la Repubblica, La Stampa, il Fatto Quotidiano 30/11/2014, 30 novembre 2014
RAGUSA, BIMBO DI 8 ANNI TROVATO MORTO TRA I CANNETI I CARABINIERI: FATTO CRUENTO
[5 articoli] –
SANTA CROCE CAMERINA.
Lo hanno cercato per ore ed ore in tutto il paese, lo hanno trovato morto in un canale di scolo tra i canneti di Punta Braccetto, una località marinara della costa Ragusana. Per tutto il giorno di ieri, grandi e piccini, le mamme dei suoi compagnetti, gli amici di famiglia hanno setacciato ogni angolo di Santa Croce Camerina, minuscolo paese della provincia di Ragusa, per trovare Andrea Loris Stival, bimbo allegro, vispo, un po’ irrequieto, di soli otto anni. Ieri mattina lui a scuola non ci voleva andare, ma la mamma lo ha obbligato a indossare il grembiulino e lo ha lasciato davanti al cancello. Ma Andrea non è mai entrato in classe.
Ore di angoscia che si sono trasformate in ansia man mano che il tempo trascorreva, di lui nessuna traccia, nessun indizio, nessun elemento che giustificasse quella scomparsa avvenuta ancora prima di mettere piede nell’aula di terza elementare. All’inizio si era pensato ad una fuga solitaria. Invece a metà pomeriggio la notizia che nessuno avrebbe mai voluto sentire è arrivata da una località lontana tre chilometri da Santa Croce Camerina. A riferire di avere notato qualcosa di strano è stato un cacciatore impegnato in una battuta, Orazio Fidone. Sua moglie lo aveva pregato di partecipare assieme a molti suoi compaesani alle ricerche. È stato lui ad avvertire i poliziotti di una volante, e a loro, visibilmente sconvolto per quella terribile scena, ha detto: «Se avessi potuto dargli la mia vita lo avrei fatto».
In un canale di scolo quasi secco in contrada Pirrera, ad un centinaio di metri dalla struttura cadente del vecchio mulino del grano da decenni abbandonato, con attorno un fitto canneto, riverso con la faccia a terra c’era Andrea Loris Stival, figlio di un autotrasportatore di origini albanesi nato a Melzo in provincia di Milano, ma da anni residente a Santa Croce Camerina, paese in cui si era sposato. Era vestito allo stesso modo come quando era uscito di casa, jeans, scarpe blu, calze rosse, una maglietta bianca alzata all’altezza della schiena che lasciava intravedere un’altra maglia e, infine, un piumino marrone. Il corpo era in parte bagnato, forse da un rivolo d’acqua del canale.
La mamma ora è disperata e sotto shock. Gli investigatori, sbigottiti per l’orrenda morte di Andrea Loris, non si sbilanciano ufficialmente. «Riteniamo che si tratti di un fatto cruento », spiegano però i carabinieri. In paese si teme che il ragazzino sia finito in mano ad un pedofilo che potrebbe averlo adescato prima di entrare a scuola. L’inchiesta della Procura di Ragusa non esclude alcuna pista. «La distanza dal paese, quasi tre chilometri, potrebbe averla percorsa da solo, ma potrebbe avere raggiunto quella zona anche su un’auto, assieme a qualcuno — dice il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia — Non escludiamo alcuna pista, stiamo svolgendo le nostre investigazioni in maniera scrupolosa per capire cosa sia effettivamente successo. Il ragazzino non presenta macroscopici segni di violenza». Adesso si attende il lavoro della polizia scientifica e l’esame del medico legale che ieri sera sino a tarda ora ha lavorato alla luce delle fotoelettriche dei vigili del fuoco per trovare anche il minimo indizio. E capire cosa sia successo.
Natale Bruno, la Repubblica 30/11/2014
L’OMBRA DELL’ORCO SUL LIDO DI MONTALBANO “ANDREA NON PUÒ ESSERE ANDATO LÌ DA SOLO” –
SANTA CROCE CAMERINA.
Alle cinque del pomeriggio, quando sta facendo sera, l’ombra dell’orco si allunga paurosamente sulla spiaggia del commissario Montalbano. «Venite, venite, l’ho trovato», grida al telefono Orazio Fidone, uno dei volontari che da ore batte la zona alla ricerca del bimbo scomparso. Sul fondo di un canalone nascosto da un canneto, sotto un piccolo ponticello, a due passi da un vecchio mulino, tra Punta Braccetto e Punta Secca, le fotoelettriche della polizia illuminano il corpicino di Andrea. A faccia in giù, vestito. Non c’è sangue, niente segni evidenti di violenza. Il medico legale, il procuratore della Repubblica di Ragusa Carmelo Petralia, il sostituto Marco Rota, il capo della squadra mobile Nino Ciavola vanno con i piedi di piombo: «È ancora presto per avanzare ipotesi concrete, aspettiamo l’esito della ricognizione medico-legale».
Ma dall’altro lato del nastro rosso che cintura l’area del ritrovamento, è il comandante provinciale dei carabinieri Sigismondo Fragassi a pronunciare apertamente quella parola che, in questo paese di diecimila abitanti, duemila dei quali extracomunitari, nessuno vuole pronunciare: pedofilia. «Tra le piste seguite c’è anche quella della pedofilia. Pensiamo che il bimbo non sia arrivato lì da solo. Stiamo valutando vari elementi, comprese le immagini che potrebbero avere registrato i sistemi di videosorveglienza».
Un’indagine “contesa” tra polizia e carabinieri quella sulla morte del piccolo Andrea Loris Stival, 8 anni, ragazzino vivace figlio di una giovanissima coppia italiana ma di origine albanese, come molti degli abitanti di questo paese che vive di serre e di agricoltura e dove più d’uno già ieri sera cominciava a rumoreggiare contro la presenza degli extracomunitari. «Ce ne sono troppi, stanno qui nelle strade, in piazza, a ciondolare per settimane, mesi nell’attesa dei caporali che li portino a lavorare nelle serre e ora cominciamo ad avere paura. Qui non era mai successo niente di questo genere».
È un buco nero di nove ore quello che ieri ha risucchiato il piccolo Andrea, ragazzino minuto ma agile che amava il taekwandoo. I carabinieri, insieme ad un piccolo esercito di volontari del paese (compagnetti di scuola compresi), lo hanno cercato per tutto il giorno, la polizia è arrivata sul luogo segnalato dal volontario e quindi ha assunto la titolarità delle indagini. Che partono da quello che sembra l’unico punto certo: l’arrivo nei pressi della scuola Psaumide kamarinense dove, poco prima delle otto e mezza, lo ha accompagnato la mamma, Veronica, 25 anni. Nessun dubbio sulla testimonianza della madre: i vigili urbani ricordano di avere visto Veronica e Andrea davanti la scuola, ma il bambino in classe non è mai arrivato. Ne sono sicuri i compagni della terza elementare, ne sono sicuri i bidelli. Nessuno però lancia l’allarme anche perché ad Andrea andare a scuola non piaceva particolarmente e un paio di altre volte l’aveva marinata. «Ma l’avevamo sempre trovato nei pressi all’uscita», racconta la zia.
Questa volta, però, quando Veronica alle 12.45 torna a scuola a riprenderlo, di Andrea non c’è traccia e soprattutto nessuno lo ha notato per tutta la mattinata né vicino la scuola né altrove. Strano, troppo strano in un paese così piccolo. Così come molto strano sembra che nessuno abbia notato un bambino percorrere da solo a piedi, lungo il ciglio della strada statale che collega Santa Croce Camerina a Scoglitti (nel cui territorio ricade il vecchio mulino), quei quattro chilometri che separano la scuola dal canalone maledetto. Anche per questo, a sera, quando la prima ricognizione del medico legale non ha evidenziato alcun segno particolare di violenza sul corpicino, il procuratore Petralia dice: «Non è impossibile, ma sembra difficile pensare che abbia percorso la strada a piedi e sia andato lì, in quel posto, da solo».
L’ipotesi della morte accidentale, pure presa in considerazione, non convince. Che tipo di incidente avrebbe potuto causare la morte di Andrea? Nel canalone c’erano pochi centimetri d’acqua e il corpo era quasi asciutto. Una eventuale caduta dal ponticello sovrastante non ha lasciato alcun segno evidente sul corpo.
Alle dieci di sera, quando finalmente il corpo del piccolo Andrea viene rimosso dal canalone, il primo esame del medico legale non è in grado di sciogliere i dubbi: non ci sono segni evidenti di strangolamento né di violenza sessuale ma Andrea potrebbe anche essere morto soffocato dalla stretta del suo aggressore. Il procuratore Petralia rimanda ad oggi quando verrà eseguita l’autopsia: «Non è stata trovata alcuna traccia di sangue. Nessuna ipotesi investigativa certa sarà possibile prima di domani».
Alessandra Ziniti, la Repubblica 30/11/2014
SPARISCE DA SCUOLA, TROVATO MORTO A 8 ANNI –
Lo aveva lasciato davanti alla scuola alle otto e mezza, con il suo grembiule da terza elementare, gli occhi neri spalancati sul mondo e i dentoni grandi dei bambini di otto anni. Ma quando quattro ore dopo è andato a prenderlo all’uscita dell’istituto «Psaumide» di Santa Croce Camerina, nel caos di zaini e di grida degli scolaretti che si accalcavano al cancello, il suo bambino non c’era. «Non lo abbiamo visto, in classe non è mai entrato», la mamma si è sentita dire da insegnanti e bidelli. Già. All’appello Andrea Loris Stival - genitori italiani, nome albanese ereditato dal nonno in questo comprensorio di storica immigrazione – non ha mai risposto.
Lo hanno ritrovato morto alle cinque del pomeriggio, in un terreno vicino alla cittadina di Scoglitti, a quattro chilometri di distanza. Per arrivarci, bisogna percorrere la strada che porta alla località balneare chiamata Punta Braccetto, a un tiro di schioppo dalla casa televisiva del commissario Montalbano. Asciutto, pulito, non una goccia di sangue addosso, nessun segno di aggressione. Sembrava dormisse nell’avvallamento accanto a un canneto, a duecento metri da un vecchio mulino.
«Riteniamo che si tratti di un fatto cruento, pensiamo che il bimbo non sia arrivato qui da solo», dice il comandante provinciale dei carabinieri di Ragusa Sigismondo Fracassi mentre sul posto arrivano la Scientifica, il medico legale e il pm Marco Rota, che invita alla cautela: «Non ci sono elementi a sufficienza per poter dire come e perché il bambino si sia allontanato e spinto fin qui». Ma certo, aggiunge il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia, «sembra difficile pensare che sia arrivato da solo».
Quattro chilometri sono tanti anche per le gambette di un bimbo vivacissimo che qualche altra volta aveva fatto palpitare la famiglia allontanandosi dalla scuola. Ieri però la mamma venticinquenne che adesso vaga per la campagna sotto choc (il padre fa l’autotrasportatore al Nord) ha sentito che c’era qualcosa di diverso. Troppo lunga l’assenza, troppo profondo quel buco nero di quattro ore di assenza dal banco. Ha fatto denuncia, sono partite le ricerche, i cani dei carabinieri hanno annusato il pigiamino indossato da Andrea l’ultima notte e hanno setacciato strade e vicoli.
Nel giro di un’ora mezzo paese era in strada a cercare il bambino. Sul divano di casa, a guardare la tv, c’era anche il cacciatore Orazio Fidone. «Vai, vai anche tu a dare una mano, chiama i tuoi amici», gli ha detto la moglie. E lui si è precipitato fuori. «Mi sono diretto da solo, in attesa di coinvolgere gli altri, d’istinto, verso la zona del vecchio mulino. Mi sono affacciato su un canalone tra le canne – racconta - e ho visto il corpo del bimbo esanime. Ho gridato prima a squarciagola e poi ho telefonato ai carabinieri: erano le 16:55. Nel frattempo è arrivata un’auto della polizia». Scuote la testa, chissà se avrà più il coraggio di imbracciare un fucile alla ricerca di una preda: «Se avessi potuto dargli la mia vita, lo avrei fatto», dice con un nodo alla gola.
«Chissà dove si è cacciato questa volta Andrea», ripetevano ieri in tanti, a esorcizzare il peggio. Adesso c’è un silenzio irreale. Per tutti parla il sindaco, Franca Iurato: «La morte di un bambino sconvolge sempre una città». La parola peggiore comincia a passare di bocca in bocca: pedofilo. Gli inquirenti lo ammettono: «È una delle ipotesi, non possiamo escluderlo». E intanto passano al setaccio le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza della scuola. Nella speranza di vedere un’ombra, una targa, la portiera di una macchina. Qualcosa, qualcuno che abbia inghiottito gli occhi curiosi di un bimbo affamato di vita.
Laura Anello, La Stampa 30/11/2014
“ERA LÌ NEL CANALONE CREDEVO CHE DORMISSE” –
Il «Mulino Vecchio», nella zona che qui chiamano la Pirrera, è un’antica costruzione circondata da campi, serre e un boschetto di canne. Il corpo di Loris è qui, dentro un canalone di cemento che si riempie d’acqua solo quando piove. Ha i vestiti addosso ma sembra un fagottino abbandonato. Potrebbe avere delle ferite sul corpo. Ma gli investigatori non confermano. Chi l’ha trovato, il signor Orazio Fidone, ieri poco prima delle 17, otto ore e mezzo dopo la scomparsa, ha capito subito: «Ho chiamato aiuto, per strada passava una macchina della polizia e l’ho fermata - racconta in lacrime, e sembra impossibile che questo signore corpulento e con i baffoni si possa commuovere come un bambino - era lui, l’abbiamo toccato e non si muoveva, era morto».
Il paese, Santa Croce, è distante almeno quattro chilometri e arrivare qui non è uno scherzo, sulla strada che porta a Punta Braccetto. Sono luoghi di una incredibile bellezza, celebrati anche negli sceneggiati tv di Montalbano, con campi coltivati a serre, in una sorta di melting pot di nazioni, lavoratori locali e immigrati, dall’Africa ma anche dai Paesi dell’Est. C’è un ragazzo romeno che ha sentito le urla del cacciatore perché vive e lavora qui vicino: «No, non abbiamo notato nulla di strano oggi», dice, sinceramente addolorato. E però qui, in mezzo alla campagna, Loris in qualche modo ci è arrivato, o qualcuno ce l’ha portato. Ma finora non c’è modo di capire chi e come.
La luce dei fari dell’autobotte dei vigili del fuoco prova a illuminare una scena fatta di erba, sterpaglie, canne, fango. Gli investigatori di polizia e carabinieri cercano di evitare il più possibile l’ «inquinamento» della scena ma il buio non aiuta e fino a tarda sera quel corpicino è rimasto lì, in quel canale, in attesa che venissero completati tutti i rilievi.
I parenti sono tenuti a distanza. Piangono sommessamente e chiedono notizie che i poliziotti non possono dare, o forse non sanno nemmeno loro per il momento. La mamma non c’è, non le hanno permesso di venire a vedere suo figlio dentro quel canalone. E c’è voluto tempo e il grande tatto di alcuni investigatori per dirle, negli uffici della questura di Ragusa, che suo figlio era morto. Come, non si sa ancora. Il papà era a Napoli, fa il camionista, si è precipitato in Sicilia dopo aver ricevuto una terribile telefonata. Qui c’è invece una zia del bambino, Antonella Stival. L’hanno sentita urlare «bastardo, bastardo» ma dicono pure che era uno sfogo disperato contro il destino, dopo aver saputo che Loris era morto.
Ma è possibile che il bambino abbia marinato la scuola per venire sin qui. E a far cosa, poi? La zia ammette che «sì, era capitato altre volte che aveva marinato la scuola, ma ogni volta lo trovavamo sempre allo stesso posto e tutto finiva lì». Stavolta però le cose sono andate diversamente. La preside della scuola elementare di Santa Croce, l’unica del paese, Giovanna Campo, va via dal «Mulino Vecchio» scossa e con le lacrime agli occhi: «Era un bambino come tutti gli altri, frequentava con profitto, un bambino vivace e intelligente». Il sindaco del paese, Franca Iurato, fino all’ultimo aveva sperato che finisse bene, come le altre volte: «Tutto il paese si è mobilitato per cercarlo, lo ha trovato un nostro compaesano e il dolore d’un tratto ha coperto come una cappa questa nostra città; addolorati e sbalorditi lo siamo tutti».
Fabio Albanese, La Stampa 30/11/2014
LA TRAGEDIA DI ANDREA, 8 ANNI “NON È STATO UN INCIDENTE” –
Palermo
Andrea aveva otto anni, una passione per le arti marziali e ieri mattina non voleva andare a scuola. La mamma lo ha lasciato davanti al cancello della scuola elementare che frequenta a Santa Croce Camerina, un centro agricolo del Ragusano, ma non l’ha seguito con lo sguardo per accertarsi che fosse entrato in classe. E alle 12:30, quando è andata a riprenderlo, compagni e bidelli le hanno detto di non averlo visto per l’intera mattina. Lo hanno trovato morto quattro ore dopo, il corpicino riverso in un canalone di campagna profondo un paio di metri, in contrada Vecchio Mulino, a Scoglitti, a oltre 4 chilometri di distanza dalla scuola.
“Certamente non ci è arrivato a piedi, questo dato orienta già le indagini’’, dice il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia, che ha aperto un fascicolo per omicidio, affidato al sostituto procuratore Marco Rota, che coordina le investigazioni di polizia e carabinieri. “Ed escludiamo che vi sia caduto da solo’’, aggiunge il capo della Mobile di Ragusa Antonino Ciavola. E il colonnello dei carabinieri Sigismondo Fracassi si spinge ad ipotizzare l’azione di un pedofilo: “Qualcuno potrebbe averlo portato lì, ma dobbiamo essere cauti. Tra le piste seguite c’è anche quella pedofilia”, dice.
È giallo, dunque, sulla morte di Andrea Loris Stival, figlio di un camionista di Milano che ha appreso la notizia della morte del figlio in Nord Italia, dove si trova per lavoro, e di una casalinga ragusana di 25 anni, fino a ieri sera sotto choc al punto da non avere potuto parlare con gli investigatori dopo il ritrovamento del figlio. A un primo esame esterno, il corpicino del bimbo non presenta segni esterni di violenza, né versamenti di sangue: saranno gli accertamenti medico legali già disposti dalla procura a chiarire le cause della morte. L’allarme è scattato ieri mattina a Santa Croce Camerina alle 12:45 con una telefonata al 112 della mamma allarmata dall’assenza del bimbo. I carabinieri hanno cominciato a setacciare giardini pubblici, parchi giochi e altri luoghi che potevano attirare l’attenzione di un bimbo di otto anni, vivace e quella mattina restio a seguire le lezioni come ha raccontato la stessa mamma ai carabinieri. Ai quali ha anche consegnato un pigiama del figlio fatto annusare ai cani in cerca di una traccia.
Ma la notizia si è diffusa immediatamente e in paese è scattata una catena di solidarietà con un passaparola che ha mobilitato decine di persone alla ricerca di Andrea. Una di queste, Orazio Fidone, un cacciatore, era seduto davanti la televisione nella sua casa di Scoglitti, a pochi chilometri da Santa Croce. “Ero a casa – ha raccontato – e mia moglie mi ha chiesto di organizzarmi con altri cacciatori, come me, per cercare il bambino. E così ho fatto. Mi sono diretto da solo, in attesa di coinvolgere altre persone, d’istinto, verso la zona del Vecchio Mulino. Mi sono affacciato su un canalone tra le canne e ho visto il corpo del bimbo esanime. Ho gridato prima a squarciagola e poi ho telefonato ai carabinieri: erano le 16:55. Nel frattempo è arrivata un’auto della polizia”. “Se avessi potuto dargli la mia vita – conclude dispiaciuto – lo avrei fatto”. E don Fortunato Di Noto, il sacerdote che ha fondato Meter, l’associazione contro la pedofilia, ha proposto una sorta di vigilanza dei bimbi via sms: “Un ‘help alert’ (un sms) da inviare ai genitori dopo l’appello in classe se il bambino non è presente. Un avviso che molto probabilmente può salvare la vita”.
Giuseppe Lo Bianco, il Fatto Quotidiano 30/11/2014