni evidenti di violenza sul corpicino, ma polizia e carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore di Ragusa, Marco Rota, nell’inchiesta disposta dal procuratore Carmelo Petralia, non tralasciano la pista più tragica della pedofilia e dell’omicidio. «Il bambino difficilmente sarebbe potuto arrivare a piedi fino a quella contrada isolata senza essere visto – ha detto il comandante provinciale Carabinieri di Ragusa, colonnello Sigismondo Fragassi –. Comunque stiamo valutando anche altre ipotesi». Non si esclude che Andrea potrebbe non essere voluto entrare in classe e, proprio mentre si attardava, sia stato «agganciato» da qualcuno. La mamma, una casalinga di 25 anni, è sotto choc. Il padre, 30 anni, autotrasportatore di origini milanesi, si trovava a Roma per motivi di lavoro. È stato raggiunto dalla tragica notizia.
Valentina Raffa
LA MADRE DI ANDREA SOTTO CHOC: «TRADITO DALLA SUA INGENUITÀ» –
Lei, la madre, Carmela Stival è sotto choc. Venticinque anni, casalinga, ben voluta da tutti in paese, non sa darsi pace. Risponde al telefono con le lacrime che si strozzano in gola: «Sì, ho accompagnato Andrea a scuola. L’ho visto incamminarsi verso il portone. E sono ripartita». Forse però andrea in quella scuola non è mai entrato. Aveva appuntamento con qualcuno che conosceva? È stato rapito da un maniaco? «Andrea era un bambino molto espansivo - racconta la madre al Giornale -, dava subito confidenza a tutti. Aveva fiducia in tutti. E forse a tradirlo è stata proprio questa sua disponibilità verso il prossimo». Ma è vero che Andrea era solito fare delle «fughe» da scuola? «Si è vero - conferma la mamma -. A scuola non andava con molto piacere. Ma si sa che, a quella età, rimanere dietro ai banchi è sempre un problema». Sospetti su qualcuno? «No, anche se a volte Andrea frequentava ragazzi più grandi di lui. Amava giocare a calcio ed era tifosissimo del Palermo». Alla signora Stival gli inquirenti hanno raccomandato di non fare dichiarazioni alla stampa, ma la pressione sulla donna dopo il ritrovamento del cadavere del figlio si è fatta incessante. Il marito, autotrasportatore, al momento della tragedia era fuori sede. È stato informato dei fatti attraverso una drammatica telefonata dei carabinieri. Gli stessi carabinieri hanno informalmente interrogato anche la mamma della vittima, l’ultima ad aver visto vivo il piccolo. Una circostanza che la pone in una posizione particolarmente delicata: «Con Andrea avevo un rapporto meraviglioso, con lui è morta una parte di me».
Sconvolto il sindaco di Santa Croce Camerina, Franca Iurato: «Tutta la comunità è addolorata da questa vicenda, siamo distrutti e siamo vicini alla famiglia. Non sappiamo cosa sia successo e speriamo che si possa risalire al più presto alle cause di questa tragedia».
«Esprimiamo vicinanza e siamo profondamente addolorati. Ma lanciamo anche un appello: una sorta di vigilanza, un “help alert”, un sms da inviare ai genitori dopo l’appello in classe se il bambino non è presente. Un avviso che molto probabilmente può salvare la vita». Così don Fortunato Di Noto, presidente e fondatore dell’Associazione Meter Onlus. Di Noto va giù duro: «Dobbiamo avere attenzione quando vediamo bambini vagare soli. Possibile che nessuno si sia accorto di questo piccolo? Davvero non si poteva fare niente per lui? - si chiede don Di Noto - Ricordiamo che non sono mai figli degli altri, ma tutti figli nostri». La girandola dei sospetti è partita. Fermarla sarà impossibile. Speriamo solo che non diventi il solito, ennesimo, macabro show televisivo. Ma le iene, da oggi, sono già appostate.
Nino Materi
Corriere della Sera
«CHI L’HA PORTATO VIA?». L’URLO DELLA MADRE –
SANTA CROCE CAMERINA (RAGUSA) Di certo c’è solo che un cacciatore l’ha ritrovato immobile, la testa fra sassi e cespugli, tre metri sotto il ciglio della strada che porta a un mulino, fra i ricchi poderi di Santa Croce Camerina, in fondo a un canalone, a quattro chilometri da scuola.
«Troppi — come dice il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia — perché un bimbo di otto anni possa percorrerli da solo». Quanto basta per far traballare l’ipotesi che il piccolo Loris Andrea Stival, primogenito di due genitori giovani, abbia marinato la «Falcone e Borsellino», senza oltrepassare il portone dell’istituto, senza entrare nella terza classe delle elementari di questo paesino zeppo di braccianti e di tanti immigrati, a dieci minuti dalle spiagge del commissario Montalbano.
Ma non è una fiction di Camilleri il dramma che sconvolge questa comunità immersa fra le serre e il barocco degli Iblei. A cominciare da insegnanti e bidelli, i primi ad essere interrogati, certi di non avere visto ieri mattina il piccolo Loris, figlio di un autotrasportatore di 30 anni, Davide Stival, origini venete, rintracciato in Campania, rientrato di gran corsa nella città dell’orrore con un volo per Catania, e Veronica, 25 anni, madre disperata perché è stata lei ad accompagnare il bimbo, ma, assicura, «lasciandolo a dieci metri da quel portone mai varcato».
Non si sbilanciano il procuratore Petralia e il suo sostituto Marco Rota anche quando si sparge la voce che Loris sia stato trovato con i pantaloncini abbassati: «Parliamo di un bimbo molto magro, senza cintura, con i calzoncini forse solo un po’ scivolati...». Dubbiosi i funzionari di polizia e gli ufficiali dei carabinieri che con il medico legale hanno ispezionato fino a tarda ora il corpo. Di «un fatto cruento» parla il colonnello dell’Arma Sigismondo Fracassi. E prende corpo il terrore di un pedofilo al quale dare la caccia, «se di questo si tratta», come precisa il procuratore lasciando in piedi ogni ipotesi.
Sconvolta la madre che ripete mille volte lo stesso racconto: «Torno all’una davanti a scuola per riprendere Loris, ma lui non esce, mi informo, nessuno l’ha visto, comincio a tremare e poi capisco che non è entrato in classe. E dov’è mio figlio, dov’è andato, con chi è andato?». L’allarme scatta a pranzo con questi interrogativi. Fa presto il giro di casa in casa. E cominciano le ricerche. «Tutti certi che si potesse trattare di una monelleria», come ha sperato Franca Iurato, la sindaca di Santa Croce che conosceva bene Veronica, confortandola e trascinandola nel pomeriggio con sé nella sala regia dei vigili urbani. «Per controllare i filmati delle cinque telecamere piazzate nei dintorni della scuola». Ma senza esito. «Non si vede chi ha preso Loris». Ragione che accresce inquietudine nella stessa Veronica: «L’ho lasciato in fretta, lì a due passi dalla scuola, per tornare dall’altro mio bimbo che ha meno di un anno. Ma come potevo pensare che non sarebbe entrato a scuola?».
Madre incauta? «No, qui tanti bimbi vanno da soli a scuola, è una città sicura», insiste la sindaca. Non la critica nemmeno una zia che in serata s’aggirava con altri parenti attorno al canalone della morte: «Non sappiamo ancora se questo cucciolo è caduto da solo laggiù o se c’è un mostro che s’aggira fra noi...». Ma, mentre lo dice, la signora accanto a lei, la nonna paterna del piccolo, fa echeggiare un grido che inquieta: «Bastardo, non si può morire così».
Uno sfogo ermetico che amplifica l’apprensione attorno alla strada del mulino, come chiamano la zona perché ce n’è uno vicino, verso Punta Secca, proprio la distesa sabbiosa di Marinella, nel cuore di contrada Pirrera, di un sito bizantino dove si spegne l’esistenza di questo fagottino raccolto nel canalone, «senza segni di violenza immediatamente visibili», come dicevano in Procura in attesa del «verdetto» del medico legale.
Felice Cavallaro
TROPPI 4 CHILOMETRI DA SOLO IL TRAGITTO IMPOSSIBILE DI LORIS –
Mamma Veronica dice di averlo seguito con lo sguardo fino all’ingresso della scuola. E lì, sulla soglia dell’istituto elementare di Santa Croce Camerina, l’ha visto anche una bambina, una campagna di classe. Ma in aula il piccolo Loris non è mai entrato. Da quel momento, dalle otto e mezzo del mattino pare non l’abbia visto più nessuno, se non il cacciatore che l’ha ritrovato nel pomeriggio a quattro chilometri di distanza, nel canale asciutto di una contrada conosciuta per un vecchio mulino. Morto.
La zia
Zia Antonella Stival non si dà pace: «Ma com’è possibile che nessuno si sia accorto di un bambino che gira da solo? Non può essere. A quell’ora poi, con la luce del sole. Quella è una brutta strada di campagna con il canneto e tutto il resto». La zia singhiozza al telefono. Anche per lei ieri è stata la giornata più nera. «La loro è una famiglia felice. A Loris non mancava nulla, certamente non l’affetto. La mamma casalinga lo accompagnava ovunque. E lui era proprio un buon bambino. Aveva solo il problema della scuola. Non voleva andarci e allora qualche volta combinava la marachella e se ne andava». Aveva la passione dei camion, Loris. «Il papà fa il camionista e lui lo cercava sempre». Genitori giovani, 23 anni lei, 30 lui, un fratellino più piccolo, una famiglia normale di questo paese, Santa Croce Camerina, che si affaccia sul Canale di Sicilia dalla costa più meridionale d’Italia dove nessuno ricorda un fatto di sangue così terribile. Già, tutti pensano infatti che non si sia trattato di un incidente.
L’amica
Anche Mariliana Tumino, dirigente della polizia di Ragusa che si sta occupando del caso: «Non ci sono certezze ma possiamo dire che il fatto non sembra accidentale». Cosa può essere successo, dunque, a Loris? Un bambino di otto anni trovato come un giocattolo rotto in un fosso di campagna porta inevitabilmente a quello: delitto, pedofilia. «Noi non possiamo spingerci a tanto», invitano alla prudenza gli inquirenti.
Ma se così fosse, dove e come il piccolo Loris avrebbe incontrato il suo mostro? Giovanna Linguanti è da sempre l’amica di famiglia e parla della madre come di una donna tutta casa, marito e figli. «Si dedica molto al marito e ai bambini: sono sempre ordinatissimi e pulitissimi. Loris era un simpatico discolo». Fatica a parlarne al passato perché non le sembra ancora possibile una simile tragedia. Poi sospira: «Ci giocavo, lo prendevo in braccio, era divertente. Ogni tanto la faceva. Come quella volta del supermercato. Era sparito. Dopo qualche ora l’abbiamo trovato con un amichetto al supermercato».
Il testimone
È quindi possibile che il bambino si sia allontanato da solo. Ma quei quattro chilometri e quella strada isolata sono troppi.
E poi c’è quel buco di quattro ore che separano la scomparsa dalla denuncia della mamma. «È possibile mai che nessuno abbia visto nulla?», si chiedevano fino a tarda ora gli inquirenti.
Sul fatto che Loris sia arrivato a scuola non ci sono dubbi. A testimoniarlo è il tabacchino del paese, Francesco Zisa: «L’ho visto scendere dalla macchina della madre che era dietro di me. Erano le 8 e 30, li ho visti dallo specchietto retrovisore. Noi facciamo così, li lasciamo fuori del cancello, anche perché qui non è mai successo nulla di grave». La morte di Loris ha sconvolto Santa Croce Camerina.
IL CACCIATORE CHE L’HA TROVATO «L’HO CHIAMATO, NON RISPONDEVA» –
SANTA CROCE CAMERINA (Ragusa) Quando all’ora di pranzo Orazio Fidone, 60 anni, pensionato, baffoni simpatici, una antica passione per la caccia, è tornato a casa e ha accesso la tv è rimasto di sasso davanti alla notizia che nella scuola vicino a casa sua fosse scomparso un bimbo. «E me ne sarei rimasto così se mia moglie non mi avesse scosso: “Ma voi cacciatori che conoscete le campagne perché non vi muovete pure? Perché non vi organizzate? Perché non andate in giro a trovare e restituire quel bimbo alla madre?”...». Le televisioni locali lo dicevano che a Santa Croce di Camerina un intero paese stava già allestendo battute per dare una mano alle forze di polizia. E Orazio Fidone ha capito che qualcosa doveva fare pure lui: «Quasi eseguendo un ordine, mi sono alzato e, come faccio quando si va a caccia, mi sono diretto subito verso la strada del mulino, andando diritto diritto proprio su quel canalone scrutato metro dopo metro. E che ne so perché proprio lì? Ma lì ho guardato. E lì ho visto quell’innocente raggomitolato fra pietre ed erbacce, immobile...». È scattato così il primo allarme. Con una telefonata ai carabinieri dal cellulare del cacciatore, un uomo col cuore in gola, come ricorda: «Ho provato a chiamarlo il piccolo. Ma non rispondeva. Capivo che era accaduto il peggio. Non mi restava che aspettare. Ma, ancora prima dell’arrivo dell’ambulanza allertata dalla caserma dei carabinieri, ho intravisto una pattuglia della polizia e mi sono sbracciato per fermare gli agenti». È il testimone rimasto fino a sera sul ciglio di quella strada dove non dimenticherà mai «la scena peggiore della mia vita», come ripeteva agli inquirenti che speravano di essere aiutati a scovare altre tracce. «No, se uno scempio è stato commesso da qualcuno che ha fatto del male al bambino — ha detto il cacciatore — certamente era già sparito al mio arrivo».