Aldo Grasso, Corriere della Sera 23/11/2014, 23 novembre 2014
E CON I FRATELLI MUCCINO LA LITE DIVENTA SOCIAL
«Non fraintendermi — dice Woody Allen —, lo amo come un fratello: come Caino Abele». L’interminabile lite fra Gabriele e Silvio Muccino sembra non avere pace. L’ultima volta che i due si erano insultati via Twitter (giugno 2013) con gli stracci erano volate anche le querele. Silvio, il più piccolo, aveva intimato al maggiore di smetterla di considerarlo un manichino in mano all’amica e pigmalione Carla Vangelista. Ora ci risiamo. Alla vigilia dell’uscita dell’ultimo film di Silvio, Le leggi del desiderio , Gabriele non ha resistito: «Il tuo film — ha intimato su Twitter — è di una signora che ti gestisce, come un ventriloquo il suo pupazzo, da un tempo ormai irreversibilmente lontano»; «Eri un grande attore, e un grandissimo fratello. Ora i tuoi occhi sono opachi...».
Sono forse il guardiano di mio fratello? Le liti fra fratelli sono le più feroci. Il fondatore della città terrena, il già citato Caino, fu il primo fratricida. Le prime mura d’Italia furono bagnate di sangue fraterno: Roma ha inizio dal fratricidio di Romolo. I Muccino hanno inventato la social lite (la lite mondana, attraverso i social network ), per questo ce ne occupiamo.
I Muccino non sono i fratelli Lumière, non sono nemmeno i fratelli Gallagher, Liam e Noel; assomigliano piuttosto a Totò e Peppino. Basta con i tweet, sì alle lettere private: «Salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi. Che siamo noi».