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 2014  novembre 30 Domenica calendario

DOVE C’È UN PALLONE C’È UN MALDINI

Questa è una storia di fa­ miglia che nasce ai confi­ ni dell’Italia, al tempo dei Balilla e delle «adunate oceaniche», e arriva fino a noi portandosi dietro quel soffio di ottimismo di cui c’è tanto biso­ gno in un momento di crisi. E’ la saga dei Maldini, tre generazio­ ni dedicate al calcio: Cesare, Pa­ olo e i figli Christian e Daniel.
Una vita intera racchiusa in un rettangolo verde, le linee bianche a delimitare lo spazio, emozioni che s’in­ trecciano e diventano gioia, passione, a volte anche dolore. Sulle tri­ bune dello stadio si al­ ternano i personaggi della dinastia, a osser­ vare con occhi trepidan­ ti i ragazzi che, di volta in volta, laggiù nel campo, cor­ rono dietro al pallone.
FAVOLA È un racconto lun­ go che parte dal cortile del «ricreatorio» di Ser vola, rione di Trieste, dove Cesa­ re piantava quattro pali nella terra e trasformava il campo da basket in uno da calcio, e lì passava ore e ore a tirare pedate al pallone. E dall’estremo oriente d’Italia questa storia arriva a Milano, nel periodo del boom economi­ co, e attraversa un periodo di sessant’anni: dal 1954 al 2014 c’è sempre stato almeno un Maldini tesserato con il Milan. E ora che i due ragazzini, Chri­ stian e Daniel, il primo con la Primavera e il secondo con i Giovanissimi, scelgono lo stesso giorno per fare gol, non si può non utilizzare la parola «favo­ la». Perché di favola si tratta, e lo si capisce anche ascoltando la reazione al telefono di nonno Cesare: «Davvero due Maldini hanno segnato? Non ci posso credere, è una notizia meravi­ gliosa. Noi di solito giochiamo per evitare che i gol li facciano gli avversari, invece adesso la buttiamo anche dentro... E’ il segno dei tempi che cambia­ no...». Lui, il patriarca, segue i nipoti con discrezione: non dà consigli, non mette becco nelle loro decisioni, si tiene in dispar­ te. Uno spettatore interessato, ma non invadente. Come de­ v’essere un nonno, anche se si chiama Cesare Maldini e se è stato il primo italiano ad alzare la Coppa dei Campioni, 22 mag­ gio 1963, stadio Wembley di Londra, Milan­Benfica 2­1. Il passato non deve essere un pe­ so insopportabile per chi si sta costruendo un futuro: guai a mettere pressione, guai a pre­ tendere la luna, guai a dire «Fai come me!». Quanti figli di padri illustri si sono persi alla ricerca di un’impossibile imitazione. E quanti figli hanno maledetto i loro padri illustri, perché a por­ tare quel cognome proprio non ci riuscivano, troppo deboli per non farsi schiacciare. I Maldini non hanno corso questo rischio, merito del patriarca che con saggezza ha messo figlio e nipo­ ti sulla strada, ha insegnato loro a stare in piedi e poi li ha lasciati camminare da soli.
PARAGONI C’è una frase pro­ nunciata recentemente da Pao­ lo che è lo specchio di uno stile.
«Dagli anni Cinquanta a oggi c’è sempre stato un Maldini al Mi­ lan. Essere capitano dopo mio papà è stato un onore nella mia vita, ci tenevo a farlo. E ora sono orgoglioso di avere due figli che indossano la maglia rossone­ ra». Non dice di più, non preve­ de una carriera come la sua per Christian e Daniel, sa quante trappole si nascondono lungo il sentiero, e sa che chiamarsi Maldini, nel mondo del pallo­ ne, non è semplice. I confronti, i paragoni, le inevitabili smorfie di chi ricorda Paolo, o addirittu­ ra Cesare, e dice che quei ragaz­ zi di oggi ne devono mangiare di polvere prima di arrivare a q u e i l i v e l l i .
L’ i m p o r t a n t e , però, è non fer­ marsi ad ascol­ tare. Secondo la regola sugge­ rita da Virgilio al Poeta, «non r agioniam di lor, ma guarda e passa». Paolo segue i figli, fa da tassista, li porta agli allenamenti, osserva con attenzione le partite, ma non si lascia scappare un com­ mento. Se Daniel gioca da at­ taccante e così può dribblare gli inevitabili paragoni con il pa­ dre, per Christian la situazione rischia di essere imbarazzante: è un difensore, proprio come Paolo. Chissà che cosa si dirà al primo errore, quante critiche e, inevitabilmente, quante mali­ gnità! Pensate che a nessuno venga in mente di definirlo «raccomandato»? Paolo lo pro­ tegge dagli spifferi e dalle catti­ verie e, come racconta nonno Cesare, si preoccupa prima di tutto dello studio. Certo, sareb­ be un sogno ve­ derli con la ma­ glia rossonera addosso in una , partita di Serie A, o addirittura in una notte di C h a m p i o n s Christian e Da­ niel, la coppa d a l l e g r a n d orecchie, l’han­ no già alzat a due volte: nel 2003 a Manche­ ster e nel 2007 ad Atene. Forse adesso è venuto il loro momen­ O meglio: sta per arrivare.
Paolo aspetta e osserva nell’om­ bra, nonno Cesare pure. Il pal­ coscenico è dei giovani, il passa­ to è soltanto il tempo dei ricordi e i Maldini, da sempre, alla reto­ rica della memoria preferisco­ no i successi della realtà.