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 2014  novembre 22 Sabato calendario

IL VOLTO DELLA NUOVA ITALIA


[Valentina Diouf]

Magari fra due anni farò la commessa all’Esselunga. Sarebbe bellissimo: adoro trascorrere ore nei supermercati. Ci passerei i pomeriggi se avessi un po’ più di tempo libero...». Scherza Valentina Diouf dall’alto dei suoi 2,02 metri, mentre sta in posa per il servizio fotografico realizzato per SportWeek. «Non avessi fatto la pallavolista? Non so esattamente cosa sarei finita a fare. Quando ero più piccola mi ero avvicinata al mondo della moda, avevo fatto qualche book fotografico, non mi dispiaceva quell’ambiente. Ma per la passerella ero già troppo alta, non c’era possibilità. Sono così da quando avevo più o meno 14 anni. Già all’asilo ero più grande di tutti gli altri miei compagni... Anche delle suore».
Qualche problema di vertigine?
«Beh, quando ero una ragazzina non mi faceva piacere o almeno non mi sentivo a mio agio, perché mi sembrava di esser molto (troppo) diversa dagli altri. Poi con il tempo mi sono abituata e adesso la mia altezza non è più un problema».
Se Valentina non si lamenta più, di certo la pallavolo italiana ringrazia questa ragazza di Settimo Milanese che all’ultimo Mondiale – giocato proprio in Italia, e concluso a Milano a due passi da casa sua – ha bucato le difese avversarie (anche se non è arrivata quella medaglia sognata all’inizio del torneo, le azzurre si sono fermate al quarto posto) e soprattutto bucato il televisore facendo scoprire (o riscoprire) all’Italia la Nazionale femminile delle schiacciate. Fra tanti volti nuovi Valentina è uno di quelli che è piaciuto di più. Mamma Silvia (il papà è un ingegnere senegalese che vive da tempo negli Stati Uniti) ha detto che lei è una tipica fighetta milanese. «Beh’, è vero, non posso negare».
Sorride Valentina, una ragazza dalla parlata tranquilla e posata, ma dalla mano pesante. Ti bastano pochi minuti per capire che sotto quei capelli afro c’è una “bella” testa, non solo lineamenti regolari. «Mi hanno sempre detto che dimostro più anni di quelli che ho in realtà (21, quindi predestinata allo sport già da piccolissima; ndr)».
È cambiata la sua vita dopo il Mondiale?
Fa un sorriso, mentre iniziano a truccarle il volto. «Decisamente sì: non ho ancora avuto un giorno libero. Il peso della celebrità? Non è mica una cosa brutta, non scherziamo. Era quello che avremmo voluto fin dall’inizio e per cui ci siamo impegnate...».
A parte il minore tempo libero cosa è cambiato?
«A Milano, e sottolineo a Milano, è una cosa molto strana: mi riconoscono e me lo fanno notare. “Ecco la Diouf”, sento dire quando cammino per strada. E questo per una grande città è davvero impensabile, perché di solito non ti guardano neanche».
Un po’ d’imbarazzo per questa attenzione supplementare?
«No, la cosa mi piace. Imbarazzo assolutamente no. Mi fermano anche per chiedere una foto o un autografo. E la cosa mi fa piacere».
Valentina Diouf è diventata un simbolo di questa Italia, anche per il colore della pelle (qualche settimana fa aveva fatto sorridere tanti quando sull’argomento aveva commentato «ma con la pallavolo e le Nazionali non vado più al mare, ogni anno sono più bianca. Michael Jackson morirebbe d’invidia»).
«Io sono orgogliosa e contenta. Sono “mista” e penso che questo sia un po’ il lancio di una nuova Italia».
Valentina si sente davvero parte di questo cambiamento nazionale?
«È un gran bell’effetto visto da dentro. Anche perché da questo punto di vista di ignoranza ne abbiamo sentita parecchia e subita fin troppa. Se riusciamo a lanciare i mulatti e quello che è la globalizzazione, anche attraverso lo sport, ben venga».
Nel volley, il suo ambiente di origine, ha mai risentito di questa ignoranza e del razzismo?
«Personalmente mai. Anche se all’ignoranza non c’è mai fine: se ne sentono di tutti i colori (è proprio il caso di dirlo; ndr). E per quello che mi riguarda, anche fuori dal volley non sono stata mai colpita. Ma non c’è dubbio che la nostra sia una società, generalmente, poco tollerante».
Trasmissioni televisive a raffica, servizi fotografici, anche l’udienza a Palazzo Chigi dal primo ministro Matteo Renzi, Valentina Diouf è cambiata con tutta questa attenzione? Forse se la tira un po’ di più?
«Direi proprio di no. Ho cambiato pettinatura, solo quello (e ride). Beh, ho cambiato anche lo smalto se è per questo: azzurro durante le partite della Nazionale e rosso in omaggio a Busto, visto che va in abbinamento con la maglia. Sennò sta male... Sono sempre una donna».
Ecco, parliamo dell’abbinamento donna e pallavolista?
«Sono due aspetti che per me vanno di pari passo. Sono una che sta attenta al look come fanno tutte le donne, che si truccano anche per fare la spesa al supermercato o per andare in ufficio. Ma non per questo resto indietro in quanto a grinta o ad altre cose che mi servono per giocare, soprattutto nel mio ruolo. Che è quello che presuppone la potenza nello schiacciare una palla».
Ma le mani sono molto curate...
«Beh, non sapete quanto ci tengo e quanto lavoro ci faccio dopo gli allenamenti. Sono una da creme e cremine. Mi piace prestare attenzione al mio corpo e cerco di farlo bene».
Come è una maniaca dell’ordine e della pulizia (e qualcuno della nuova società. Busto Arsizio, la prende in giro).
«Assolutamente sì, sono sempre dietro a pulire casa...».
Gelosa della sua privacy in tutti i sensi: è uscita molto presto da Facebook.
«Non tollero molto che la gente si faccia gli affari miei. Sono riservata come penso che sia giusto. Cerco di scindere bene le due cose, la mia parte pubblica e quella privata. Voglio mantenere il mio spazio. Facebook non mi piaceva già prima e ci sono rimasta pochissimo».
Ma Valentina è così grintosa come sembra fuori dal campo?
«Sì. Come mi vedete io sono: non sono capace di fare finta. Io sono così al naturale. Mi vedete tranquilla, ma quando mi arrabbio...».
Ne sanno qualcosa le avversarie sottorete alla vigilia della nuova avventura a Busto Arsizio.
«Una nuova avventura. Sono molto contenta della scelta che ho fatto e di essere venuta in questa società, che cura i dettagli ed è molto efficiente».
Nelle settimane passate ha detto che l’affetto mostrato dalla gente le sembrava meritato.
«Penso che ad altri sport venga data un’attenzione che non sempre è richiesta. Va bene parlare di calcio e dei calciatori, ma è davvero necessario fare vedere paginate di Instagram o tutti i tweet? Non è forse un po’ esagerato? Parlo per me: ma se quello spazio venisse ritagliato per la pallavolo o dedicato ad altri sport minori forse sarebbe una cosa positiva. Io ho riscontrato che durante questo Mondiale (e mi auguro che la cosa prosegua) c’è stata un’attenzione molto maggiore nei confronti della pallavolo. Quindi l’interesse generale c’è: va pubblicizzato».