Alex Saragosa, il Venerdì 28/11/2014, 28 novembre 2014
TRA NEPAL E TIBET UN FUNGO AFRODISIACO SOTTO PROTEZIONE
Per salvare le risorse del mondo, forse più che dalle grandi organizzazioni internazionali e dai loro superesperti, dovremmo partire dalla saggezza delle comunità locali. Questa è la lezione che arriva da due piccoli villaggi di etnia tibetana in Nepal, Tsum e Nubri, che sono riusciti da soli a salvarsi dai rischi, ambientali e sociali, di una insolita febbre dell’oro. Il loro tesoro è il fango yartsa gunbu, Ophiocordyceps sinensis, che cresce sul corpo di bruchi morti, nei pascoli montani fra Nepal e Tibet, e che in Cina viene pagato più dell’oro, perché ritenuto afrodisiaco.
Come ha raccontato sulla rivista Himalaya l’antropologo Geoff Childs, della Washington University, la raccolta del fungo può decuplicare il reddito medio di un abitante di quelle poverissime regioni, con il risultato che nell’area si registrano conflitti fra famiglie e villaggi, scontri con le guardie dei parchi nazionali, persino uccisioni per rubarsi il raccolto, con orde di cercatori che portano via tanto yartsa gunbu da averne fatto calare la diffusione del 40 per cento.
Così le popolazioni di Tsum e Nubri hanno deciso di autolimitarsi, concedendo la raccolta solo alle famiglie locali e solo in una limitata stagione, mentre nelle settimane prima di questa tutti i cittadini devono riunirsi quattro volte al giorno, per evitare che qualcuno sgattaioli nei pascoli prima del tempo. Inoltre alcuni pendii sono stati esclusi dalla raccolta, in modo che gli yartsa gunbu che nascono lì spargano le loro spore sui pascoli intorno. Infine sono state fissate multe per chi sgarra e una tassa sui proventi della raccolta, per finanziare la sorveglianza.
«Il caso di Nubri e Tsum» ha detto Childs «dimostra come talvolta le comunità locali, basandosi sulle proprie tradizioni, sappiano organizzare la gestione sul lungo termine delle proprie risorse molto meglio che con le regole calate dall’alto e tutte uguali fissate da Stati e organi internazionali».