Ferdinando Camon, La Stampa 29/11/2014, 29 novembre 2014
IL CRIMINE DELL’INDIFFERENZA
Ieri in Germania è morta una ragazzina di 23 anni, si chiamava Tugce, in coma da due settimane, perché il padre ha fatto staccare la spina. Era ormai irrecuperabile. Muore per un atto d’eroismo che commuove l’Europa: due settimane fa aveva preso le difese di due ragazzine minorenni, molestate davanti alla toilette di un fast-food a Offenbach da un gruppetto di bulli. I bulli hanno smesso, ma poi uno di loro ha aspettato di trovarla da sola e le ha sferrato un pugno in faccia, lei è caduta e ha sbattuto il cranio. Da lì comincia la sua morte.
Tutti dicono: «Diamole la croce al merito per il coraggio civile che ha mostrato». Sì, sarebbe bello e sarebbe giusto. Ma alla ragazzina spetta anche un altro atto di giustizia. Quando lei è intervenuta a difendere le bambine, le molestie andavano avanti ormai da mezz’ora e la scena si svolgeva in un fast-food: a quell’ora il fast-food era pieno di clienti, perché nessuno ha fatto niente? La polizia ha cercato quei clienti nelle riprese delle telecamere? Non come testimoni, no, ma come corresponsabili: vedevano tutto e, non muovendo un dito, han lasciato che tutto avvenisse.
Quando la povera Tugce è caduta e ha sbattuto il cranio, e ha perso coscienza, uno dei presenti ha chiesto a una cameriera di poter darle un bicchiere d’acqua, ma la cameriera ha risposto: «Faccia lo scontrino». Come si chiama quella cameriera? La polizia l’ha fermata? La sta interrogando? Ci liberiamo sempre di questi fattacci con la formula: «I colpevoli han fatto perdere le tracce», ma non è mai vero.
Anni fa a Pescara un ragazzo che usciva da un pub fu steso da un violento pugno in faccia, cadde a terra tramortito (poi morirà), tutti intorno continuavano la loro vita, una signora da un balcone sorseggiava la sua bibita, uomini e donne passeggiando scavalcavano il moribondo e proseguivano. Tutti a chiedere: «Chi è l’assassino?» Ma la polizia s’è chiesta: «Chi è quella donna che sorseggia una bibita guardando in faccia il morente? Chi sono questi cittadini che vanno e vengono sul marciapiede, alzando la scarpa per non urtare il moribondo?».
L’idea che c’è in questo atteggiamento, e che dovrebbe entrare anche nella mente di chi indaga sulla morte della giovane Tugce, è che l’indifferenza di chi assiste a un crimine è una concausa del crimine.
Chi fa un crimine in un luogo pubblico lo fa sapendo che può essere visto, ma che a chi lo vede non gliene frega niente. Cominciamo col combattere l’indifferenza, consideriamola parte del crimine. Sì, diamo la croce al merito a questa eroica ragazzina: un onore per lei e per i suoi parenti. Ma diamo un attestato di vergogna a quegli che han visto e han lasciato fare: un disonore per loro e per i loro famigliari.
(fercamon@alice.it)
Ferdinando Camon, La Stampa 29/11/2014