Andrea Bonanni, Affari&Finanza – la Repubblica 24/11/2014, 24 novembre 2014
MA L’INGLESE CAMERON NON PERDE UN PENNY
La guerra delle sanzioni tra l’Europa e la Russia sta avendo effetti pesanti sull’economia di Mosca ma, in termini assoluti, sta costando di più agli europei che ai russi. Secondo un rapporto riservato che la Commissione di Bruxelles ha trasmesso al Consiglio e agli Stati membri, «l’impatto delle sanzioni sulla crescita nell’Ue dovrebbe restare contenuto...la crescita del Pil dovrebbe essere rallentata solo di 0,2-0,3 punti percentuali sia nel 2014 sia nel 2015. In contrasto, l’impatto sulla Russia dovrebbe essere più rilevante, con una riduzione della crescita di 0,6 punti percentuali nel 2014 e 1,1 nel 2015 che condurrebbe alla stagnazione dell’economia russa». Tuttavia, come diceva Disraeli, «ci sono tre tipi di bugia: le bugie, le bugie sfacciate, e le statistiche». Non c’è dubbio infatti che l’effetto delle sanzioni abbia una ricaduta politica più rilevante in Russia, soprattutto per il crollo del rublo e la fuga di capitali e di investimenti che ha indotto. Ma, se si guarda in termini assoluti, lo scambio di bordate tra Mosca e Bruxelles sta costando più caro a noi che ai russi. Il Pil della Russia, infatti, è pari a meno di un sesto di quello dell’Ue. E dunque per eguagliare l’impatto economico negativo dello 0,2 per cento sul Pil europeo, la riduzione del Pil russo dovrebbe essere compresa tra l’1,2 e l’1,8 per cento. Risultato che non si raggiunge neppure alla fine del 2015, pur prendendo in conto gli effetti sul medio termine della crisi finanziaria innescata dalle sanzioni. Se si guarda poi all’impatto negativo che la guerra commerciale ha sui singoli stati membri, si potrà notare che essa penalizza maggiormente proprio quei Paesi che con maggior forza hanno chiesto di indurire le misure contro Mosca. Secondo lo studio della Commissione, infatti, i più colpiti dalla sanzioni europee e dalle contro-sanzioni russe sono le tre repubbliche baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania, che, come Cipro, accusano una perdita di ricchezza pari allo 0,9 per cento in due anni. Questo potrebbe forse spiegare perché, recentemente, i toni anti-russi dei baltici si siano notevolmente raffreddati. Anche la Germania sta risentendo degli effetti negativi delle sanzioni commerciali «in misura superiore alla media», avverte il rapporto, che cita una doppia ricaduta negativa per l’economia tedesca «sia sul commercio sia sulla fiducia». All’altro estremo della scala dei danni, sempre secondo Bruxelles, si collocano la Spagna e la Gran Bretagna «che non subiscono praticamente nessun effetto negativo dalle misure restrittive». E anche questo può forse spiegare come mai il premier britannico David Cameron sia rimasto l’unico che, in ogni occasione, preme per inasprire la guerra delle sanzioni contro Mosca. A lui, l’escalation non costa un penny.
Andrea Bonanni, Affari&Finanza – la Repubblica 24/11/2014