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 2014  dicembre 01 Lunedì calendario

PALTRINIERI: «IN ITALIA IL NUOTO È STRESS, MEGLIO L’AUSTRALIA»

Quando Gregorio Paltrinieri era in Australia, ad «assaggiare altri mondi», ha passato un giorno intero tra graffitari e band di strada: «Mai sentito così libero, in acqua e fuori». Il campione europeo di 1500 e 800 metri si rituffa nei Mondiali in vasca corta e si prepara alle Olimpiadi 2016. Con la voglia di scappare.
Quanto è stato traumatico il rientro dall’Australia?
«Mi sono trovato così bene che non è stato semplice venire via. Un mese lì mi sta stretto, ma lo considero un assaggio. Come ho più volte detto: le Olimpiadi di Rio sono troppo vicine per le rivoluzioni. Dopo non mi tiene nessuno».
Cosa c’era a Melbourne di così diverso?
«Temo che le due realtà non siano proprio comparabili. Io mi sono sempre trovato bene a Ostia, al Centro Federale, e sono felice di avere Stefano Morini come allenatore. Purtroppo sono più in sintonia con la mentalità che ho visto in Australia. È soggettivo, non voglio dettare metodi».
Faccia degli esempi.
«In Italia il nuoto è vissuto come uno sport individuale, là no. Qui ogni volta che entro in vasca l’unico approccio possibile è superarsi, là sono sereni. Evidentemente il condizionamento è ben radicato perché appena tornato ho ripreso le abitudini di casa e le sfide continue con il mio compagno di allenamenti Detti. Qui sono in ritiro quasi costante, là ero più libero perché le attività extra piscina sono sponsorizzate. Qui vengono considerate una perdita di tempo. In Australia sono andato a yoga, a pugilato, si usciva in gruppo. Era una condivisione, da noi è sempre competizione».
L’Australia però ha avuto diversi problemi con la Nazionale: casi di nonnismo, sonniferi distribuiti per scherzo.
«Immagino che quel tipo di approccio possa portare all’eccesso, la convivenza costante spinge alla goliardia oltre i confini leciti. Non so come siano nati i loro guai, ma dove stavo, al Vicentre Club, non si respirava certo quell’aria. E poi c’era lo psicologo a disposizione».
Scusi, ma non c’è anche da noi?
«Io in tre anni e mezzo non l’ho mai visto. Ci dicono che quella figura è a nostra disposizione, ma là è come andare a farsi i massaggi, qui se chiedi lo psicologo sembri uno che ha dei problemi».
È rimasto incantato. Ma non si possono importare le caratteristiche migliori anche in Italia?
«No, non c’è l’ambiente giusto. Non si riesce e non si riuscirà. Gestione troppo centralizzata in acqua e fuori. Prendiamo i lavori: qui si punta sui carichi. In Italia sotto i 20 km al giorno non vado, là viaggiavo intorno ai 14 però stavo molto più attento al dettaglio».
Ne ha parlato con il suo tecnico?
«Non c’è stato bisogno, in questo scambio anche lui ha passato una settimana a Melbourne e insieme abbiamo convenuto di mantenere qualche abitudine australiana per l’inverno. Però so che è una parentesi. E non si tratta del mio tecnico, che è pure molto aperto, ma del movimento: siamo sempre convinti che il nostro modo di fare sia il migliore».
In questo periodo l’esperienza all’estero nel nuoto va di moda.
«Come minimo serve ad aprire gli orizzonti».
Che da noi sono stretti?
«È un problema europeo, non solo italiano. Si innova poco, si controlla troppo. O sarò io che sono insofferente alla monotonia».
C’è chi in passato ha provato drastici cambi ed è tornato indietro. Rosolino compreso.
«Non credo che mi succederebbe. Sento tanti dire: “La mia Australia è qui”. E allora giusto che stiano a casa, anche se questa carriera è troppo breve per non tentare strade nuove».
Si tuffa nei Mondiali in vasca corta nonostante non abbia preparato la distanza. Voglia di medaglie?
«Si tratta sempre di nuotare, 25 o 50 metri è uguale e le medaglie aiutano: gli ori europei mi sembrano già lontanissimi».
Che pensa del doping nascosto di Sun Yang?
«Che l’hanno gestito davvero male. Il cinese è evidentemente il più forte di tutti, non credo abbia bisogno di extra. Se ha fatto un errore era meglio dichiararlo, pagare e andare avanti. Così non ci ha fatto una grande figura».
Quando lo rivedrà lo considererà diversamente?
«Ma no, sarà la solita sfida contro il migliore».
Il nuoto non brilla per correttezza. I russi fermati in massa, ora Yang...
«Un tempo credevo fosse uno sport pulito, ma comincio ad avere dubbi: se mi trovassi sopra un podio tra Sun Yang e Mellouli, entrambi trovati positivi in passato, mi farei delle domande».