Andrea Greco, Affari & Finanza 1/12/2014, 1 dicembre 2014
PETROLIO GIU’, BRINDANO LE COMPAGNIE AEREE
Da 105 a 70 dollari al barile dall’estate. L’irruenza della caduta del petrolio cambia i fondamentali dell’economia, i multipli dei settori e gli equilibri geopolitici. Scolasticamente, e questo dicono le attuali reazioni borsistiche, può iniziare una rotazione sui settori ciclici, specie se in economie mature e a bassa crescita. Quindi compagnie aeree e marittime, immobiliare, farmaceutici, alimentare e liquori, che si sforbiciano i costi, e dovrebbero farlo a scapito dei produttori di idrocarburi e materie prime e loro fornitori (e detto per inciso, quota 70 dollari sarà una bella scuola di formazione per l’Eni, che Descalzi vuole trasformare da conglomerata a oil major, e per la costola Saipem in cerca di un nuovo padrone). Il ragionamento generale vale per i paesi importatori come l’Italia che riprende competitività, non per i produttori come Russia, Iran, Nord Africa, Venezuela, che a quota 70 vedono sbriciolarsi i bilanci pubblici. Gli Usa fanno storia a se: soffrono sul fenomeno dello shale oil e gas, ma ridono di più per una congiuntura risanata. Anche la Russia è un discorso a parte: i prezzi attuali costano a Mosca 90 miliardi di dollari, il doppio delle sanzioni per la Crimea. E schiantano il rublo, per la gioia dei grandi esportatori e la pena dei cittadini. Per molti italiani, conta soprattutto il prezzo della benzina. Da luglio è sceso solamente di 0,13 euro a 1,70 al litro.