Renato Franco, Corriere della Sera 22/11/2014, 22 novembre 2014
LA FINE DI LAURA PALMER, DOPO «TWIN PEAKS» SOLO GUAI
«Ma chi ha ucciso Laura Palmer?». Se lo chiedevano in tanti tra il 1990 e il 1991, pure Gorbaciov, ultimo segretario generale del Partito Comunista dell’Urss che tra una caduta del Muro di Berlino e una Perestrojka, trovò il tempo di telefonare a Bush per sapere come finivano I segreti di Twin Peaks , la serie diretta da David Lynch. Ma non ci fu nessuna Glasnost (trasparenza). Si attivò un giro di telefonate, il presidente della casa di produzione chiamò lo stesso Lynch per avere lumi, ma non ottenne niente: il regista non sapeva ancora come far finire la storia.
«Ma che fine ha fatto Laura Palmer?». Magari se lo chiede qualcuno. La carriera dell’attrice Sheryl Lee è stata un fuoco di paglia, il meglio all’inizio. Figlia di un architetto e di un’artista, nata in Germania (il 22 aprile 1967), cresciuta in Colorado, incontrò Lynch che le offrì subito il ruolo di Laura Palmer (lei allora aveva 23 anni). Un successo immediato, Sheryl Lee entra senza saperlo nella storia delle serie tv. Poi un po’ di tv, un po’ di cinema, niente di che. Pure una beffa. Nel 2004 la chiamano per interpretare un’altra morta celebre, Mary-Alice Young, la casalinga disperata che si suicida nel primo episodio di Desperate Housewives , ma dopo la registrazione della puntata pilota Sheryl Lee fu sostituita da Brenda Strong.
E ora? In un’intervista ha fatto capire che le cose non vanno benissimo: «Ho dovuto vendere tutto per motivi finanziari. A quarant’anni mi sono ammalata, è durata quattro anni e mezzo. Ho provato a continuare a lavorare per quanto ho potuto, ma non ero fisicamente in grado». Si trattava di neutropenia, una carenza di globuli bianchi che le abbassava le difese immunitarie. «Ho fatto qualche film indipendente, ma non ho avuto un ritorno economico. Così, tutto è andato a picco: salute, carriera, finanze. Avevo una piccola casa, l’ho venduta e mi sono trasferita in un appartamento, poi ho venduto pure l’appartamento». Non solo le case, ma pure i souvenir di Twin Peaks : «Vorrei averli ancora, ma ho dovuto vendere anche quelli».
L’intervista però non le è piaciuta e l’ha ridimensionata sulla sua fanpage di Facebook: «Me la cavo molto meglio di quanto l’autore dell’articolo ha fatto sembrare con le sue citazioni non corrette ed irresponsabili esagerazioni. Continuo a recitare, scrivere ed esibirmi e ho un rinnovato senso di gratitudine per tutte le cose semplici nella vita, come la natura e il tempo che passo coi miei cari». La colpa, ovvio, è di chi scrive: «Ricordate... i giornalisti scrivono per vendere giornali, non per dire la verità». Poi l’annuncio: «Secondo David Lynch, sarò coinvolta in Twin Peaks 2016». Salvo smentite.