Notizie tratte da: Eric H. Cline # 1177 a.C. Il collasso della civiltà # Bollati Boringhieri Torino 2014., 1 dicembre 2014
Notizie tratte da: Eric H. Cline, 1177 a.C. Il collasso della civiltà, Bollati Boringhieri Torino 2014
Notizie tratte da: Eric H. Cline, 1177 a.C. Il collasso della civiltà, Bollati Boringhieri Torino 2014.
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• L’Età del Bronzo nell’Egeo, in Egitto e nel Medio Oriente, durata quasi duemila anni, dal 3000 a.C. circa al 1200 a.C., o poco dopo.
• Carol Bell, una studiosa inglese, ha recentemente osservato che «l’importanza strategica dello stagno nella tarda Età del Bronzo... non era probabilmente molto diversa da quella del greggio oggi».
• I «Popoli del Mare», che attaccarono l’Egitto: i Peleset, i Tjekker, i Shekelesh, i Shardana, i Danuna e i Weshesh. Non si sa da dove venissero, forse si spostavano continuamente da un luogo all’altro, invadendo al loro passaggio paesi e regni. Secondo i testi egizi, si installarono in Siria prima di scendere sulla costa di Canaan (che comprende una parte della moderna Siria, del Libano e di Israele) e intorno al delta del Nilo in Egitto.
• Il 1177 a.C., l’ottavo anno del regno del faraone Ramses III.
• I Popoli del Mare venivano rappresentati con copricapo piumati e un drappello che sfoggia turbanti, altri ancora indossavano elmetti muniti di corna o andavano a capo scoperto. Alcuni portavano barbe appuntite e altri si vestivano con corti gonnelli, a torso nudo oppure con una tunica, altri erano privi di barba e baffi e indossavano abiti più lunghi. Armati di affilate spade di bronzo, di aste di legno con punte di metallo sfavillante, e archi e frecce, veleggiavano a bordo di navi o si spostavano su carri e bighe. A volte i guerrieri arrivavano soli, altre volte erano accompagnati dalle famiglie.
• Le grandi potenze dell’epoca, gli Ittiti, i Micenei, i Cananei, i Ciprioti e altri, caddero l’una dopo l’altra al passaggio dei Popoli del Mare.
• Khatti, la terra degli Ittiti, situata sull’altopiano interno dell’Anatolia (l’antico nome della Turchia), vicino alla moderna Ankara. Il suo impero si estendeva dalla costa egea a ovest fino alle regioni della Siria settentrionale a est.
• Qode, situata probabilmente in quella che è ora la Turchia sud-orientale.
• Karkemish, un noto sito archeologico.
• Tra i Popoli del Mare: i Danuna, a lungo identificati con i Danai di Omero, un popolo dell’Età del Bronzo dell’Egeo; i Shekelesh, forse provenienti dalla Sicilia, e i Shardana, dalla Sardegna; ecc.
• I Peleset dei Popoli del Mare coincidono quasi senza dubbio con i Filistei, che, secondo la Bibbia, provenivano da Creta.
• Merenptah, noto agli studiosi dell’antico Medio Oriente soprattutto come il faraone che per primo utilizzò il termine «Israele» in un’iscrizione, risalente al 1207 a.C. Questa iscrizione è il primo contesto in cui viene citato il nome di Israele fuori dalla Bibbia.
• La pratica generale dell’epoca era quella di tagliare le mani di un nemico ucciso, come prova della propria attendibilità e in vista degli onori per la vittoria.
• Nel 1177 a.C., come già nel 1207 a.C., gli Egizi uscirono vittoriosi dalla battaglia contro i Popoli del Mare.
• Gli Hyksos, i temuti invasori dell’Egitto. Invasero l’Egitto per la prima volta nel 1720 a.C., un quarto di millennio prima dell’epoca di Thutmose III, e vi rimasero per circa duecento anni, fino al 1150 a.C. All’epoca della loro invasione, l’Egitto era una delle potenze più stabili del Medio Oriente antico. Le piramidi di Giza, costruite durante la Quarta Dinastia, nel periodo dell’Antico Regno, esistevano già da mille anni.
• L’invasione degli Hyksos provocò la caduta del Regno Medio
(2134-1720 a.C. circa). Il loro successo fu probabilmente il risultato di un vantaggio nella tecnologia militare e nella capacità di sferrare l’attacco iniziale: possedevano archi perfezionati
in grado di lanciare le frecce molto più lontano degli archi tradizionali e avevano anche carri condotti da cavalli, di cui non c’era ancora l’equivalente in Egitto.
• Dopo la conquista, gli Hyksos governarono l’Egitto, soprattutto dalla capitale Avaris, sul delta del Nilo, durante il cosiddetto Secondo periodo intermedio (dinastie quindici-diciassette) per quasi duecento anni, dal 1720 al 1550 a.C. È uno dei pochi momenti, tra il 3000 e il 1200, in cui l’Egitto fu retto da stranieri.
• La Diciottesima Dinastia egizia, iniziata da Ahmose, figlio di Kamose, che inaugurò il periodo del Nuovo Regno. Avaris e il resto dell’Egitto furono ricostituiti e la città stessa fu ribattezzata. All’epoca di Hatshepsut e Thutmose III, circa sessanta anni dopo, nel 1500 a.C., era conosciuta col nome di Peru-nefer.
• Zimri-Lim, re di Mari, sul lato occidentale del fiume Eufrate, che governò nel 1750 a.C. circa. Aveva ordinato che venisse costruita una casa del ghiaccio sulle rive dell’Eufrate, che doveva essere utilizzata specificamente per immagazzinare il ghiaccio raccolto durante l’inverno sulle montagne innevate, per poterlo poi utilizzare nei caldi mesi estivi e per le sue bevande estive, a base di vino, birra e bibite d’orzo fermentate, addolcite con succo di melograno o con un tipo di anice simile alla liquerizia.
• Caphtor (o Kaptaru) era il nome mesopotamico e cananeo per Creta, che gli Egizi avrebbero poi chiamato Keftiu.
• Quando Zimri-Lim, re di Mari, mandò da Creta un paio di scarpe di fattura minoica in dono al re Hammurabi di Babilonia, ma vennero restituite, forse perché non calzavano al piede del sovrano.
• I Minoici di Creta erano in contatto con numerose terre del Medio Oriente antico durante l’Età del Bronzo media e tarda, almeno a partire dal 1800 a.C.
• La civiltà minoica, così battezzata dall’archeologo Sir Arthur Evans all’inizio del Novecento. Non si sa con certezza come essi chiamassero se stessi. Fondarono una civiltà a Creta durante il terzo millennio a.C., che durò fino al 1200 a.C. Il nome deriva dal re Minosse della leggenda greca, che si dice governò Creta nei tempi antichi.
• Verso il 1700 a.C. circa, quando l’isola di Creta fu sconvolta da un terremoto devastante, che rese necessaria la ricostruzione dei palazzi a Cnosso e in altre località. Ma i Minoici si ripresero in fretta e prosperarono ancora come civiltà indipendente, fino a quando, a partire dal continente greco, i Micenei invasero l’isola nella seconda metà del secondo millennio e Creta continuò sotto il governo miceneo, fino al crollo, nel 1200 a.C.
• Le galopetres, «pietre di latte». Le donne greche che avevano
partorito o stavano per partorire indossavano queste «pietre di latte», con inciso un simbolo.
• Khyan, uno dei più noti re Hyksos, che aveva governato durante i primi anni del VI secolo a.C.
• Durante il regno di Hatshepsut, nel XV secolo a.C., fu costruita la prima tomba nelle cui pitture murali fa la sua comparsa il popolo egeo. In questi affreschi sono raffigurati i Minoici, spesso accompagnati da oggetti e iscrizioni che dimostrano la provenienza da Creta.
• All’epoca di Tutmose III, quando esistevano contatti, probabilmente diretti, tra la Creta minoica e il Nuovo Regno d’Egitto.
• Hatshepsut, la più giovane figlia di Thutmose I e della regina Ahmose, e lei stessa faraone. Fu lei a inaugurare la Diciottesima Dinastia aprendo la strada ai rapporti globalizzati e, servendosi della diplomazia anziché della guerra, impose il prestigio egizio a livello internazionale.
• Hatshepsut sposò il suo fratellastro, Thutmose II, in un matrimonio combinato inteso ad aiutare il ragazzo, il quale aveva sangue reale soltanto per metà, perché sua madre non era regina, bensì donna di corte di rango minore. Ebbero una figlia, ma Thutmose II generò un maschio con una delle donne del suo harem, e il bambino venne educato come Thutmose III.
• Quando Thutmose II morì accidentalmente, il figlio non aveva ancora l’età per governare da solo. Hatshepsut quindi diventò temporaneamente reggente in suo nome. Quando giunse il momento di restituirgli il trono, rifiutò di farlo e governò per più di vent’anni.
• Hatshepsut, che ne due decenni di regno cominciò a indossare la tradizionale falsa barba faraonica e altri accessori di prammatica e vestiti maschili, con un’armatura per dissimulare il seno e gli attributi femminili. Cambiò anche il nome, prendendone uno con una desinenza maschile anziché femminile, per cui diventò «Sua Maestà Hatshepsu».
• La mummia di Hatshepsut, che si trovava in una tomba nota come KV60 (per «King Valley», Valle dei Re, tomba 60), invece che nel suo sepolcro personale (KV20), che è situato in un altro punto della valle. Fu una delle poche donne a essere sepolte in questa valle riservata all’élite, di solito destinata ai re maschi d’Egitto.
• Hatshepsut, che molto probabilmente durante la vecchiaia soffrì di obesità, di problemi ai denti e fu malata di cancro.
• Nella sua ottava campagna, durante il suo anno 33 (nel 1446 a.C. circa), Thutmose III, come suo nonno prima di lui, lanciò sia una campagna di terra che un assalto per mare contro il regno dei Mitanni, sconfiggendoli.
• Gli Ittiti, conosciuti dagli studiosi della Bibbia, perché citati nell’Antico Testamento, dove sono uno dei numerosi popoli che portano il suffisso in –iti che vivevano nella terra di Canaan durante la fine del secondo millennio a.C. Avevano numerosi rapporti con gli Ebrei/Israeliti e alla fine ne furono soggiogati.
• Le due immense statue all’ingresso del tempio funerario di Amenofi III a Kom el-Hetan erano, e sono ancora, chiamati i colossi di Memnon, in seguito a un’identificazione errata con Memnon, un mitico principe etiope ucciso a Troia da Achille. Ogni statua rappresenta Amenofi III seduto, il faraone che governò l’Egitto tra il 1391 e il 1353 a.C.
• La “Lista egea”, un elenco di 15 nomi trovato sul piedestallo di una delle cinque statue del tempio funebre di Amenofi III. Solo due dei nomi della Lista egea erano già noti agli scribi egizi e ai moderni egittologi: Keftiu, che era la parola egizia per l’isola di Creta, e Tanaja, che probabilmente era la parola egizia per il continente greco.
• Primo della lista, dopo i titoli di Keftiu (Creta) e Tanaja (la terraferma greca), venivano alcuni nomi di importanti siti minoici di Creta, compreso Cnosso e il suo porto di Amnisos, seguiti da Festo e Cidonia, elencati in un ordine che andava da est a ovest. Tutti possedevano un palazzo minoico oppure, nel caso di Amnisos, fungevano da porto per un vicino palazzo minoico. Successivamente, nella lista ci sono le isole di Citera, situata a metà strada tra Creta e il continente greco, e poi importanti regioni e siti micenei e regioni sulla terraferma greca, come Micene e il suo porto di Nauplia, la regione di Messenia e forse la città di Tebe in Beozia. Ultimi nella lista sono alcuni nomi della Creta minoica, questa volta in ordine inverso, da ovest a est, che comprendono di nuovo Amnisos.
• Akhenaton, il successore di Amenofi III, che probabilmente aveva avuto il ruolo di co-governante con suo padre per alcuni anni prima della morte di questi, nel 1353 a.C. Subito dopo aver assunto il potere, Akhenaton mise in atto quella che viene chiamata la «rivoluzione di Amarna». Fece chiudere i templi dedicati a Ra, Amon e agli altri dèi principali, si impossessò dei loro immensi tesori e creò per se stesso un potere senza pari, come capo assoluto del governo, dell’esercito e della religione. Condannò il culto di tutte le divinità egizie, tranne Aton, il disco del sole, che lui, e lui solo, poteva adorare direttamente.
• Le cosiddette Lettere di Amarna, iscritte su tavolette di argilla, che una contadina in cerca di combustibile trovò accidentalmente nel 1887, nella località moderna di Tell el-Amarna, dove si trovano le rovine della città un tempo chiamata Akhetaten. Si tratta di una vera e propria messe di lettere inviate a re e governatori con i quali sia Amenofi che suo figlio Akhenaton ebbero rapporti diplomatici, compresi i signori ciprioti e ittiti e i re babilonesi e assiri. Le lettere erano scritte in accadico, la lingua franca diplomatica di quell’epoca, sempre utilizzata nelle relazioni internazionali, e consistono di quasi quattrocento tavolette d’argilla.
• Cipro, la fonte principale del rame per gran parte delle grandi potenze dell’Egeo e del Mediterraneo orientale durante la tarda Età del Bronzo.
• Nefertiti, moglie di Akhenaton, e suo figlio Tutankhaten, che cambiò il suo nome e governò utilizzando il nome con cui lo conosciamo oggi: Tutankhamon, o re Tut. Salì al trono d’Egitto a un’età giovanissima, quando aveva circa otto anni, e fu in grado di regnare per circa dieci, prima della sua morte prematura.
• In Egitto la pena per i furti nelle tombe era la condanna a morte tramite impalamento, ma questo non fermò i saccheggiatori.
• Quando Tut morì, lasciò vedova la giovane regina Ankhesenamon, che era anche sua sorella.
• Il relitto di Uluburun, che risaliva approssimativamente al 1300 a.C. Oggi si pensa che la nave possa aver iniziato il suo viaggio in Egitto o a Canaan e avesse fatto scalo a Ugarit, nel nord della Siria, e forse anche in un porto di Cipro. Si era poi diretta a ovest, attraverso l’Egeo, seguendo la linea costiera meridionale dell’Anatolia. Durante il viaggio, l’equipaggio aveva preso a bordo carichi di vetro grezzo, anfore per lo stoccaggio di orzo, resina, spezie e forse vino e quasi una tonnellata di stagno grezzo e dieci tonnellate di rame grezzo, che dovevano essere fusi per formare il bronzo.
• Una grande battaglia tra Egizi e Ittiti fu combattuta nel sito di Qadeš nel 1274 a.C. Questa battaglia rimane come una delle grandi battaglie dell’antichità e come uno dei primi esempi del mondo antico in cui fu deliberatamente utilizzata la disinformazione come misura per confondere il nemico.
• La battaglia di Qadeš, combattuta tra Muwattalli II di Hatti, che stava tentando di espandere l’impero ittita più a sud nella terra di Canaan, e Ramses II di Egitto, che era deciso a stabilire il confine a Qadeš, dove infine rimase stabile per parecchi decenni.
• Anni dopo, Ramses II sposò una delle figlie di Hattušili III (salito al trono ittita dopo Muwattalli) con una sfarzosa
cerimonia regale, cementando così i loro rapporti.
• Micene sul continente greco. Le sue imponenti mura fortificate, oggi ancora visibili, furono erette verso il 1250 a.C.
• La scoperta fortuita di un contadino, che portò alla luce la città e il regno di Ugarit, situati sulla costa settentrionale della Siria.
• Alcuni re di Ugarit: da Ammistamru I e Niqmaddu II, le cui lettere ad Amenofi III e ad Akhenaton si trovano nell’archivio di Amarna in Egitto, sino all’ultimo re, Ammurapi, che governò nella prima decade del XII secolo a.C.
• La popolazione ugaritica era sufficientemente agiata da inviare ogni anno tributi agli Ittiti, che consistevano in cinquecento sicli d’oro, lana tinta e abiti, oltre a coppe d’oro e d’argento per il re ittita, le regine e gli alti dignitari.
• Ugarit venne distrutta, in un modo quasi certamente molto violento, durante il regno del re Ammurapi, probabilmente tra il 1190 e il 1185 a.C. Non fu nuovamente abitata fino al periodo persiano, circa 650 anni dopo.
• Datando la sezione stratigrafica, utilizzando il radiocarbonio e servendosi di «riferimenti alle fonti antiche epigrafico-letterarie, sui re ittiti-levantini-egizi e sulle osservazioni astronomiche», gli archeologi dicono che sono stati in grado «di datare precisamente l’invasione dei Popoli del Mare» e di «offrire la prima cronologia esatta per questo periodo chiave della società umana»: intorno al 1192-1190 a.C.
• A Megiddo, nella valle di Jezreel, attuale Israele – il sito della biblica Armageddon – sono stati trovati gli strati di circa venti città, una sopra l’altra.
• Lachish era une delle città più grandi di tutta la regione di Canaan, con circa seimila persone che vivevano nel suo territorio e grandi templi e palazzi pubblici all’interno della città.
• Hattuša, la capitale degli Ittiti, che fu distrutta e abbandonata poco dopo l’inizio del XII secolo a.C. Gli archeologi hanno trovato «ceneri, legno bruciato, mattoni di fango, detriti formati dallo sbriciolamento di questi ultimi per il calore emanato dal combattimento». Ma non si sa chi abbia distrutto la città.
• A Pilo, la distruzione del palazzo, che in un primo tempo gli archeologi avevano datato al 1200 a.C., ora si fa risalire al 1180 circa, in base all’attribuzione di una nuova datazione dei vasi trovati tra le rovine. Si pensa che la distruzione sia stata provocata dalla violenza umana, in parte perché ci sono molte tracce di incendi negli ultimi livelli del sito; in seguito il luogo venne abbandonato.
• Micene fu distrutta verso la metà del XIII secolo a.C., nel 1250 circa, probabilmente a causa di un terremoto. Ci fu anche una seconda distruzione, nel 1190 a.C. circa., o poco dopo, la cui causa è sconosciuta, ma che di fatto segnò la fine della città come potenza internazionale.
• Gli Egizi avevano concluso bene il XIII secolo, dopo aver sconfitto la prima ondata dei Popoli del Mare durante il regno di Merenptah, nel 1207 a.C. Il XII secolo era cominciato in modo tranquillo, con il governo di Seti II e poi con la regina Tausert, ma quando salì sul trono Ramses III, la situazione si stava facendo agitata.
• Nel quinto anno del governo di Ramses III, e poi di nuovo nell’undicesimo, il faraone combatté importanti guerre con i vicini libici. Nel frattempo, nell’ottavo anno, combatté battaglie contro i Popoli del Mare. Poi, nel 1155, dopo aver regnato trentadue anni, fu probabilmente assassinato.
• Ramses III, che dall’autopsia fatta nel 2012 sulla sua mummia pare sia stato ucciso con un taglio alla gola. Durante il processo di imbalsamazione, un amuleto protettivo con l’occhio di Horus venne collocato nella ferita, per protezione o per risanamento, anche se era troppo tardi per aiutare il re. Inoltre, gli fu messo uno spesso collare di lino intorno al collo per nascondere la ferita lunga 70 millimetri.
• La proposta avanzata da Israel Finkelstein, dell’Università di Tel Aviv, sulle molte possibili prospettive per spiegare gli ultimi giorni della tarda Età del Bronzo: la migrazione dei Popoli del Mare non fu un evento unico, bensì un lungo processo che comportò diverse fasi. Il primo stadio ebbe inizio nei primi anni di Ramses III, nel 1177 a.C., e l’ultimo è finito durante la dinastia di Ramses VI, nel 1130 a.C.
• Ipotesi del crollo dei sistemi alla fine della tarda Età del Bronzo: 1) il collasso dell’organizzazione amministrativa centrale; 2) la scomparsa della classe dirigente tradizionale; 3) il collasso dell’economia centralizzata; 4) nuovi insediamenti e un declino della popolazione (teoria di Renfrew).
• La caduta di una parte del sistema avrebbe potuto anche avere un effetto domino, in grado di provocare collassi in altre regioni. Il conseguente «collasso dei sistemi» potrebbe aver causato la disintegrazione di una società dopo l’altra, in parte anche a causa della frammentazione dell’economia globale e dell’allentarsi delle connessioni da cui le diverse civiltà erano dipendenti.
• Ci sono alcune civiltà separate che fiorirono tra il XV e il XIII secolo a.C. nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale, dai Micenei ai Minoici agli Ittiti agli Egizi, i Babilonesi, gli Assiri, i Cananei e i Ciprioti. Erano tutte indipendenti, ma interagivano tra loro, soprattutto attraverso le rotte internazionali del commercio.
• Molte città furono distrutte e, nel 1177 circa, o poco dopo, finirono le civiltà e la vita della tarda Età del Bronzo così come erano state sperimentate dagli abitanti nell’Egeo, del Mediterraneo orientale, dell’Egitto e del Medio Oriente.
• Non sono state trovate prove inequivocabili su chi o cosa abbia provocato questo disastro, che ebbe come conseguenza il collasso di queste civiltà e la fine della tarda Età del Bronzo.
• Si potrebbe dire che il 1177 a.C. sia la fine della tarda Età del Bronzo come il 476 d.C. fu la fine di Roma e dell’Impero Romano d’Occidente.