Giulia Zonca, La Stampa 29/11/2014, 29 novembre 2014
BUGIE PEGGIORI DEL DOPING PARADOSSO CAROLINA: PIÙ INGUAIATA DEL SUO EX
Nel giorno del giudizio Carolina Kostner è a Dallas, in America dove si sta costruendo una seconda carriera da coreografa. Ma prima di farlo vorrebbe salvare la prima.
Non è in fuga, solo che in Italia, famiglia a parte, non ha troppi legami e al momento deve affrontare pure le conseguenze di quelli andati a male. Dovrà difendersi dall’accusa di complicità e non si tratta di un teorema ma di pratici riscontri trascritti nelle 25 pagine degli atti che la riguardano, 19 di quei fogli sono dedicati alle incongruenze tra la sua testimonianza e quella dell’ex fidanzato Alex Schwazer. La fine di una storia d’amore elencate in otto punti. Un tradimento documentato.
Il paradosso è che nessuna delle contraddizioni riguarda l’atleta Kostner, ma tutte travolgono la tesserata Kostner. Per l’agenzia antidoping coprire chi bara è peggio che farsi di epo così Carolina rischia più di Schwazer. Lui ha preso tre anni e mezzo e aspetta lo sconto. A lei può andare peggio. I due hanno ancora in comune la manager ma il conflitto di interessi ormai è palese.
La procura ricostruisce la presunta copertura un minuto dopo l’altro anche perché ha una terza sponda a cui chiedere conferma: l’ispettore Wada. Non combacia l’ora del controllo. Per lei le 7 del mattino mentre i due facevano colazione, per lui le 9 del mattino mentre dormivano ancora. Lei sostiene che non era consapevole del precedente test, lui il contrario visto che il 13 luglio gli è stato prelevato il sangue mentre era a Oberstdorf alle 6 del mattino. Lei assicura che Schwazer non aveva le chiavi dell’appartamento lui smentisce. Lei è certa di non aver mai cenato con Didoni, l’ex tecnico tra i deferiti di giornata, lui garantisce che come minimo è successo una volta. Non sono sincronizzati sulla data in cui lei ha visto per la prima volta farmaci sospetti nel frigo, febbraio 2012 per una e luglio per l’altro.
Soprattutto lo scenario diverge totalmente sulle ore successive al controllo mancato. Nella versione Kostner, lei era infuriata e dopo aver mentito all’ispettore ha cacciato l’ex fidanzato di casa. Stessa scena vista da Schwazer e lei era «leggermente contrariata ma nessuno mi ha mai chiesto di andarmene». E l’incompatibilità aumenta. Carolina dice che Schwazer non poteva essersi reso conto della presenza degli ispettori rimasti in auto ad aspettare perché dalla casa non si vede quell’angolo di strada, ma lui chiarisce che li aveva visti eccome. Pure sulla famosa telefonata tra Schwazer e l’ispettore la regia è opposta. Carolina ricorda che è stata lei, esasperata, a chiamarlo e passare il telefono, l’altro ribadisce di aver insistito perché lei desse il cellulare all’uomo Wada.
Insomma lei mentiva per lui e per un insostenibili leggerezza dell’essere e lui ora ribalta le bugie per salvare il salvabile e gareggiare ai Giochi 2016. La giustizia sportiva ha delle regole, la complicità è una brutta bestia perché in altri casi può essere declinata al peggio quindi serve severità per sradicarla, ma la situazione qui è surreale. Kostner è stata superficiale, ma è meglio che Schwazer non si aspetti troppo tifo sulle strade di Rio.
Giulia Zonca, La Stampa 29/11/2014