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 2014  aprile 22 Martedì calendario

(ANSA) - ROMA, 22 APR - LORENZO BINI SMAGHI, "33 FALSE VERITA’ SULL’EUROPA" (IL MULINO, PP. 188, EURO 14,00)

Le "false verità sull’Europa" che stanno facendo breccia in vasti strati di opinione pubblica, incrinando anche le più tenaci convinzioni europeiste, sono molte di più, ma Lorenzo Bini Smaghi - dal 2005 al 2011 membro del direttorio della Bce - ha scelto di smontarne 33, ribaltando tesi che vengono date per assodate, "ma che in realtà si basano su ipotesi parziali o presupposti falsi".
A un mese dalle elezioni europee, il libro contrasta la strategia di colpevolizzazione dell’Europa, che fa di Bruxelles il "capro espiatorio ideale" per sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dalle responsabilità dei governi nazionali. In 188 pagine, divise in 33 capitoli, uno per ogni "falsa verità", Lorenzo Bini Smaghi offre argomenti e risposte per sostenere e difendere il processo di integrazione europea, senza necessariamente assolvere l’Europa da limiti e colpevoli ritardi, ma senza nemmeno tacere quelli degli stati che ne fanno parte. Bini Smaghi smaschera le false verità che si sono diffuse in questi ultimi anni soprattutto nel campo economico prendendo di mira in particolare l’euro, le politiche di austerità e i vincoli di bilancio imposti da Bruxelles. Ma è proprio vero che la moneta unica ha tolto sovranità agli Stati e che uscendo dall’euro il paese può crescere di più? Snocciolando cifre, statistiche e fatti, Bini Smaghi dimostra che i problemi che hanno accompagnato in Italia il passaggio dalla lira all’euro non sono stati determinati dalla moneta unica in sè, ma dai comportamenti degli operatori economici italiani, sia pubblici che privati, che non si sono adeguati alle esigenze di un’area monetaria integrata. "..la partecipazione all’euro è un problema per chi ha la tendenza a vivere al di sopra dei propri mezzi e non riesce a rivedere le proprie aspettative o a incrementare il potenziale di crescita attraverso riforme strutturali", motiva Bini Smaghi. Imputare all’euro gli squilibri che si sono accumulati per effetto dell’integrazione monetaria "sarebbe come dire che le autostrade sono responsabili degli incidenti perché consentono di guidare più velocemente".
Bini Smaghi contesta anche l’immagine di un’Europa che impone solo austerità. E lo fa con rigore analitico e argomenti convincenti, pur rilevando che "puntare il dito contro l’Europa per le colpe dell’austerità comunque funziona". L’austerità - argomenta - non è imposta dall’Europa, "ma decisa dai governi che aspettano fino al momento in cui stanno per perdere la fiducia dei mercati per adottare le misure di risanamento delle finanze pubbliche". E’ quindi figlia del paradosso dei sistemi democratici che, sotto pressione, "preferiscono tirare la cinghia invece di rimettere in discussione il funzionamento del proprio sistema economico e sociale". Bini Smaghi contesta anche chi si scaglia contro il fiscal compact perché imponendo una riduzione annua del debito pubblico, strozzerebbe l’economia dei paesi più fortemente indebitati come l’Italia. In quattro paginette fitte di cifre e percentuali, l’economista dimostra che il fiscal compact "non è uno strumento rigido che imbriglia le politiche economiche". Al contrario: contiene clausole di salvaguardia dei paesi più indebitati e quindi più vulnerabili e può essere propedeutico ad una maggiore mutualizzazione delle finanze pubbliche dei paesi europei (eurobond). "L’Europa che abbiamo di fronte oggi è ben lontana dalle aspirazioni dei cittadini. E’ però un’illusione pensare che le sfide della globalizzazione possano essere affrontate meglio dai singoli paesi europei, ciascuno per conto proprio", è la conclusione di Bini Smaghi. "Il destino dell’Europa si gioca nei prossimi anni in gran parte a Roma", sottolinea, ricordandoci che l’Italia e’ troppo grande per fallire da sola ma anche troppo grande per essere salvata dal resto del sistema.(ANSA).