Fulco Pratesi, Corriere della Sera - Roma 24/11/2014, 24 novembre 2014
LA NECESSITA’ DEI GUFI
Il Presidente del Consiglio pare non mostrare eccessiva simpatia per i gufi. Ed è un peccato, perché le sue uscite ironiche stanno a poco a poco rinfocolando la diceria che fa di questi utilissimi rapaci notturni dei menagramo e jettatori da cui è bene guardarsi. E sono stati di conseguenza ripresi modi di dire che rinforzano l’ingiusto e ingeneroso giudizio, tanto che pure nel calcio e in altri sport, il verbo «gufare» è divenuto assai diffuso. Questo nonostante da decenni gli ornitologi e gli etnologi sostengano sia la grande utilità di gufi e civette, sia l’assoluta inconsistenza delle tradizioni che li definiscono «uccelli del malaugurio», esponendoli per secoli a indegne persecuzioni. Il fatto di vivere di notte, di emettere canti spesso considerati lugubri o malinconici, di frequentare i luoghi abitati, hanno appesantito i pregiudizi nei loro confronti. Nella nostra città, dotata di una fauna «clandestina» particolarmente ricca e variata, i cosiddetti «gufi» sono ben rappresentati. Il maggiore esponente di questa famiglia, il gufo reale, dall’apertura alare che supera il metro e 80, probabilmente sfuggito da esperimenti di reintroduzioni in una vicina riserva naturale, si posò anni fa sul cornicione di Palazzo Farnese e su altri tetti del centro storico. Probabilmente viveva a spese dei ratti di cui non c’è proprio penuria. Oltre questa eccezionale presenza, i gufi di dimensioni minori maggiormente presenti in città sono l’allocco, la civetta, il barbagianni e il gufo comune, più raro. Sono tutti famosi cacciatori di topi e ratti. Secondo Francesco Petretti, naturalista e conduttore televisivo, «i rapaci notturni sono i metronotte della città, i veri operatori ecologici. È incredibile il numero di ratti che fanno scomparire e sono i soli, (considerata la quasi totale estinzione dei gatti di strada) in grado di bonificare strade, parchi e marciapiedi dai ratti». Con l’allocco ho una lunga consuetudine, dato che nel quartiere in cui abito, ve ne sono, pur se il recente diboscamento su via di San Valentino ne ha assai ridotto l’habitat. Nonostante ciò, anche nelle notti scorse ne ho udito il richiamo dolce e flautato. La civetta, più piccola, famosa per essere il simbolo della dea Minerva e della città di Atene ( Athene noctua il suo nome scientifico) nidifica nei fori dei tetti e dei ruderi e anch’essa cattura volentieri topi. E poi il bianco ed elegante barbagianni - ospite privilegiato di sottotetti e solai - e il gufo comune che ha nidificato di recente addirittura in una fioriera a Casalotti. Sono tutte creature che non meritano davvero essere oggetto di paragoni malevoli anche se solo a scopo di dileggio.