Massimo Rebotti, Corriere della Sera 1/12/2014, 1 dicembre 2014
MONETE - I
mondi non potrebbero essere più distanti, Berlusconi e Micromega , ma le parole sull’euro ora sono le stesse. Il Cavaliere, nel suo ritorno in piazza a Milano, ha parlato della necessità «di creare una seconda moneta, recuperando parte della nostra sovranità monetaria»: per far respirare l’economia — ha sostenuto — e liberarsi in patria dai vincoli europei. L’ipotesi avanzata dal leader di Forza Italia («anche noi — ha detto ai militanti — abbiamo delle idee sull’euro») è analoga a quella che un gruppo di economisti di sinistra — da Luciano Gallino a Stefano Sylos Labini — sta propugnando con appelli (sulla rivista Micromega ) e convegni: «Per uscire dalla crisi e dalla trappola del debito — si legge — proponiamo di rilanciare la domanda grazie all’emissione gratuita da parte dello Stato di Certificati di credito fiscale. In questo modo si creerebbe una moneta nazionale complementare all’euro, e di conseguenza nuova capacità di spesa, senza però generare debito».
Dopo il fronte che chiede l’uscita dall’euro tout court (Lega, Movimento Cinquestelle, Fratelli d’Italia) ecco quindi una seconda opzione, più «morbida», ma sempre sintonizzata su quel vento anti euro che, secondo i promotori, soffia in tutto il continente. Per Forza Italia l’idea risponde, oltre alle ragioni economiche che l’avranno suggerita, anche a necessità politiche: la concorrenza di Matteo Salvini è incalzante e apparire come difensori della moneta unica di questi tempi non conviene. Per la sinistra lo scetticismo è una novità. Esclusiva fino a poco tempo fa di piccoli gruppi, il dubbio ha fatto strada se anche Stefano Fassina, che fu viceministro all’Economia con Letta, ha parlato di «superamento» della moneta unica. Il presidente del suo partito, Matteo Orfini, lo ha redarguito: «In Europa quella è la linea dell’estrema destra». Ma in politica i confini sull’euro sono ormai sempre più mobili, se perfino Berlusconi e Micromega dicono cose simili.