Anais Ginori, la Repubblica 30/11/2014, 30 novembre 2014
“SARKOZY INVERTEBRATO HOLLANDE UN BIRILLO L’EUROPA È MORTA CONTANO LE NAZIONI”
[Intervista a Marine Le Pen] –
«Ecco la nuova Europa delle nazioni e dei popoli». Marine Le Pen porta sul palco vecchie conoscenze, come l’olandese Pvv di Geert Wilders e l’austriaco Fpö, e nuovi alleati, il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, accanto al vicepresidente della Duma, A. K. Isaiev. Il dirigente russo comincia con un “cari compagni”, suscitando risate in sala, quasi una provocazione davanti a Jean-Marie Le Pen, seduto in prima fila, di cui un video agiografico ha ricordato qualche ora prima il passato anticomunista. Il nuovo oro viene da Mosca, 9 milioni di euro presto nelle casse del partito, senza troppo scandalo a giudicare dalla reazione dei militanti arrivati a Lione per il Congresso del Front National. È stata la giornata di Marine, riconfermata alla guida del partito, e di Marion, nipote in testa delle preferenze per il comitato centrale. «Esiste solo una linea politica, la mia», racconta Marine in sala stampa all’ora di pranzo, fumando la sua sigaretta elettronica e scansando una tartina al salmone, che detesta.
Matteo Salvini si ispira da lei?
«Non credo. E se l’ha detto, mi fa onore. Ha un’energia travolgente, anch’io talvolta resto in estasi davanti alle sue capacità di persuasione e lavoro».
Quali sono i vostri punti in comune?
«Salvini è riuscito a imporre una svolta alla Lega Nord che lo metterà sempre più al centro della vita politica. Mi ricordo quando ne abbiamo parlato la prima volta, durante la campagna per le europee, i sondaggi lo davano al 4%. Invece ha avuto risultati elettorali spettacolari, anche in collegi ostili alla Lega Nord».
Dove potrebbe arrivare?
«Potrebbe fare anche il primo ministro, perché no?»
Vi pesa l’accusa di xenofobia?
«È un vecchio pregiudizio costruito dai nostri avversari per impedire ogni discussione sulla politica di immigrazione. Si può essere contro l’immigrazione senza essere razzisti».
Cosa pensa del successo di Matteo Renzi?
«L’altro Matteo? Cavalca il sentimento antieuropeo, nascondendo in realtà la sottomissione all’Europa. Per fortuna, è una strategia di corto respiro. Dopo qualche mese, gli elettori cominciano a rendersi conto di questa menzogna. Renzi mi fa pensare a Nicolas Sarkozy».
Eppure sono diversi politicamente, non crede?
«Sono due uomini politici che mettono il loro talento oratorio al servizio della menzogna. In questo si assomigliano».
Renzi è più vicino a François Hollande.
«Li considero entrambi come dei prefetti: non hanno autonomia, prendono ordini da Bruxelles».
Jean-Claude Juncker è meglio di Manuel Barroso?
«Non c’è differenza, sono eletti dalla stessa maggioranza. Rappresentano il passato. L’Europa è come una stella: brilla ancora, ma è già morta».
Avete presentato una mozione all’europarlamento insieme a l’Ukip di Nigel Farage. È finita la vostra rivalità?
«Vedremo. L’Ukip ci ha proposto questa mozione di censura per chiedere le dimissioni di Juncker e a noi è sembrato logico aderire».
Torniamo al Front National.
La famiglia Le Pen domina il partito di generazione in generazione?
«Qualche giornalista vuole descrivere il Front National come un movimento dinastico. E invece Marion è preparata, studiosa, lavora molto. Certo, in più si chiama Le Pen. Nel Front National ha una certa importanza. Ma il cognome deve essere associato al merito. È così per Marion. Nel mio piccolo, l’ho dimostrato anche io».
Il suo vice, però, qui ha avuto un risultato deludente. I militanti hanno chiesto con questo voto un’altra linea politica?
«Secondo lei qualcuno può forzarmi a cambiare linea politica? La verità è che la linea è una sola. Ma non siamo un fossile politico. Anzi, se ci sono sfumature interne su alcuni temi, è una ricchezza per il partito».
Ora Sarkozy è tornato a essere il suo avversario politico?
«È come quando ti ripropongono una vecchia serie alla televisione: non hai più voglia di guardare, sai già come va a finire. Anzi, lui è peggiorato. Dice tutto e il contrario di tutto. E in realtà, non crede in nulla. Ha dimostrato di essere politicamente invertebrato».
Potrebbe essere il suo sfidante al ballottaggio delle presidenziali nel 2017?
«Non so chi mi sfiderà. Tutto è possibile, anche che ci siano due candidati dell’Ump al primo turno».
E crede che Hollande sarà candidato?
«Sì, ne sono certa. Ha una qualità: è come un birillo che non cade mai. La sua inerzia politica è una forza in questa fase».
Anais Ginori