Il Messaggero 23/11/2014, 23 novembre 2014
PAURA PESTE BUBBONICA, 40 MORTI IN MADAGASCAR
Allarme peste in Madagascar. Finora la malattia ha contagiato 119 persone, uccidendone 40 nel Paese, come ha precisato l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L’epidemia è stata notificata dal ministero della Sanità del Madagascar il 4 novembre scorso. Il primo caso risalirebbe al 31 agosto scorso: si tratta di un uomo del villaggio Soamahatamana, morto pochi giorni dopo. La malattia ha raggiunto anche la capitale, Antananarivo, e secondo l’Oms c’è il rischio di una «rapida diffusione» della peste, anche tenuto conto della «debolezza» del sistema sanitario locale. L’Oms ha reso noto che è stata allestita una task force internazionale per gestire l’epidemia, e che il costo del progetto raggiunge i 200mila dollari. L’organizzazione internazionale ha fatto sapere che sta lavorando con la Croce rossa e con le autorità sanitarie del Madagascar per combattare la malattia.
DIFFUSA DALLE PULCI
La peste è una malattia trasportata dai roditori e diffusa dalle pulci. Gli umani sono più spesso contagiati quando sono morsi dalle pulci, manifestando il rigonfiamento dei linfonodi e a volte polmonite. L’Oms non raccomanda restrizioni di viaggi o commerci in base alle informazioni disponibili, ma un monitoraggio attento, soprattutto nelle aree urbane.
Combattere la malattia in Madagascar è più difficile a causa dell’alto livello di resistenza a un insetticida usato per controllare le pulci, secondo l’Oms. Cure rapide e antibiotici sono efficaci per curare la malattia. La forma bubbonica della malattia, che causa i linfonodi rigonfi, può essere curata con gli antibiotici. La peste polmonare, più mortale, che attacca i polmoni, può causare la morte dei pazienti entro 24 ore. La peste polmonare si diffonde facilmente attraverso la tosse, ma l’Oms ha riferito che solo il 2% dei casi segnalati in Madagascar deriva da questa forma della malattia.
Ogni anno, in Madagascar si registrano tra 300 e 600 casi di peste bubbonica, in genere tra ottobre e marzo. Le autorità sanitarie devono inoltre far fronte alle superstizioni, soprattutto nei villaggi più remoti, dove la gente pensa che la peste sia causata da una maledizione che i vicini hanno lanciato contro di loro.
Di conseguenza, per timore si recano da qualche “guaritore” che buca il bubbone e cerca di succhiare lo spirito maligno, causando invece la malattia.