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 2014  novembre 30 Domenica calendario

GOLDENEYE, LA CASA IN GIAMAICA DOVE NACQUE JAMES BOND

Ian Fleming morì a soli 56 anni, mezzo secolo fa, dopo aver rifiutato di abbandonare le abitudini della sua creazione, James Bond: 70 sigarette e molti cocktail al giorno. Gli ci volle un po’ di tempo (dopo aver lasciato Eton, Sandhurst, il ministero degli Esteri, l’incarico di corrispondente estero a Mosca e Berlino e la City) per trovare il suo posto nel mondo.
Tuttavia nel 1939 il Governatore della Banca d’Inghilterra raccomandò Ian, eccellente giocatore di bridge, all’ammiraglio Godfrey, il modello per M, direttore del Naval Intelligence, che era alla ricerca di un assistente; un incarico in cui Fleming, promosso comandante, dimostrò di aver trovato il suo mestiere.
Purtroppo a quel punto Ian sapeva troppe cose per fare spionaggio sul campo. Era stato coinvolto nell’arrivo di Hess, in contatti clandestini con l’ammiraglio Canaris, capo dell’Abwehr. Aveva organizzato operazioni segrete e blitz politici: con il suo operato dopo il 1941, contribuì a creare negli Stati Uniti quella che sarebbe diventata la Cia. L’unico servizio attivo di Fleming consistette nell’allestire una rete di agenti in Spagna, nel caso in cui Gibilterra fosse caduta, nome in codice Goldeneye.
Fleming adottò Goldeneye come nome della casa spartana - molto maschile - che costruì nel 1946 su uno sperone che si affaccia su una piccola spiaggia di sabbia bianca, su un’isola della costa settentrionale della Giamaica. Era rimasto subito colpito dall’isola caraibica quando l’aveva vista la prima volta nel 1943. Tutte le storie e i romanzi di James Bond sono stati scritti lì, a Goldeneye.
Per Fleming, la Giamaica offriva la miscela perfetta di conservatorismo britannico vecchio stile e valori imperiali, insieme al pericolo e alla sensualità; la stessa curiosa combinazione che ha reso così attraenti e popolari i suoi romanzi.
Ma la colonia tropicale e il parco giochi degli aristocratici inglesi e delle star di Hollywood progrediva verso l’indipendenza post-coloniale e il turismo di massa e Fleming e Bond apparivano sempre più anacronistici nel mondo post-imperiale del declino britannico. Fu proprio questo anacronismo a conferire ai romanzi il loro crescente fascino internazionale.
Tutti gli undici romanzi di Fleming e i suoi racconti sono influenzati da Goldeneye, dove sono stati scritti, ma nel 1953 Vivi e lascia morire, con le sue cerimonie vudù che Fleming poteva sentire nei boschi dietro casa, riguardava la minaccia reale di infiltrazioni comuniste in Giamaica, anche se per Bond/Fleming la più grande minaccia non era l’Unione Sovietica, ma lo zio Sam.
Per Fleming «tutti gli stranieri sono pestilenziali», ma il suo maggior vanto era di «aver imparato a vivere tra le persone di colore e ad apprezzarle - due lezioni molto diverse che non avrei mai appreso se la mia vita avesse continuato nella sua rotta metropolitana pre-giamaicana».
Licenza di uccidere è ambientato nell’isola davanti a Goldeneye nell’epoca post-Suez della Giamaica britannica. L’eroina, Honeychile Rider, è una versione romanzata di Blanche Blackwell, una vedova proprietaria di una grande piantagione di famiglia nei dintorni e che Ann, la mondana moglie di Ian, chiamava la sua «moglie giamaicana», una donna pronta a ogni avventura che pensava che Ian fosse «un uomo bello, affascinante, di talento, eccezionalmente virile e sicuramente non addomesticabile».
Per Blanche Operazione Piovra, del 1963-4 è stata la sua storia più autobiografica. Non si tratta di Bond, ma dell’alcolismo di un ex 007. «Era malato e così infelice per il suo matrimonio», ricorda Blanche, che è ancora viva. «Badavo a lui. La Giamaica e io: avremmo potuto tenerlo in vita».
L’uomo dalla pistola d’oro, pubblicato postumo nel 1964, vede una Giamaica ormai indipendente, obiettivo per il denaro della mafia cubana e americana. Tutto è americanizzato, falso e di cattivo gusto e Fleming disse al suo segretario: «Non sprecherò i miei giorni cercando di prolungarli».
Eppure, una storia, vera, di Bond collegata a Goldeneye è oltre i limiti dell’immaginazione. Fleming stava giocando a carte nel suo club di Londra durante la Crisi di Suez del 1956, che segnò una volta per tutte la fine della Gran Bretagna come potenza mondiale, quando il ministro degli Esteri, facendogli giurare di mantenere il segreto, rivelò a Ian che il primo ministro Anthony Eden aveva un esaurimento nervoso e aveva bisogno di tre settimane di completo isolamento e riposo.
Clarissa Eden aveva saputo di Goldeneye dalla sua amica Ann Fleming e voleva affittarlo. Ciò che Ian aveva appreso da poco tempo, ma che Eden e i giornali ignoravano, era che la padrona di casa, Ann Fleming, politicamente di destra, aveva appena iniziato una relazione sentimentale che sarebbe durata per tutta la vita con il nemico politico numero uno di Eden, il leader laburista, e pacifista, Hugh Gaitskell.
Goldeneye distrusse la carriera di Eden; tuttavia rese James Bond più popolare che mai perché il suo mondo divenne un luogo in cui la nazione poteva raccogliersi a dispetto della spiacevole nuova realtà di seconda classe della Gran Bretagna.
Complimenti a Matthew Parker per averci dato questa nuova affascinante visione intrigante sui legami Fleming/Bond/Giamaica in Goldeneye: Where Bond was Born: Ian Fleming’s Jamaica, (Hutchinson, London 2014, pp 387 £ 20).
Traduzione di Carla Reschia
Richard Newbury, La Stampa 30/11/2014