VARIE 30/11/2014, 30 novembre 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - OLIVE COME DIAMANTI
ROMA - L’anno nero delle olive italiane si può riassumere in un’equazione matematica: pioggia estiva uguale clima caldo umido, uguale habitat perfetto per la mosca dell’oliva, uguale anticipo della raccolta per sfuggire al parassita, uguale minore resa e qualità a rischio. Risultato: una campagna olearia drammatica da sole 300mila tonnellate di olio contro le 464 mila indicate dall’Istat per il 2013, circa il 35% in meno rispetto allo scorso anno, secondo le stime Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo), con un impatto inevitabile sui prezzi schizzati del 40 per cento in una sola settimana, come afferma Coldiretti sulla base delle rilevazioni alla borsa merci di Bari.
INCHIESTE L’anno nero dell’olio italiano
Allarme furti. Ma l’associazione degli agricoltori lancia l’allarme anche rispetto a un altro preoccupante fenomeno, ossia quello dei furti nelle campagne, dove i ladri rubano dalle olive ai fusti di extravergine, con centinaia di quintali di prodotto spariti dalle aziende e dagli uliveti. L’associazione dei coltivatori diretti denuncia veri e propri raid di squadre organizzate, che in un’ora riescono a raccogliere oltre un quintale di olive, mentre trafugare una cisterna piena di olio può portare un bottino di oltre 200mila euro. "Nel giro di pochi giorni - sottolinea la Coldiretti - le forze dell’ordine hanno effettuato decine di arresti ma i tentativi di furti continuano, tanto da aver spinto alcuni agricoltori ad organizzarsi con ronde, mentre altri si sono affidati a istituti di vigilanza, con i camion che trasportano l’extravergine scortati dalla polizia".
Olive come diamanti dunque, scortate contro il moltiplicarsi dei tentativi di furti che sono ora all’ordine del giorno dell’analisi dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare promosso dalla Coldiretti anche perché il prodotto sottratto alimenta una filiera illegale che provoca danni economici ma anche rischi per la salute.
Ad essere colpite sono particolarmente le campagne pugliesi dove si concentra la maggioranza della produzione italiana, ma non solo. In provincia di Foggia una banda di bulgari si era organizzata per ripulire gli uliveti della zona di Cerignola, prima di essere fermata dalle forze dell’ordine. Poco distante operavano altre due squadre, travolta composte da rumeni, anch’essi sorpresi a "ripulire" alberi di olive. Stessa dinamica, ma con italiani protagonisti, nei territori di Bari e Barletta, dove sono finiti in manette cinque persone, che in due distinti colpi hanno portato via 5 quintali di olive. Ladri in azione anche nel Trapanese, dove otto persone hanno cercato di rubare addirittura all’interno di un terreno confiscato alla mafia ma sono state sorprese dai carabinieri. Ma i furti non hanno risparmiato neppure il resto della Penisola. In Liguria gli agricoltori sono stati costretti a organizzarsi per difendere le preziose olive taggiasche, vanto della Riviera di Ponente, dalle mani dei banditi. E pure nelle Marche, nel Maceratese, due persone sono state arrestate dopo ave rubato oltre cinquanta chili di olio.
Considerata la gravità del fenomeno, Coldiretti ha chiesto alle Prefetture sul territorio un intervento per il pattugliamento delle strade più sensibili, per proteggere il transito di tir con a bordo cisterne di olio extravergine, e una più massiccia presenza di forze dell’ordine nelle campagne. Ma si pensa anche all’installazione di videocamere negli uliveti che in Italia contano su un patrimonio di circa 250 milioni di piante su 1,1 milioni di ettari di terreno.
Cali dei raccolti regione per regione. Una situazione determinata dall’aumento delle quotazioni che, come abbiamo già accennato, hanno raggiunto la cifra record di 7 euro al chilo alla borsa merci di Bari per effetto del crollo della produzione nazionale. A pesare sul risultato nazionale sono Puglia e Calabria per le quali si attende una produzione decurtata di più di un terzo rispetto allo scorso anno. A mitigare, in parte, tale risultato c’è la Sicilia la cui flessione è attesa a meno 22 per cento. Ma è in tutto il Sud che si attendono cali a due cifre con punte di meno 45 per cento per Basilicata e Abruzzo e meno 40 per cento per la Campania. Nel Centro Italia ed in Liguria si attende una produzione quasi dimezzata e anche nelle regioni del Nord si prevedono quantitativi molto al di sotto dello scorso anno. In questo quadro fanno eccezione la Sardegna, dove si stima un aumento del 30 per cento rispetto ad un 2013 di scarsissima produzione, e il Piemonte, con un incremento del 40% anche se parametrato a quantitativi limitati.