Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 28 Venerdì calendario

I TEDESCHI SPARANO PURE AI GATTI

da Berlino
La polemica è antica. Quando gli italiani accusano i tedeschi di essere crudeli, loro rispondono: e voi sparate ai passerotti e ve li mangiate. O li catturate con reti vietate nel resto del mondo. Ho trascorso serate con gli amici berlinesi a cena, cercando di convincerli che «polenta con gli osei scapati», voleva dire che gli uccelletti erano scappati prima di finire in pentola.
Ma non mi credevano. Per la verità, sono anni che non leggo più queste reciproche accuse. I prussiani guerrafondai sono scomparsi da tempo, insieme con la Prussia cancellata dalle carte geografiche, e gli italiani non mangiano più le allodole in salmì. O, forse, ci si è stancati di ripetere sempre le solite cose.
Ora leggo che in Nord Renania Westfalia, il Land più vasto e popolato, il governo vuol vietare la caccia ai gatti. Si evince che fino a ieri, anzi fino a oggi, è permesso sparare con la doppietta ai felini. Dato che sono precisi, altro luogo comune però vero, apprendo che l’anno scorso gli Jäger, i cacciatori, hanno abbattuto 7.595 gatti. Ho subito telefonato a un mio amico, strenuo difensore dei passeri, ma lui ha ribattuto: «Sarà, però noi non li mangiamo». Nessuna allusione ai «vicentini mangiagati», usanza presunta che lui ignora.
I gatti vengono abbattuti perché sono troppi.
Chissà che sparatorie in piazza Argentina a Roma, ritrovo di felini alimentati da affettuose gattare. O nella mia Trastevere. La legge dovrebbe entrare in vigore dalla prossima primavera, sempre che non prevalga la lobby dei cacciatori, che nella regione sono oltre 80 mila. E, dimenticavo, adesso è lecito sparare anche ai cani, ma sono di meno quelli senza padrone, e comunque hanno meno paladini: quelli che vagano allo stato brado possono essere pericolosi, e ammalati.
«I verdi hanno qualcosa che non funziona nel cervello», accusa Herr Ralph Müller Schallenberg, presidente della federazione della caccia, «vogliono regolare la vita privata dei cittadini, vietare di mangiare carne nelle mense aziendali, e adesso proibire anche il nostro sport». I colleghi delle altre regioni sono con lui: in Germania sono 400 mila i cacciatori con licenza, e ogni anno abbattono 600 mila cinghiali e un milione e 200 mila caprioli. Con la coscienza a posto, li divorano o li vendono ai ristoranti: sono troppi e turbano l’equilibrio naturale.
A Berlino i Wildschweine, i cinghiali, si sono riprodotti a una velocità non prevista dopo la caduta del «muro», che impediva anche a loro la libera circolazione nelle foreste intorno alla capitale. Adesso passeggiano indisturbati anche in periferia, invadono i giardini delle villette, e devastano le aiole. Però, è vietata la difesa privata: bisogna chiamare i guardacaccia.
In Nord Renania Westfalia hanno deciso di ricorrere alla Corte costituzionale per difendere il diritto di cacciare i gatti. E il fronte dei verdi non è compatto: ogni gatto divora in media mille uccelletti all’anno, e se si lascia crescere la popolazione felina si rischia di veder sparire alcune razze di volatili. Quelle già messe in pericolo dai gusti culinari di noi italiani.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 28/11/2014