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 2014  novembre 28 Venerdì calendario

SIGNORINI «CHI»? ASCESA E CADUTA DEL RE DEL GOSSIP


Può essere pure che Alfonsina la Pazza (copy Dagospia) al secolo Alfonso Signorini, re di chiacchiere & cipria, omosessuale, eroe del pettegolezzo e di una intera stagione di piccole pose di pessimo gusto, perda anche le virgole, dopo essersi giocato i capelli e il senno. Essere inciampato nella cafonata ultra kitsch contro la ministra Marianna Madia, fotografata e poi fucilata sul patibolo del suo rotocalco, il mitologico Chi, mentre lecca in santa pace un cono a tre gusti «Ci sa fare col gelato» non è solo un imperdonabile inciampo professionale, un fuori tempo massimo che segnala l’inizio del declino. Ma anche una sorpresa, al netto delle scuse in tv «Se ho offeso mi dispiace», per uno che al contrario di Eva nasce da una costola di femmina, e scala la sua intera vita professionale all’ombra profumata delle donne, per conquistare la cosa che piace di più agli uomini: il potere.
Donne alte di gamma, naturalmente, che se lo coccolano, gli confidano i loro segreti, lo proteggono e gli chiedono protezione. Donne insicure per definizione. Solitarie per autodifesa. Dalla lucente Valeriona Marini che in un memorabile pomeriggio a Sabaudia se lo portò a letto «ma solo per massaggiargli i suoi bellissimi piedi» e confidargli le sue pene d’amore. Alla malinconica Afef Tronchetti Provera che una volta alla settimana lo invita a colazione al Baretto chic di via Sant’Andrea, per esibirlo come suo personale micio di compagnia alle signore non etniche della Milano bene che ancora la snobbano, nonostante il reddito. Fino alla scontrosa Marina Berlusconi, la primogenita delle regine, che lo annovera tra i rari invitati estivi nella sua villa di Valbonne, in Provenza.
Sono sempre state le donne ad aprirgli il sentiero. L’ingresso nel mondo del rotocalco rosa lo deve a Silvana Giacobini, così preveggente da assumerlo nel settimanale che di lì a poco finirà per soffiarle. È Irene Ghergo, decana dell’intrattenimento, a chiamarlo in tv, dove filosofeggia in dialetto milanese e parla come la Teresa dei Legnanesi. Ed è Simona Ventura a schiudergli le serrature delle infinite festicciole milanesi, dove multiple batterie di ganzi e stelline illuminano la loro parabola prima di spegnersi.
Con le spalle coperte e fingendosi un ingenuo «cacciatore di notizie». Signorini è stato capace di innovare il suo prodotto: da pettegolezzo ornamentale e inoffensivo, a gossip maligno con ridondanza politica. Specie quando si trattava di rosolare Romano Prodi, o meglio ancora Flavia, la moglie, che spinge il trolley come una qualunque viaggiatrice di seconda classe. O il povero Walter Veltroni che trasportava l’ombrellone come un cilicio sulla spiaggia infocata. O l’amato/odiato Massimo D’Alema ridicolizzato per un maglioncino di finto cachemire indossato nientemeno che a Sankt Moritz. Ma è nel periglioso triennio 2009-2011, quello intitolato alle proverbiali «donne & guai» che Signorini tocca il suo personale apogeo – quando esplodono i casi della bionda minorenne di Casoria, delle tariffe di Patrizia D’Addario, delle bugie di Ruby – perfezionandosi nel più acuminato spin doctor del suo re, Silvio Berlusconi. A cui offre munizioni, sempre addolcite dal veleno.
Alfonso è una miniatura di tutto, anche di Zelig. Nato nel 1964, con molti capelli, viene dai cieli grigi di Cormano, ma fin da bambino sogna le stelle finte del Planetario di Milano, molto prima di incapricciarsi di quelle quasi vere dello spettacolo. «I miei pomeriggi migliori li passavo a guardare le costellazioni. Ero un bambino triste e solitario». Ma anche dotato di una volontà di ferro. Studioso al punto da vantare una laurea in Filologia romanza alla Cattolica, che per cinque anni gli assicura la cattedra di Latino e Greco al Leone XIII, liceo dove i gesuiti, sempre caritatevoli, addestrano i piccoli eredi della classe dirigente milanese.
Comincia lì ad assorbire notizie e a distribuirle. È svelto. È curioso. Politicamente si dichiara vicino a Comunione e liberazione. Compila le prime cronachette per la Provincia di Como. Approda agli inchiostri rosa del gossip da settimanale. Si conquista una seggiola nel Panorama di Carlo Rossella, non per nulla ribattezzato Rossella 2000. Vanta amicizie e le usa: con Nicoletta Mantovani aggancia Luciano Pavarotti, con Francesca Dellera entra nel penultimo girone berlusconiano, con Silvia Toffanin, fidanzata di Pier Silvio, fa il suo ingresso nel primo. Ora vota Forza Italia e lo fa sapere.
Esordisce in tv con Chiambretti. Si fa fotografare vestito da discolo con il lecca lecca in mano. Nel 2006 agguanta il timone di Chi. Due anni dopo anche quello di Tv sorrisi e canzoni. Diventa il direttore plenipotenziario di Mondadori, il re delle vendite in edicola, il cocco di Marina. Quando non è al telefono, non è su Radio Montecarlo a strillare «Amoree! Sei raffreddata? Racconta!», non è in tv a pontificare su piccoli amori e grandi fratelli, suona il pianoforte, colleziona calzini colorati e qualche volta balla il Waka waka. Ma in genere il telefono perfeziona la sua condizione naturale. Lo indossa anche di notte come fosse Chanel, quando viene a visitarlo l’insonnia: «Se mi sento solo chiamo le mie amiche anche alle tre del mattino».
Quando Berlusconi, vestito ancora da presidente del Consiglio, viene pescato a festeggiare i 18 anni di una tale Noemi Letizia in una pizzeria al neon, senza riuscire a spiegare perché, Alfonso viene fatto rientrare di corsa da una spiaggia remota, dove sta prendendo il sole con il fidanzato di sempre. Paolo Galimberti. E incaricato di una missione speciale: ripulire dove può il latte versato. Lui ci mette lo zelo imparato sui banchi di scuola quando da primo della classe «mi barricavo per non fare copiare nessuno». Per mesi – spalla a spalla con l’avvocato Nicolò Ghedini e un frastornato Paolo Boniauti che cerca di sparire dentro le tappezzerie – allestisce una fantastica narrazione riparatrice: trova un finto fidanzato a Noemi. Fa riconciliare Silvio e Veronica dentro il set di una finta luna di miele. Combatte contro l’invasione delle olgettine. Sventola prove sulla illibatezza delle cene eleganti. Trasforma Ruby in una educanda. E l’arzillo Silvio in un nonno che in ogni inquadratura sonnecchia inoffensivo tra i fiori e i nipotini. Ogni tanto gli sfugge una Mariagrazia Capone, una Nicole Minetti, ma poi rimedia con la new entry Francesca Pascale che indossa i panni della fidanzata ufficiale. Minimizza il ruolo di Giampiero Tarantini, coltivatore diretto di escort. Prova a sopire, nascondere, troncare. Ma, a forza di frequentare scandali, di respirare la stessa aria di tipacci come Lele Mora, Fabrizio Corona, Emilio Fede, anche il nostro eroe rischia di farsi male. Il video girato da quattro carabinieri infedeli che nell’ottobre 2009 vogliono ricattare l’allora presidente pd della regione Lazio, Piero Marrazzo, stordito da cocaina e trans, finisce nelle sue mani, poi in quelle di Marina e infine del padre. Brutta storia di palude. Come quella di Spyone. La strana agenzia fotografica che fa affari d’oro con il settimanale di Signorini, e che risulterà intestata a un tale Alan Fiordelmondo, l’avvenente maestro di tennis del medesimo Signorini. Incrinature che offuscano la brillantezza delle sue giacche arancioni. Forse anche del suo fiuto. E di quelle fortune che gli propiziava la sua adorata maga Maddalena Anselmi. Mondadori gli revoca la direziono di Tv Sorrisi e canzoni in crisi di copie. Radio Montecarlo smette di ospitare il suo show del mattino. Si diradano le sue apparizioni in tv. Non va meglio con gli scoop. Il suo penultimo è un falso: le finte foto del matrimonio di George Clooney. L’ultimo, una tragedia: «Ho avuto la leucemia». Probabile che la sua epoca rosa, virata al nero, si sia chiusa a sua insaputa. Magari già quella notte del 12 novembre 2011 quando il suo capo se n’è uscito dimissionato da una porta secondaria del Quirinale. Con tutto il ventennio al seguito, gli scandali, gli imbrogli, E ora anche le macchie di gelato.