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 2014  novembre 28 Venerdì calendario

UN UOMO IN ROSSO PER LA RAI

Chissà se l’anno prossimo Vincenzo Novari sistemerà cesti di mele, pere e banane sulle scrivanie del settimo piano di Viale Mazzini. "Cenzino", così i dipendenti del colosso telefonico "3" chiamano il loro amministratore delegato, ha infatti due fissazioni: quella per la frutta (sempre a portata di mano per combattere i trigliceridi) e la televisione. La terza mania è più recente, la passione sfrenata per Matteo Renzi. Un’attrazione ricambiata: il premier sta pensando di piazzare Novari sulla poltrona di direttore generale della Rai, appena Luigi Gubitosi toglierà il disturbo la prossima primavera.
Il manager genovese, classe 1959, insieme ad Antonio Campo Dall’Orto è l’indiziato numero uno per rivoluzionare l’azienda televisiva di Stato, a cui il governo vuole cambiare sistema di governance e modalità di finanziamento. «Sarebbe l’uomo giusto al posto giusto. Luca Lotti punta su di lui», ripetono dagli uffici del sottosegretario a Palazzo Chigi. «Ha trasformato "3" da Cenerentola in grande player nazionale, alla Rai potrebbe fare cose egregie», insistono parlamentari vicino a Maria Elena Boschi. Non è un caso che Vincenzo sia stato tra i pochi imprenditori a parlare dal palco della Leopolda, dove senza falsa modestia ha elencato i suoi successi: «Io nel 2000 sono andato in Cina, ho chiesto "five billion dollars" e loro mi hanno risposto: "We can do it". Se una persona semplice come me ha trovato cinque miliardi per comprare le licenze Umts per H3G, credo che si debba mettere in discussione il concetto di impossibilità. Matteo, il tuo dovere è di dimostrare alle persone che l’impossibile non esiste!».
SINDROME CINESE
Parole al miele. Ma mentre Renzi gongolava, sono in molti a serbare qualche dubbio sull’ipotesi di piazzare Novari alla Rai, azienda dagli equilibri delicatissimi e dai conti ancora in disordine. Nonostante la start up risalga alla primavera del 2000 e sconti il peccato originale del maxi investimento miliardario per le licenze Umts, in tredici anni il bilancio di "3" s’è chiuso sempre con perdite mostruose. Devastando contemporaneamente, accusano le aziende concorrenti, il mercato delle telecomunicazioni italiane con un dumping dei prezzi giudicato «irrazionale». Novari respinge le accuse al mittente e ripete che - come ultimo arrivato tra gli operatori mobili dopo Telecom, Vodafone e Wind in un mercato saturo - megasconti e aggressività feroce erano l’unico modo di strappare clienti ai competitori.
Epperò, se "3" a fine 2013 ha in effetti toccato i 9,7 milioni di clienti, non sembra che la strategia abbia portato i risultati sperati: gli unici azionisti di H3G, i ricchissimi cinesi di Hutchinson Wampoa, fino a oggi hanno investito sull’azienda 13 miliardi di euro, senza guadagnarne nemmeno uno e accumulando perdite - si legge nel bilancio 2013 depositato a maggio alla Camera di Commercio - per quasi 8,7 miliardi netti. «Novari può muoversi così solo perché ha le spalle coperte da Li Ka-Shin», spiega un analista finanziario. Un miliardario di Hong Kong che ha iniziato vendendo fiori di plastica e che secondo "Forbes" è attualmente tra i dieci uomini più ricchi del mondo: a 86 anni attraverso Hutchinson Wampoa gestisce un gruppo con 270 mila dipendenti divisi in 52 Paesi, con interessi in servizi portuali, hotel, infrastrutture e energia. Le telecomunicazioni sono un investimento recente: per adesso H3G non dà margini e la scommessa italiana sembra persa, ma Li Ka-Shin non ha fretta. E di Novari si fida ancora.
LA LOBBY DI VINCENZO
Appassionato di Maldive e cravatte sgargianti, fidanzato da dieci anni con l’ex miss Italia Daniela Ferolla (vinse il concorso il giorno dell’attentato delle Torri gemelle e la sua fama durò qualche ora; da quest’anno però è tornata in auge e presenta lo storico "Linea Verde" su Rai Uno), alla corte di Renzi Novari è stato introdotto dall’agente dei vip Lucio Presta. Proprio così: i due sono grandi amici, passano da anni le vacanze insieme (con loro anche Daniela e la moglie di Presta, Paola Perego) e formerebbero in Rai una coppia di sicuro molto affiatata.
Al premier "Cenzino" è piaciuto a una prima occhiata: stesso stile, stessa ambizione sfrenata. Per sfruttare le sue entrature a Hong Kong l’ha portato con sé prima in una missione diplomatica in Cina e Vietnam, poi l’ha presentato ai pezzi grossi del suo cerchio magico, in primis Marco Carrai. Anche Luca Lotti è stato fulminato dai modi affabili del manager con villa a Courmayeur e "castello" in Cilento, tanto che lo scorso giugno il sottosegretario è stato avvistato a Taormina, alla tre giorni sole-e-mare che Novari ha organizzato per i suoi amici più stretti.
H3G è uno degli sponsor del festival del cinema della località turistica, e da tre anni Cenzino approfitta dell’happening per coltivare le sue relazioni. Quest’anno, tra minicrociere in caicco, colazioni nell’albergo a cinque stelle Atlantis Bay e pranzi luculliani dal famoso "Nino" a Letojanni, oltre a Lotti e moglie c’erano Francesco Rutelli e Barbara Palombelli, Tiberio Timperi e la giornalista Francesca Barra, il commissario dell’Agcom Antonio Nicita e mezza dirigenza Rai, dal consigliere Rodolfo De Laurentiis al vicedirettore generale Antonio Marano, passando per l’ad di Rai Cinema, Paolo Del Brocco. «Vincenzo è molto ospitale, ha inventato dei giochi di società e organizzato karaoke scatenati», ricorda uno degli astanti. «Lotti è arrivato più tardi, ma da "Nino" la Barra ha cantato "Malafemmena". Il giorno dopo abbiamo fatto anche un convegno, dal titolo: "Si può cambiare l’Italia?". Appena ha visto il punto interrogativo Vincenzo l’ha subito cancellato con il pennarello». Per la cronaca Novari ha premiato Raoul Bova, attore e testimonial delle pubblicità di "3", con il "Cariddi d’argento".
PROFONDO ROSSO
«Vincenzo è un uomo di marketing, che sa vendere soprattutto un prodotto: sé stesso», gli rinfacciano i nemici. «Ho portato i cinesi in Italia, che hanno fatto il più grande investimento della storia repubblicana dai tempi del Piano Marshall», contrattacca lui. La sua carriera non è certo ordinaria: direttore marketing di L’Oréal, all’inizio degli anni Novanta passa ai biscotti della Saiwa, e nel 1995 - grazie, pare, a Franco Scaglia - approda in Omnitel. Nel 2000 l’amico Franco Bernabè (la cui figlia, Lucia, ha lavorato per anni in H3G) e Renato Soru fondano Andala e chiamano Novari a fare l’amministratore delegato. L’idea è quella di comprare le licenze Umts dallo Stato, ma i soldi in cassa non bastano. "Cenzino" così bussa alla porta di Li Ka-Shin, che decide di sganciare i «five billion dollars» e di comprare l’azienda, ribattezzata H3G dal 2001. Il quarto operatore del nostro mercato (con una quota del 10 per cento e 2800 dipendenti) nacque così.
«Lo Stato ti ha fregato, l’Umts te lo ha fatto pagare troppo», disse Francesco Cossiga incontrando Novari a una tavola rotonda quello stesso anno. Dopo quasi tre lustri i conti di "3" sembrano dar ragione all’ex picconatore. Le perdite, in parte coperte dall’azionista cinese e in parte riportate a nuovo, hanno toccato ormai gli 8,7 miliardi, mentre quest’anno, per l’ennesima volta, non è stato distribuito alcun dividendo: il rosso 2013 ha infatti superato i 77 milioni, che si sommano alla perdita registrata del 2012 (29,2 milioni) e a quella del 2011 (141,5 milioni).
Sui dati pesano investimenti e alcuni flop da leggenda: se il videofonino è stato un insuccesso storico e regalare i cellulari ha fatto felici soprattutto i consumatori e i produttori come Apple e Samsung, anche i soldi spesi nel 2006 per comprarsi i diritti di film e partite di calcio hanno generato perdite, come i tentativi di lanciare un canale tv, prima "Walk Tv" e oggi La3. Non è un caso che nel 2006 H3G doveva quotarsi in Borsa, ma alla fine il collocamento saltò perché il mercato giudicava il valore dell’azienda assai più basso della stime aziendali. Le cose non sono cambiate: nel 2013 l’Ebitda, il dato di bilancio che contribuisce a fissare il valore di un’impresa, è calato del 13,8 per cento rispetto a dodici mesi prima. A voler essere generosi, usando gli stessi moltiplicatori usati per Telecom, H3G vale oggi tra uno e due miliardi di euro», ipotizza ancora l’analista.
«Lo fattore per sé medesimo de li miracoli è il tre», affermava Dante nella "Vita Nuova". Ma i miracoli, a Trezzano sul Naviglio, si fanno attendere. Mentre i debiti hanno superato quota 3,7 miliardi, né l’aumento del numero dei clienti, né tariffe sempre più aggressive (la famosa "All In" tutto incluso) né la crescita degli investimenti in pubblicità (quasi 55 milioni nel 2013, gran parte spesi per gli spot in tv) hanno impedito ai ricavi di precipitare di 251 milioni. Segno che la corsa al ribasso dei prezzi non ha pagato. «Salgono del 2 per cento i clienti "ad alto valore" e abbiamo investito in tecnologie», recitava a febbraio un comunicato di "3". Che però nell’ultima asta per le frequenze del nuovo 4G non è riuscita a comprarsi nemmeno uno dei sei blocchi più pregiati (la banda 800) che Telecom, Vodafone e Wind si sono accaparrati a peso d’oro. «Abbiamo speso l’8 per cento dell’esborso complessivo degli operatori, ma siamo soddisfatti», ha ragionato Novari. «Le frequenze che abbiamo acquisito sono del tutto adeguate» per il 4G e per «i volumi di traffico dati che verranno richiesti sul mercato per diversi anni a venire». Secondo alcuni esperti, invece, sarà ancor più difficile per "3" riuscire a strappare alla concorrenza altri clienti (ne servirebbero cinque milioni), necessari a raggiungere la redditività.
LA DOLCE VITA
"Cenzino" delle critiche se ne frega, dall’alto del suo innato ottimismo e dei soldi di Li Ka-Shin. Fino a qualche mese fa considerato vicino a Forza Italia, è di certo un grande estimatore di Giulio Tremonti («è uno dei più fini intellettuali-economisti in Europa», disse) e di Renato Brunetta e consorte. Titti Giovannoni, architetta, ha anche restaurato il borgo che il manager ha comprato a Ceraso, paese d’origine della Ferolla, nel 2011. Novari però si fregia di essere diventato renziano già al tempo delle primarie perse contro Pier Luigi Bersani, e sa che il premier e Lotti non hanno tempo per leggere i bilanci di "3". Né, probabilmente, hanno voglia di rivedere una vecchia inchiesta di "Report" del 2006. Dove Milena Gabanelli raccontava il flop dei videofonini, alcune pratiche discutibili e strane intermediazioni finanziarie di alcuni fornitori. Al tempo l’azienda di Trezzano sul Naviglio la prese male, querelando Milena Gabanelli e la Rai per l’astronomica cifra di 137 milioni di euro. Dopo sette anni i giudici di Roma hanno dato torto a Novari, assolvendo i giornalisti e condannando H3G a pagare le spese processuali.
Aspettando che Renzi decida chi mettere al posto di Gubitosi, Vincenzo continua a lavorare tra Roma e Milano. La fusione con Telecom a cui ha lavorato nel 2013 è ormai saltata, e al manager non dispiacerebbe l’idea di una nuova avventura. Nel frattempo organizza cene sulla spendida terrazza con affaccio su Piazza di Spagna, e - tra un convegno e una dichiarazione - fa l’arbitro alle partite di calcetto con gli amici, tra cui Antonio Cabrini, Cristiana Capotondi e Andrea Pezzi, tutti invitati nella magione di Cesano quest’estate. Non c’era Lele Mora, l’agente che ha raccontato di aver "scoperto" la valletta Aida Yespica dopo averla notata in una foto sulla scrivania di Novari. «Vincenzo è così, ama divertirsi, ha un bel gozzo Mussini di Portofino, gli piace andare a ballare», spiegano quelli che lo conoscono bene. Qualcuno, in Rai, già sta tremando.