Gorgio Cuscito, Limes: Quel che resta dell’Italia 11/2014, 28 novembre 2014
NAPOLI, PERNO DEL CONTRABBANDO DI ‘BIONDE’
[Note alla fine]
1. IN ITALIA, SNODO FONDAMENTALE DEL traffico illecito di tabacco in Europa, Napoli è tornata a svolgere un ruolo centrale. Pari a quello che aveva tra gli anni Cinquanta e Ottanta, prima che nel decennio successivo le forze dell’ordine intervenissero in maniera decisa per contrastare il fenomeno. La crisi economica, in particolar modo in Campania, stimola la domanda di sigarette contraffatte e di contrabbando. Una manna per la camorra, che in questa regione gestisce storicamente questo traffico, forte degli scarsi costi operativi e della minore severità delle sanzioni rispetto a quello di droga e di esseri umani. Sessant’anni fa, il clan Mazzarella, uno dei più noti della città, iniziò proprio creando le «paranze» (gruppi associati) del contrabbando di «bionde», con una rete che andava da Posillipo a Santa Lucia e da Pozzuoli a Bagnoli. All’epoca, i marsigliesi importavano le sigarette dall’Algeria sulle coste tirreniche.
Il traffico illecito di prodotti a base di tabacco [1] è un business multimilionario, gestito da organizzazioni criminali e terroristiche che approfittano delle vulnerabilità geopolitiche, economiche, legislative e sociali dei singoli Stati per tracciare vere e proprie rotte intercontinentali del fumo. Nel 2013 il totale di sigarette illecite consumate nell’Ue è stato pari a 58,6 miliardi, circa sette in meno rispetto all’anno precedente [2].
Lo scorso anno la Campania è stata la regione italiana in cui questo traffico ha avuto la più alta incidenza (21,6%) [3]. A essere contrabbandate non sono più solo le sigarette originali, ma anche quelle contraffatte e, soprattutto, le illicit white. Le seconde sono prodotte e commerciate illegalmente da un soggetto diverso dal titolare del marchio originale; le ultime sono fabbricate legalmente in un certo mercato e poi contrabbandate in un altro dove la loro distribuzione legale è limitata o non autorizzata, solitamente perché non sono conformi agli standard qualitativi e logicistici. Nella maggior parte dei casi le confezioni sono molto simili a quelle dei marchi più noti, ma il loro commercio non viola la proprietà intellettuale altrui. Ciò significa che i contrabbandieri hanno un reato in meno di cui preoccuparsi. A questi prodotti si aggiunge il tabacco da fumo privo di marchio, venduto sfuso, o sotto forma di foglie sminuzzate, privo di etichettatura o avvertenza.
Sul versante tirrenico, Napoli è la provincia in cui nel 2012 si è registrato il maggior numero di confische, per un totale di circa 40 tonnellate di sigarette. Talvolta l’utilizzo dei dati sui sequestri può essere fuorviante, poiché indica i punti d’ingresso di prodotti non domestici, ma non spiega se le sigarette siano destinate all’Italia oppure ad altri paesi. L’industria del tabacco realizza regolarmente il cosiddetto «Studio sui pacchetti vuoti» (Eps, dall’inglese «Empty pack survey») che consente di stimare il numero di confezioni di sigarette non domestiche consumate su un dato territorio. Questo metodo deve essere utilizzato con attenzione poiché non tiene conto dei mozziconi, esclude il tabacco arrotolato e include gli acquisti legali, per esempio quelli effettuati da viaggiatori. In base alle statistiche della Federazione italiana tabaccai, a Napoli un pacchetto di sigarette su due è di provenienza illecita [4]. Oltre il 40% di illicit white raccolte in Italia è stato trovato nella città partenopea [5]. Tra le più note nel paese e soprattutto in Campania vi sono le Gold Mount, le Raquel e le Jin Ling, prodotte in Russia (ma dal nome cinese) e con un marchio molto simile a quello delle Camel. Recentemente si è assistito alla diffusione delle sigarette Em@il, provenienti dalla Cina e vendute a 2 euro a pacchetto.
Per introdurre questi prodotti vi sono due modi: evitare i controlli da parte delle autorità (contrabbando extraispettivo) o falsificare i documenti d’identificazione (contrabbando intraispettivo). La maggior parte dei carichi arriva a Napoli via mare a bordo di navi cargo o turistiche, nascosti dietro altre merci in container. La camorra è in contatto con organizzazioni criminali straniere, in particolare cinesi che trasportano soprattutto sigarette contraffatte e romene, impegnate nella vendita di quelle di contrabbando. Arrivati in Campania, i prodotti sono poi nascosti nei luoghi più disparati: box auto, zone agricole, sottoscala eccetera. Nei comuni a nord di Napoli, in particolare a Casoria, Galvano, Arzano, Afragola, Casavatore, Frattaminore, Cardito e Crispano, l’acquisto è agevole. I prodotti illeciti sono ampiamente disponibili nei mercati all’aperto e la vendita porta a porta è pratica usuale. Le forze dell’ordine hanno recentemente rilevato il ripristino della vendita su bancarelle disposte per strada, dove le sigarette sono camuffate con pacchetti di fazzoletti di carta. Questa tecnica sembrava caduta in disuso negli anni Novanta, quando è stato compiuto il massimo sforzo per contrastare il traffico illecito [6]. Generalmente lo smercio è affidato a ragazzi tra i venti e i trent’anni, che hanno lasciato lo spaccio di droga poiché per il contrabbando di sigarette le pene previste sono meno rigide [7].
Il ritorno del traffico illecito del tabacco in Campania è agevolato anche dalla crisi economica. Si pensi che nella regione nel secondo trimestre del 2014 il tasso di disoccupazione è stato del 20,4%, mentre nella provincia di Napoli nel 2013 ha raggiunto il 25,8% [8]. Ciò può spingere i cittadini appartenenti alle fasce più basse ad acquistare prodotti illeciti a un prezzo inferiore ma altamente nocivi pur di non rinunciare alle «bionde». Questi, infatti, sono realizzati con materiali scadenti e hanno il più delle volte livelli di nicotina e monossido di carbonio oltre la norma. Si pensi che lo scorso maggio, alcune «bianche illecite» sequestrate in Campania contenevano persino escrementi di topo [9].
Secondo le stime di Kpmg, nel 2012 nella regione l’incidenza dei consumi non nazionali superava il 50%. L’anno successivo ha subìto un progressivo calo, nel quarto trimestre è scesa al 4% e poi a dicembre è risalita al 22,5%. La forte oscillazione del traffico è stata determinata da tre fattori [10]. Il primo è l’intensificarsi delle attività delle forze dell’ordine. Si pensi all’operazione Wrong Smoke condotta dalla Guardia di Finanza, che nell’ottobre 2013 ha identificato 157 contrabbandieri e ha sequestrato 3 quintali di sigarette illegali [11].In quel caso il flusso proveniva via terra da Moldova, Romania, Bulgaria e Ucraina per opera d’individui dell’Europa dell’Est in collaborazione con elementi appartenenti alle «paranze» napoletane, alcuni dei quali si sono stabiliti in quei paesi. Il secondo fattore è il ritiro delle sigarette Classic, che in Ucraina erano soggette a contraffazione ed erano diventate un marchio illegale sempre più conosciuto. Infine, l’impatto del segmento super low (i pacchetti legali che costano da 4 euro in giù), che ha posto un freno al calo delle vendite sul mercato nazionale nell’ultima parte dell’anno. In sintesi, il traffico di «bionde» a Napoli è fortemente sviluppato, ma tradisce una notevole instabilità.
2. La città partenopea rappresenta in realtà la punta dell’iceberg. Il contrabbando di tabacco, infatti, caratterizza tutta l’Italia e proviene soprattutto da est, lungo due rotte. La prima, quella marittima, origina in Cina (epicentro mondiale per la produzione di sigarette contraffatte), passa per Singapore e Malaysia, attraversa il Medio Oriente (soprattutto Emirati Arabi Uniti, Egitto, Turchia) e infine approda in Europa via Grecia. La seconda, quella terrestre, parte da Russia, Ucraina e Bielorussia e s’immette nell’Ue dall’Est Europa. Nel 2013 nell’Unione Europea sono stati contrabbandati 19,6 miliardi di illicit white (2,5 in più rispetto al 2012), il 33% del totale smerciato illegalmente [12]. Nel 2012, in Italia queste hanno rappresentato il 72% delle sigarette confiscate dalla Guardia di Finanza. Si tratta di circa 2,8 miliardi di unità: l’Italia è stata seconda per consumo di «bianche illecite» dopo la Polonia [13]. Le più sequestrate sono state le Gold Mount (40 tonnellate). In calo invece l’incidenza delle sigarette contraffatte, che pure hanno avuto in passato un ruolo importante nel contrabbando di prodotti illeciti in Italia.
I motivi che pongono la penisola lungo le rotte del traffico internazionale di bionde sono semplici. Trovandosi al centro del Mar Mediterraneo, l’Italia è molto vicina all’Africa (da cui passano anche le rotte della droga) e allo stesso tempo è un agevole punto d’ingresso per i prodotti diretti in Gran Bretagna, Francia, Olanda e Belgio. Il nostro paese ospita, inoltre, importanti infrastrutture portuali che, come confermano i frequenti sequestri della Guardia di Finanza, sono ampiamente utilizzate dai contrabbandieri. Infine, qui operano organizzazioni criminali mafiose, che collaborano con quelle straniere per alimentare le rotte del traffico internazionale. Insieme alla camorra, la Sacra Corona Unita è maggiormente coinvolta rispetto a ’ndrangheta e Cosa nostra.
I porti di Napoli e Gioia Tauro sul Tirreno sono meta dei prodotti provenienti dalla Cina e dagli Emirati Arabi Uniti. Ancona, Bari, Brindisi, Trieste e Venezia sul Mare Adriatico ricevono soprattutto quelli dalla Grecia. Secondo Nomisma più del 50% dei prodotti sequestrati proviene da questi tre paesi [14]. Lo studio sui pacchetti vuoti rivelerebbe che la maggior parte di quelli raccolti in Italia proviene dall’Est Europa, in particolare Ucraina e Bielorussia.
3. Le conseguenze del contrabbando sono gravi. Esso ha serie ripercussioni sul piano sanitario, ostacola le politiche adottate dagli Stati per scoraggiare il consumo del tabacco e favorisce la diffusione di prodotti contraffatti, contenenti sostanze nocive. Inoltre, i suoi introiti spesso finanziano il traffico di droga, armi, esseri umani e attentati terroristici. Senza contare i danni per l’erario. Secondo la Federazione italiana tabaccai, nel 2013 lo Stato ha perso 730 milioni di euro in mancate imposte sulla vendita del tabacco a causa del contrabbando, della contraffazione, delle sigarette elettroniche e della crisi economica [15]. A Napoli i tributi statali evasi sono stati pari a 4,6 milioni di euro [16].
Senza dubbio l’attività di contrasto al traffico illecito in Italia sta dando i suo frutti. Nel paese lo scorso anno a fronte di una diminuzione del consumo totale di sigarette pari al 10% (da 85,94 miliardi di unità nel 2012 a 77,77 miliardi), quelle di prodotti contrabbandati e contraffatti è crollato del 50% [17]. Nonostante ciò la grande diffusione di illicit white nella penisola resta un fenomeno preoccupante.
Al fine di contrastare efficacemente nel lungo periodo il ramificato traffico del tabacco è necessaria una cornice di diritto internazionale che scoraggi contemporaneamente l’offerta e la domanda, che preveda una più stretta collaborazione tra Stati e una maggiore responsabilizzazione degli operatori del mercato. Per questo motivo, l’Ufficio europeo per l’anti-frode dell’Ue (Olaf, dal francese Office européen de lutte antifraude) ha firmato un accordo di cooperazione con le quattro più grandi aziende produttrici di sigarette al mondo: Philip Morris International, Japan Tobacco International, British American Tobacco e Imperial Tobacco Limited. Il documento prevede un meccanismo di tracking e tracing [18] applicato alla catena di produzione e fornitura dei prodotti affinché non vengano dirottati nella filiera illegale. Inoltre, per evitare eccedenze contrabbandabili, esse devono produrre una quantità di sigarette non superiore alla domanda.
L’Italia ha aderito alla Framework Convention on Tobacco Control (Fctc) dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), di cui fanno parte a oggi 179 Stati [19]. Si tratta dell’iniziativa più importante a livello internazionale in questo settore. Tuttavia, il paese non partecipa ancora al Protocollo Eliminate Illicit Trade in Tobacco Products (Itp), il primo accordo internazionale a occuparsi contemporaneamente di contrabbando, contraffazione ed evasione fiscale. Il documento obbliga gli Stati a definire degli standard comuni di tracking e tracing per tutti i prodotti a base di tabacco fabbricati o importati negli Stati membri. Il protocollo prevede la condivisione delle informazioni tra autorità statali e una più intensa cooperazione tra quelle giudiziarie, con lo scopo di rendere le sanzioni più uniformi possibili. Inoltre, esso include controlli più approfonditi riguardo a licenze, equipaggiamenti manifatturieri, affidabilità degli operatori eccetera. Il protocollo è stato firmato da 54 paesi, ma perché entri in vigore è necessaria la ratifica, l’accettazione, l’approvazione, la conferma formale o l’accesso di almeno 40 membri. L’obiettivo pare ancora lontano, giacché solo quattro hanno completato la procedura.
Per contrastare più efficacemente il contrabbando sarebbe utile migliorare ulteriormente le indagini sui pacchetti scartati, l’analisi delle rotte internazionali e del comportamento dei consumatori. Del resto, la recente espansione del traffico di sigarette in Italia è dipesa anche da un nuovo aumento della domanda. Per questo motivo, rendere le persone più consapevoli della multidimensionalità degli effetti negativi del commercio illecito pare indispensabile.
1. Il commercio illecito include il contrabbando e la produzione nazionale non autorizzata. Il primo consiste nello spostamento di prodotti da un paese a un altro senza il pagamento delle imposte e violando le disposizioni che ne proibiscono l’import-export. La seconda consiste nella fabbricazione di prodotti da vendere nella medesima giurisdizione senza dichiararli alle autorità fiscali.
2. «Progetto Sun: studio sul mercato nero delle sigarette dell’Unione Europea», Kpmg, 2013, p.7.
3. La Lombardia è la seconda (8,6%). Preliminary Analysis Eps, Q2 2014, Ms Intelligence Report.
4. «Sigarette di contrabbando, a Napoli è illegale un pacchetto su due», Napoli Today, 30/4/2014. www.napolitoday.it/cronaca/contrabbando-sigarette-dati-federazione-tabaccai.html
5. «The Facebook on the Illicit Trade in Tobacco Products 2», Transcrime – Joint Research Centre on Transnational Crime, 2013.
6. «Contrabbando di sigarette, controlli sulle strade», Cronache di Napoli, 2/7/2014.
7. M. CAPPITTI, «Campania, la camorra torna a puntare sul contrabbando di sigarette», L’Espresso, 12/5/2014.
8. Dati Istat sul tasso di disoccupazione a livello provinciale e regionale, dati.istat.it/Index.aspx
9. M. MARCO, «Escrementi di topo nelle “bionde illegali”», Cronache di Napoli, 28/5/14.
10. «Progetto Sun: studio sul mercato nero delle sigarette dell’Unione Europea», Kpmg, 2013.
11. «Operazione Wrong smoke: sequestrati tre quintali di tabacchi lavorati esteri», Guardia di Finanza, 15/10/2013, goo.gl/JTkBCP
12. Vedi nota 10.
13. Vedi nota 5.
14. Vedi nota 5.
15. «Giù vendite sigarette: -730 mln per erario», Ansa, 10/1/2014, goo.gl/uPlPyC
16. «Contrabbando di sigarette, nell’ultimo anno evasi tributi per oltre 4,6 milioni», 21/2/2014, www.ilmattino.it, goo.gl/Nlaem6
17. Vedi nota 10.
18. Il tracking consiste nel monitoraggio dei prodotti finiti lungo la catena di distribuzione; il tracing nel ricostruire il percorso delle sigarette per determinare il momento d’immissione nel mercato illegale.
19. «Parties to the WHO Framework Convention on Tobacco Control», aggiornato al 22/7/2014, www.who.int/fctc/signatories_parties/en