Ettore Bianchi, ItaliaOggi 29/11/2014, 29 novembre 2014
GAS DI SCISTO PURE IN SUDAFRICA
Un nuovo Eldorado energetico si affaccia in terra sudafricana. Se ne sono accorti i colossi petroliferi, che però si sono scontrati con quello che considerano un ostacolo da superare: la resistenza dei contadini del Karoo, una regione semidesertica dell’entroterra meridionale, che temono l’inquinamento dell’intera area.
La battaglia si combatte innanzitutto con i mezzi persuasivi.
Claude Vanqa, che per conto di Shell si occupa di relazioni con le comunità locali, percorre in lungo e in largo la zona con una camionetta aperta per incontrare gli abitanti di piccoli gruppi di case isolate. Ha già organizzato un centinaio di riunioni in un territorio che è grande quanto il Portogallo. L’obiettivo di Shell è sfruttare i giacimenti di gas su una superficie di 90 mila chilometri quadrati. Vanqa ha il compito di rassicurare la popolazione locale per poi convincerla ad accettare l’attività estrattiva, che dovrebbe essere la chiave di volta dello sviluppo di una regione arretrata. Anche perché, in base alle stime dell’Ufficio americano dell’informazione sull’energia, le riserve sudafricane di gas di scisto sarebbero all’ottavo posto nella classifica mondiale.
Uno degli elementi chiave è rappresentato dalla tecnica estrattiva, la fratturazione idraulica, che in molti paesi europei è vietata perché ritenuta pericolosa per le falde acquifere. Eppure le autorità politiche del Sudafrica hanno già dichiarato che lo sfruttamento del gas di scisto modificherebbe in senso positivo l’economia del paese, offrendo nuova energia a basso prezzo e creando un gran numero di posti di lavoro. La regolamentazione in materia sarà promulgata a fine gennaio dopo una consultazione pubblica. La speranza dei vertici di Pretoria è quella di assegnare le licenze esplorative a metà del 2015: ciò permetterebbe alle società energetiche già in prima linea (attualmente quattro, fra cui Shell e Chevron) di avviare le perforazioni nel 2016. Ma l’attesa è giudicata eccessiva da Shell, che già cinque anni fa aveva depositato una richiesta di licenza.
Sull’altro fronte, Doug Stern, membro dell’associazione agricola locale Agri Ec, guida la resistenza al progetto mobilitando l’intera regione. Anch’egli è impegnato in una corsa contro il tempo per convincere i contadini a opporsi all’estrazione di gas. Stern è stato negli Usa, dove la tecnica di fatturazione è impiegata su larga scala, a studiare il fenomeno ed è tornato con le idee chiare. Racconta di aver visto l’acqua color fango dall’odore nauseabondo, con gli agricoltori che piangevano dicendo che avevano perso tutto. A causa delle rare piogge e del piccolo numero di fiumi, l’approvvigionamento idrico della maggior parte delle città del Karoo (termine che nella lingua locale significa «terra della grande sete») dipende unicamente dalle nappe freatiche. Il timore è che si verifichino perdite nei futuri pozzi utilizzati da Shell per iniettare una sostanza costituita da acqua, sabbia e prodotti chimici che serve a spaccare le rocce fino a 4 mila metri di profondità.
La multinazionale anglo-olandese sostiene di avere ampie competenze per garantire la sicurezza e promette che non preleverà l’acqua usata dai contadini, ma troverà altre fonti, compreso l’Oceano Indiano che si trova a 200 chilometri di distanza. In caso di disagi, i diretti interessati verranno risarciti.
Accanto ai contadini si è schierato il miliardario sudafricano Johann Rupert, che possiede terreni nel Karoo e che ha annunciato il suo sostegno agli oppositori del gas di scisto. Egli ha fatto sapere che, in caso di via libera da parte del governo, farà ricorso in tribunale.
Ettore Bianchi, ItaliaOggi 29/11/2014