Fabrizio Goria, CorriereEconomia 24/11/2014, 24 novembre 2014
EUROZONA I MISTER 300 MILIARDI ALLA RICERCA DELLA RIPRESA PERDUTA UN VERO GLOBAL PLAYER
Nell’eurozona che ha fame di crescita economica, è arrivato il tempo degli investimenti. Dopo mesi di annunci, il programma strategico della Commissione europea sta per partire. Non si conoscono ancora i dettagli sulle cifre — forse l’ammontare complessivo supererà i 300 miliardi di euro posti come limite minimo dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker — ma si sa quale sarà il braccio operativo: la Banca europea per gli investimenti (Bei).
Frenesia
Sono giornate frenetiche a Palazzo Berlaymont, la sede della Commissione Ue a Bruxelles. Tutti cercano di contattare gli uomini della ripresa. Sono quelli che devono trasformare in realtà quanto deciso da Juncker. Il team di lavoro che sta rendendo operativo il tutto è composto da poche persone. Cinque, nello specifico: un membro della Dg Ecfin, un membro del gabinetto del Commissario Ue agli Affari economici Jyrki Katainen, più economisti, più un pool di economisti. Loro hanno il compito di trovare le risorse finanziarie per il piano che, come spiega una fonte della Commissione che sta lavorando al dossier, «è il più ambizioso che la recente storia dell’euro ricordi». E sarà cruciale l’apporto e l’esperienza della Bei.
Come ha ricordato al Corriere della Sera il vice presidente dell’istituzione con sede in Lussemburgo, Dario Scannapieco, dal 2007 a oggi sono stati investiti circa 500 miliardi di euro. Ben più dei 300 miliardi di euro di Juncker. Il presidente della Bei, Werner Hoyer, nelle settimane scorse non ha nascosto che il ruolo maggiore sarà quello dell’istituzione che rappresenta. «La ripresa non è stata agganciata e servono investimenti imponenti per poter garantire un adeguato livello di crescita economica all’area euro», ha spiegato Hoyer. Nessuno si tira indietro, quindi. E l’obiettivo è quello di fornire un adeguato supporto alle economie di Spagna e Italia.
Apporto plurimo
Come ha ricordato Hoyer durante un road show della Bei, «solo in Italia nel 2013 sono stati investiti 10,3 miliardi di euro». Ma non solo. Ci sono altri 700 milioni di euro che sono stati investiti. «Infatti bisogna considerare anche l’apporto del Fondo europeo per gli investimenti», ha ricordato Hoyer. Un ammontare che, al netto del piano di Juncker, sarà riconfermato anche per l’anno in corso e per il successivo. L’idea di base è quella di finanziare progetti a lungo termine nelle aree meno sviluppate. Come? Tramite una selezione in base alle potenzialità future, alle stime di crescita della Commissione e alla capacità di rendere sostenibili le singole iniziative.
A curare questi aspetti sarà la squadra di Hoyer e il direttorato, composto da 29 rappresentanti dei Paesi europei. Nel caso specifico dell’Italia, l’uomo chiave è Carlo Monticelli, a capo della Direzione III - Rapporti finanziari internazionali del ministero dell’Economia. Il direttorato è l’organo preposto al vaglio delle proposte di finanziamento. Non meno importanti, nel direttorato della Bei, sono il britannico Timothy Stone e la tedesca Ingrid Hengster. Stone ha fondato e diretto Kpmg Global infrastructure and projects group , mentre Hengster è stata nel board esecutivo della Kreditanstalt für wiederaufba u (Kfw), ovvero la tedesca banca della ricostruzione. Sono loro due a dare l’ultima parola, in qualità di esperti, sulla fattibilità di un finanziamento.
Rapporti
Infine, a curare i rapporti con Bruxelles ci pensa l’olandese Martin Verwey, vice direttore generale della Dg Ecfin della Commissione Ue. Verwey è noto per essere «dogmatico e risoluto», come si dice nei corridoi di Palazzo Berlaymont, ma anche «pragmatico». E con la stagnazione alle porte anche per la Germania, il pragmatismo potrebbe essere una virtù essenziale. I soldi che avrà a disposizione la Bei non sono molti. L’aumento di capitale effettuato negli scorsi anni, 10 miliardi di euro, potrebbe essere ripetuto e, tramite la leva finanziaria, di potrebbe moltiplicare fino a 10 volte l’effettivo ammontare prestato. Il rischio, come spiega la banca angloasiatica Hsbc, è che non sia sufficiente: «L’Europa pensa di mettere a disposizione 30 miliardi di euro e usare la leva per portarli fino a 300 miliardi. Ma servono soldi veri, per finanziare progetti reali».
In pratica, lo stesso discorso fatto dal ministro francese dell’Economia, Emmanuel Macron. La Bei, come spiega una fonte interna che ha richiesto l’anonimato, sta osservando con disappunto le querelle intorno ai numeri. «Noi siamo già pronti a foraggiare l’economia, e lo stiamo già facendo. Tutto il resto è solo speculazione politica, che non ci interessa», spiega. I prossimi passi avverranno i tempi strettissimi. Il prossimo due dicembre ci sarà un vertice speciale fra il team della Commissione Ue e la Bei, come spiegano fonti di Palazzo Berlaymont. Sarà l’occasione per discutere gli ultimi punti prima del lancio ufficiale del programma. L’obiettivo è quello di essere operativi entro gennaio. La stagnazione, del resto, non accenna a rallentare la sua corsa.