Stefano Salis, Domenicale – Il Sole 24 Ore 23/11/2014, 23 novembre 2014
LE PERIPEZIE DI UN ROTOLO
È notte e fa freddo nel carcere della Bastiglia. In pieno centro di Parigi, il suo più illustre prigioniero, il marchese maledetto, Alphonse De Sade, non teme il gelo; piuttosto l’occhio dei guardiani. Molto probabilmente, però, loro, non sanno cosa stia facendo. Tutte le notti di questo freddo ottobre-novembre 1785, alla luce tremula e fioca di una candela, con fatica ed energia, il marchese compie il suo più vero più efferato e più reiterato delitto: scrivere. Scrive su minuscoli pezzi di carta, da una parte e dall’altra. Una grafia piccolissima, precisa, ed elegantissima, viste le condizioni in cui la pagina è vergata. I foglietti gli arrivano clandestinamente, pochi alla volta, con la complicità della moglie e di qualche sodale: sono rettangoli di appena 11,2 cm di larghezza nei quali si dovrà squadernare l’intero catalogo delle deviazioni sessuali. Sta nascendo, ricopiato pazientemente notte per notte, il testo delle 120 giornate di Sodoma. Nessuno deve vedere: giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, i fogli sono incollati (con una strana mistura, fabbricata anche con la sua urina) e formano un rotolo. Il rotolo viene messo in sicuro nella cella: sotto il pavimento, nelle fessure delle pietre. Ogni notte la furtiva scena si ripete.
Il marchese al carcere ci è abituato. Imprigionato per la prima volta nel 1740 a 23 anni passerà ben 27 anni della sua vita dietro le sbarre di undici prigioni e fortezze differenti. All’epoca, per essere carcerati basta poco: una lettera, recante la firma del re e di un suo funzionario, che ti dichiari malvisto e il gioco è fatto. Al marchese di queste lettere ne sono arrivate diverse. La sua carriera di carcerato è molto più solida di quella di scrittore: ogni tanto riesce a far uscire clandestinamente dalla cella qualche scritto, qualche lettera d’amore, qualche invettiva. Ma questa volta no. Le cose andranno peggio di come ha previsto. Ironia della sorte, e della storia, De Sade viene improvvisamente rilasciato il 2 luglio del 1789. Non ha tempo però di raccogliere le sue cose, soprattutto la più preziosa, il rotolo delle 120 giornate, che ormai ha raggiunto i dodici metri di lunghezza. Esce e arringa la folla: distruggetela, questa prigione! Pochi giorni dopo la Bastiglia cade sotto la sferza dei rivoluzionari: il rotolo è perduto. Per sempre? come tale lo riterrà il suo autore, fino alla morte o...
Sì, qualcuno degli insorti lo trova, capisce che si tratta di un pezzo da collezione (i bibliofili riconoscono sempre la leccornia) e lo vende alla nobile famiglia dei Villeneuve-Trans. Ecco che il manoscritto, pezzo unico ed eccezionale, resta in mani private, per tre generazioni. Le peripezie non sono finite. Nel 1904 il rotolo viene venduto a un sessuologo berlinese Iwan Bloch, che ne capisce il valore, soprattutto, dal suo punto di vista, scientifico. Lo trascrive: nasce il catalogo dei comportamenti "sadici". Gli strafalcioni e gli errori materiali di Bloch sono molti, ma almeno, finalmente, il testo vede un’edizione pubblica. Non è finita. Il rotolo è ricomprato nel 1929 dal nobile Charles de Noailles che ne fa predisporre una nuova edizione, nel 1935. Una nipote di de Noailles fa poi l’errore di prestarlo a un editore, sedicente suo amico. Fiutato l’affare, l’editore lo rivende al più grande collezionista di erotica di sempre: lo svizzero Gérard Nordmann: siamo nel 1982. Inizia una battaglia legale per il riottenimento del rotolo, promossa dall’editore Carlo Perrone, erede de Noailles. I tribunali francese e svizzero arrivano a conclusioni opposte. L’epilogo, però, è vicino. E arriva, a suon di euro. Il più grande collezionista di manoscritti al mondo, Gérard Lhéritier, media tra i contendenti e, sborsando 7 milioni di euro (!), se lo compra e lo riporta finalmente in Francia dove, per la prima volta (un solo passaggio pubblico precedente, alla Fondazione Bodmer nel 2004), lo espone, fino al 18 gennaio al pubblico nel suo nuovo Institut des Lettres et Manuscrits inaugurato per l’occasione in rue de l’Université. Così, oggi, il rotolo di De Sade troneggia nella sala centrale della mostra, sala alla quale si arriva dopo avere visto altri capolavori di bibliofilia (i predecessori del libertinismo, intellettuale ed erotico) e prima di vedere gli esiti più belli della sua influenza (dal punti di vista della bibliofilia), con i surrealisti. È una mostra che emoziona, che istruisce e che racconta. E che, una volta di più, ci fa vedere quante meraviglie contengano questi miracolosi oggetti di carta. Spero di averne restituito un briciolo: perché il consiglio non può essere che andare a vedere di persona.
È notte e fa freddo nel carcere della Bastiglia. In pieno centro di Parigi, il suo più illustre prigioniero, il marchese maledetto, Alphonse De Sade, non teme il gelo; piuttosto l’occhio dei guardiani. Molto probabilmente, però, loro, non sanno cosa stia facendo. Tutte le notti di questo freddo ottobre-novembre 1785, alla luce tremula e fioca di una candela, con fatica ed energia, il marchese compie il suo più vero più efferato e più reiterato delitto: scrivere. Scrive su minuscoli pezzi di carta, da una parte e dall’altra. Una grafia piccolissima, precisa, ed elegantissima, viste le condizioni in cui la pagina è vergata. I foglietti gli arrivano clandestinamente, pochi alla volta, con la complicità della moglie e di qualche sodale: sono rettangoli di appena 11,2 cm di larghezza nei quali si dovrà squadernare l’intero catalogo delle deviazioni sessuali. Sta nascendo, ricopiato pazientemente notte per notte, il testo delle 120 giornate di Sodoma. Nessuno deve vedere: giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, i fogli sono incollati (con una strana mistura, fabbricata anche con la sua urina) e formano un rotolo. Il rotolo viene messo in sicuro nella cella: sotto il pavimento, nelle fessure delle pietre. Ogni notte la furtiva scena si ripete.
Il marchese al carcere ci è abituato. Imprigionato per la prima volta nel 1740 a 23 anni passerà ben 27 anni della sua vita dietro le sbarre di undici prigioni e fortezze differenti. All’epoca, per essere carcerati basta poco: una lettera, recante la firma del re e di un suo funzionario, che ti dichiari malvisto e il gioco è fatto. Al marchese di queste lettere ne sono arrivate diverse. La sua carriera di carcerato è molto più solida di quella di scrittore: ogni tanto riesce a far uscire clandestinamente dalla cella qualche scritto, qualche lettera d’amore, qualche invettiva. Ma questa volta no. Le cose andranno peggio di come ha previsto. Ironia della sorte, e della storia, De Sade viene improvvisamente rilasciato il 2 luglio del 1789. Non ha tempo però di raccogliere le sue cose, soprattutto la più preziosa, il rotolo delle 120 giornate, che ormai ha raggiunto i dodici metri di lunghezza. Esce e arringa la folla: distruggetela, questa prigione! Pochi giorni dopo la Bastiglia cade sotto la sferza dei rivoluzionari: il rotolo è perduto. Per sempre? come tale lo riterrà il suo autore, fino alla morte o...
Sì, qualcuno degli insorti lo trova, capisce che si tratta di un pezzo da collezione (i bibliofili riconoscono sempre la leccornia) e lo vende alla nobile famiglia dei Villeneuve-Trans. Ecco che il manoscritto, pezzo unico ed eccezionale, resta in mani private, per tre generazioni. Le peripezie non sono finite. Nel 1904 il rotolo viene venduto a un sessuologo berlinese Iwan Bloch, che ne capisce il valore, soprattutto, dal suo punto di vista, scientifico. Lo trascrive: nasce il catalogo dei comportamenti "sadici". Gli strafalcioni e gli errori materiali di Bloch sono molti, ma almeno, finalmente, il testo vede un’edizione pubblica. Non è finita. Il rotolo è ricomprato nel 1929 dal nobile Charles de Noailles che ne fa predisporre una nuova edizione, nel 1935. Una nipote di de Noailles fa poi l’errore di prestarlo a un editore, sedicente suo amico. Fiutato l’affare, l’editore lo rivende al più grande collezionista di erotica di sempre: lo svizzero Gérard Nordmann: siamo nel 1982. Inizia una battaglia legale per il riottenimento del rotolo, promossa dall’editore Carlo Perrone, erede de Noailles. I tribunali francese e svizzero arrivano a conclusioni opposte. L’epilogo, però, è vicino. E arriva, a suon di euro. Il più grande collezionista di manoscritti al mondo, Gérard Lhéritier, media tra i contendenti e, sborsando 7 milioni di euro (!), se lo compra e lo riporta finalmente in Francia dove, per la prima volta (un solo passaggio pubblico precedente, alla Fondazione Bodmer nel 2004), lo espone, fino al 18 gennaio al pubblico nel suo nuovo Institut des Lettres et Manuscrits inaugurato per l’occasione in rue de l’Université. Così, oggi, il rotolo di De Sade troneggia nella sala centrale della mostra, sala alla quale si arriva dopo avere visto altri capolavori di bibliofilia (i predecessori del libertinismo, intellettuale ed erotico) e prima di vedere gli esiti più belli della sua influenza (dal punti di vista della bibliofilia), con i surrealisti. È una mostra che emoziona, che istruisce e che racconta. E che, una volta di più, ci fa vedere quante meraviglie contengano questi miracolosi oggetti di carta. Spero di averne restituito un briciolo: perché il consiglio non può essere che andare a vedere di persona.
Stefano Salis, Domenicale – Il Sole 24 Ore 23/11/2014