Claudio Marincola, Il Messaggero 29/11/2014, 29 novembre 2014
DAI RIMBORSI ALLE ESPULSIONI, COSÌ IMPLODE IL MOVIMENTO
ROMA Allontanare il sospetto che l’eclissi dei 5Stelle sia cominciata è forse anche più difficile che sostituire Beppe Grillo con un direttorio. Il Movimento è a un bivio: non vuole fare la fine ingloriosa de “L’Uomo qualunque”, il fronte che nell’immediato dopoguerra portò 30 deputati in Parlamento. Persa la sua carica dissacrante, si trasformò in partito e dopo qualche tempo il fondatore Guglielmo Giannini lo sciolse e si candidò nella Dc (risultando il 12esimo dei non eletti).
Il dopo-Grillo è pieno di incognite. Con almeno 4 punti strategici da rivedere, a prescindere da chi sarà il leader e dal ruolo che avranno da domani i due guru.
1) L’ostruzionismo fine a stesso. É il primo caso d’accusa: l’autarchismo dell’universo grillino. A Grillo e Casaleggio si contesta la strategia delle non-alleanze. Una vocazione all’isolamento che si è rivelata inconcludente e ha marginalizzato la presenza in Parlamento, in particolare in Senato. Qui il gruppo da 54 è sceso a 39. E in tutti casi, a prescindere dal numero dei senatori, non sarebbe cambiato niente. Più che uno spazio politico, i 5Stelle si sono chiusi in un’enclave, un ruolo di mera testimonianza.
«SCARICATO BEPPE»
A queste critiche i duri e puri rispondono sostenendo l’esatto contrario. E cioè che l’errore è stato contaminarsi, passare dal “o noi o loro” al “noi e loro”. Il messaggio originario si è annacquato e ha perso la sua forza.
2) Per distinguersi dalla casta i grillini hanno esibito i loro scontrini. Ma la rendicontazione, anziché un fiore all’occhiello, si sta rivelando un boomerang. Una ventina di deputati ha scelto di violare il codice di comportamento e non versare più l’indennità nel fondo ad hoc creato dal movimento. E qualcuno, lamentando scarsa trasparenza, ha persino agitato il sospetto che a beneficiarne fossero solo alcune piccole imprese molto vicino alla Casaleggio associati.
3) Espulsioni a gogò e diktat. La scarsa democrazia è stato il vero tallone d’Achille. Un movimento afflitto da leaderismo congenito, incapace di accogliere e tollerare le voci critiche. La democrazia diretta usata come una mannaia. Paolo Becchi, l’ideologo 5 Stelle, più volte rinnegato da Grillo, non è d’accordo: «I movimenti - è la sua tesi - si caratterizzano per la loro forza epuratrice, Il problema non sono state le espulsioni ma il lento stillicidio». Becchi aveva previsto le difficoltà che ci sarebbero state in caso di flop alle regionali ravvisando prima di tutti un certo disimpegno e la stanchezza dell’ex comico. Ma ora lo difende: «Gli hanno scaricato addosso la responsabilità della sconfitta ma se in Calabria hanno preso il 4% la responsabilità è loro, lo scarso feedback dei parlamentari».
TALK SHOW LIBERO
4) Per assurdo anche il passo indietro di Grillo, con la promozione del direttorio decisa dal web è una scelta calata dall’alto che con la democrazia orizzontale reclamizzata dal blog c’entra ben poco. Produrrà come primo effetto il via libera ai talk show. Prima a rilasciare i nulla-osta era lo staff. Senza i veti dei “cortigiani”si è già aperta la caccia all’ospite grillino. Chi sarà il primo dei 5 a dissacrare il divieto? Si accettano scommesse.