Gilberto Corbellini, Il Sole 24 Ore 29/11/2014, 29 novembre 2014
GUAI AD ALIMENTARE SOSPETTI SULLE VACCINAZIONI
Due vicende tra loro diverse rischiano di rinfocolare un magma, paludoso e ideologicamente inquinato, di sospetti nei riguardi delle vaccinazioni. Cioè della misura sanitaria che, con la potabilizzazione dell’acqua, nell’ultimo secolo e mezzo circa ha salvato il maggior numero di vite. Soprattutto bambini. Il decesso di vari anziani e il sospetto che possano essere morti a causa della somministrazione di un tipo di vaccino antinfluenzale, rischiano di allontanare da questa efficace misura di prevenzione le persone più a rischio. Aifa ha immediatamente e cautelativamente vietato l’uso dei vaccini contenuti nei lotti dai quali provenivano quelli somministrati alle persone decedute, e ne sta controllando la qualità.
In attesa che le indagini accertino definitivamente la sicurezza dei vaccini e le cause dei decessi, è opportuno ricordare che i vaccini prodotti oggigiorno sono i più sicuri e controllati di sempre. Le innovazioni tecnologiche acquisite a livello industriale consentono di purificare e controllare la sicurezza del prodotto nelle diverse fasi di preparazione, e prima di essere messo in commercio.
È possibile che i decessi siano stati dovuti alla vaccinazione, ma è più probabile che i vaccini non c’entrino nulla. Mentre i soliti politici guastatori provano a buttare benzina sul fuoco di timori irrazionali, va dato atto ad Aifa di governare questa come altre vicende con un’efficienza degna della mitica Fda (Food and Drug Administration).
È un peccato che il ministero e il Governo non sfruttino, per recuperare prestigio e affidabilità al Paese, i riconoscimenti anche internazionali che il lavoro fatto in questi anni da Aifa sta raccogliendo.
Andrebbe ricordato che ogni anno l’influenza uccide migliaia di persone, il 90% delle quali sono anziani, e che la vaccinazione antinfluenzale protegge nella misura di circa l’80%, evitando quindi migliaia di morti e gli ingenti costi dovuti ai ricoveri ospedalieri.
Nel frattempo, a Milano, un giudice di un tribunale del lavoro ha irresponsabilmente accolto la ridicola, oltre che falsa, tesi che un vaccino trivalente, cioè contro morbillo, parotite e rosolia, potrebbe causare l’autismo.
Bisogna non sapere cosa è l’autismo, cioè quali sono le disfunzioni neurologiche che lo causano e ignorare almeno quindici anni di ricerche per controllare e alla fine confutare questa tesi, se si arriva a pronunciare una sentenza così ingiusta. Episodi del genere gettano ombre sull’affidabilità e validità delle procedure utilizzate in Italia dai giudici per accertare i fatti e scegliere tra prove fondate e tesi del tutto immaginarie. Se questo è diritto!
Le risposte sociali alle vaccinazioni e la percezione dei rischi associati a questo intervento medico-sanitario sono una drammatica testimonianza di come la nostra psicologia ci induca facilmente a ragionare in modo fallace.
I vaccini normalmente si somministrano a persone che stanno bene, allo scopo di evitare che contraggano qualche agente infettivo e si ammalino gravemente. Fino a circa mezzo secolo fa era diffusamente percepita la minaccia delle malattie contagiose. Il vaiolo per millenni, poi il morbillo, la pertosse, la difterite, l’influenza e con l’età industriale anche la poliomielite facevano strage di bambini. L’influenza preferiva portarsi via, oltre ai bambini, soprattutto gli anziani.
Anche i cittadini erano positivamente disposti verso le vaccinazioni, che peraltro causavano più frequentemente di ora effetti collaterali anche molto gravi in quanto i vaccini erano meno purificati e controllati.
Fino a quando le malattie erano una minaccia percepita i governi non si facevano scrupolo a rendere obbligatoria e al limite coattiva la vaccinazione - è vero che i genitori esercitano la patria potestà sui bambini, ma se essi sono stupidi il governo ha un obbligo morale di evitare che dei pregiudizi ideologici mettano a rischio la sopravvivenza di persone che non sono in grado di decidere autonomamente.
Oggi che è diffusa l’impressione - alquanto imprudente - che le malattie infettive nel mondo occidentale siano sotto controllo, le vaccinazioni sono percepite solo come un rischio. E siccome si tratta appunto di somministrazioni che sono effettuate quando le persone stanno bene, richiede intelligenza e senso critico capire che si tratta comunque di un presidio per evitare che si torni a un tragico passato.
Inoltre, se dopo qualche tempo da una vaccinazione si manifestano malattie o morte, è intuitivo ovvero automatico, benché logicamente sbagliato, sospettare subito il fatto meno normale da poco accaduto, cioè un vaccino, che tra l’altro è già normalmente oggetto di diffusi timori sociali. Accusare i vaccini è la spiegazione più scontata e facile se si ragiona intuitivamente. E anche innocua. Perché credere qualcosa che “non è vero”, non ha alcuna conseguenza immediata. E se si accertasse che i quattro decessi non avevano nulla a che fare con i vaccini, la notizia non sarà di certo data con lo stesso risalto con cui invece sono stati fatti circolare quelli che sono solo sospetti.
Eppure sarebbe socialmente e moralmente più utile che i media e chi ha responsabilità politiche e di governo evitassero di assecondare le paranoie di chi ogni giorno e su ogni questione invoca aggressivamente che si seghino i rami della modernità, su cui per ora siamo ancora provvisoriamente seduti.
Gilberto Corbellini, Il Sole 24 Ore 29/11/2014