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 2014  novembre 29 Sabato calendario

LA CADUTA PIÙ AMARA DELLA REGINA DEL GHIACCIO

È complice, Carolina. Complice d’amore, ma non per questo meno dannata. Quattro anni e tre mesi di squalifica dall’antidoping del Coni per la Kostner pattinatrice di Ortisei, 27 anni e una vita sul ghiaccio per incendiare l’orgoglio di una nazione. La fidanzata d’Italia non è più ragazza da maritare a un paese. Eppure per un paese è caduta, s’è rialzata, ha lottato, sanguinato e vinto. E ha mentito, anche, per l’uomo che in troppe notti buie le dormiva accanto eppure distante, chiuso sotto una tenda a respirare demoni. Ha detto bugie per coprire il suo ex Alex Schwazer, un anno più di lei e altoatesino pure lui, ma per il resto un mondo alla rovescia: marciatore (oro a Pechino 2008 nella 50 km), frequentatore delle piste e dell’asfalto, atleta per stagioni estive e sotto il sole. Le viti difficili, ma innamorate. Fino a quando lui non le nasconde Epo nel frigorifero. Fino a quando, quel giorno maledetto di luglio 2012 a poche ore dalla partenza per le Olimpiadi di Londra, Carolina apre la porta del loro rifugio a Oberstdorf e dice: no mi dispiace Alex qui non c’è, no quella non è la sua auto, anzi aspetti che glielo passo al telefono il mio fidanzato, che come vi ha detto per la reperibilità si trova a Racines. Falso. Alex era lì dentro, in casa, a trattenere il respiro, dietro la voce tremante di lei. Amore omertoso.
La versione di Carolina, dell’amore. Sbagliata per legge, ma umanamente facile da capire. Alex invece, due anni dopo, a squalifica in corso (e che scadrà a gennaio 2016), di quel giorno dice tutto il contrario. Prima la mette in mezzo, poi la smentisce e anzi la inchioda, allineandosi con la tesi dell’ispettore dell’agenzia andidoping Wada che bussò alla loro porta. Alla fine è Carolina che mentì: favoreggiamento e omessa denuncia. Lei paga, come fosse una drogata. Come fosse lei la drogata. «Una squalifica così non viene comminata nemmeno a chi ha fatto veramente uso di doping. Lascia esterrefatti» dice il suo avvocato, Giovanni Fontana. «Non ho ancora finito di leggere il provvedimento, ma di certo non ci aspettavamo una richiesta di pena così alta. A dire la verità non ci aspettavamo nemmeno un deferimento, perché riteniamo di non avere commesso nessun illecito. Qual è lo stato d’animo di Carolina? Ovvio che la richiesta non la renda assolutamente felice, ma vuole lottare fino in fondo per dimostrare la sua estraneità al doping e ai fatti contestati». Carolina adesso è a Dallas, per un’esibizione, e non cambia agenda. Pattina da professionista, la squalifica è invece sportiva (e non retroattiva). È la visione di lei, che cambia: cancellata per 51 mesi, l’angelo con le paillettes giù all’inferno. Adesso che il cerchio si era chiuso, professionalmente. Ora che Carolina, a tutti noi, aveva dato tutto, anche la medaglia olimpica. Quel bronzo a Sochi a febbraio scorso, la gemma che mancava nel suo tempio: a contare solo i titoli, 5 europei e 1 mondiale. Da quel luglio 2012 ai Giochi russi nessuno aveva chiamato Carolina a testimoniare. Solo adesso, dopo l’inchiesta della Procura di Bolzano, ora che Carolina ha lasciato le competizioni e pattina solo per se stessa, è una bugiarda. La fidanzata d’Italia ha tradito. Copione straziante, a tratti da fotoromanzo.
Sport e vita, tra ascese e capitomboli. Un’infanzia presto sul ghiaccio, poche parole, pomeriggi interminabili tra Ortisei e il silenzio di un collegio tedesco, a Oberstdorf, a parlare con la propria solitudine. Si allena col maestro Michael Huth. A Torino 2006 portabandiera azzurra ancor prima di essere campionessa. L’Olimpiade del battesimo è anche quella dei primi tonfi: a terra nel corto su una combinazione di tripli, nono posto finale. I dubbi. Nel 2009 va a Los Angeles alla corte di Frank Carroll ma non funziona, a Vancouver l’anno dopo è l’abisso: sbaglia tutto, specie nel libero, cade, 16esima. Lo stesso Coni, maldestramente, la scarica (l’ex numero uno dello sport, Petrucci: «Non è una campionessa»). La cognizione del dolore. La voglia di mollare, mille volte. Torna da Huth. Accanto a lei c’è anche Alex. Celestiali, biondi, silenziosi, lavoratori. La coppia dello sport. Operai di una cruda felicità. Carolina a una cosa sola pensa: ricostruire la gioia di pattinare. Liberarsi dal male di sbagliare.
Alla ricerca della leggerezza perduta. Della maturità: non vuole più essere la bambolina col gonnellino e i lustrini, ma la donna con l’orgoglio dei segni addosso. Triplo Lutz, triplo flip più triplo toeloop. Bolero di passione e ferite. Lei rimane in piedi, il suo fidanzato sprofonda nel baratro, quel giorno di luglio 2012. La conferenza stampa tra i singhiozzi di Alex, che chiede scusa anche a lei («Mi dispiace per Carolina, lei non sapeva niente», disse). Dopo molti mesi, anche Carolina riuscì a parlarne: «Sono molto arrabbiata per quello che è successo. Non condivido assolutamente quello che Alex ha fatto. È stato un grande errore. Negli ultimi anni l’ho visto soffrire. Lo ammiro per il coraggio che ha avuto nell’ammettere i propri errori davanti a tutto il mondo. Pagherà. È una brava persona. Spero trovi la sua strada. Adesso deve liberarsi dei demoni dentro». Lei ci prova, a liberarsi. Comincia a frequentare anche fuori dalla pista Tomas Verner, campione ceco, insieme si allenano con coach Huth. Lui invece rimugina, e ricomincia a marciare. Verso Rio 2016. E allora grazie e arrivederci Carolina, la fidanzata che per amore mentì.
Alessandra Retico, la Repubblica 29/11/2014