Luciano Mondellini, MilanoFinanza 22/11/2014, 22 novembre 2014
FINANZA CLUB INTERNAZIONALE
«Il nuovo consiglio di amministrazione è di altissimo livello in termini finanziari. Mi sembra però che non ci siano grandi conoscitori di calcio che in fondo è il nostro core business». Così uno degli storici uomini dell’Inter, nonché uno dei massimi conoscitori dei bilanci nerazzurri, ha commentato a MF-Milano Finanza il nuovo cda del club milanese nominato dall’assemblea dei soci di venerdì 21 novembre. Il board, infatti, presenta nomi roboanti dell’alta finanza italiana. La cordata indonesiana, che controlla il 70%, ha confermato il presidente Erick Thohir, il suo socio Handy Soetedjo, il ceo del club Michael Bolingbroke e Grant Ferguson. Ma in sostituzione di Thomas Shreve è stato nominato Nicola Volpi, ex amministratore delegato di Permira, una delle maggiori società di private equity nel Vecchio continente. Moratti, che detiene il 29,5% dell’Inter, ha dal canto suo confermato Alberto Manzonetto, banker di Four Partners (la boutique finanziaria che da anni cura i suoi interessi personali), ma ha inoltre indicato due pezzi da novanta della finanza italiana in sostituzione del figlio AngeloMario del suo ministro delle finanze personale, Rinaldo Ghelfi. Il primo è Gerardo Braggiotti, oggi presidente di Banca Leonardo ma in precedenza storico top manager di Lazard e di Mediobanca ai tempi di Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi, con cui litigò sbattendo la porta della banca d’investimento. Il secondo è Carlo D’Urso, tra i principali avvocati d’affari italiani, che affianca Braggiotti nel cda di Banca Leonardo insieme ad altri nomi importanti della finanza internazionale. Insomma, altissime competenze che sono necessarie in un club, come quello nerazzurro, che ha chiuso il bilancio 2013/14 con una perdita di 103 milioni e che ha accumulato 400 milioni di rosso dal Triplete 2010 in poi.
In questo senso va notato che le scelte di Moratti non sono indirizzate in maniera ostile verso Thohir. MF-Milano Finanza l’8 novembre aveva anticipato che Manzonetto sarebbe stato confermato in cda e che i nomi in pole per i posti restanti sarebbero stati quello del fondatore di Four Partners, Simone Rondelli, e quello dell’avvocato Roberto Casati di Cleary Gottlieb Steen & Hamilton, storicamente legato alle cose di casa Moratti. Queste scelte, che secondo quanto trapela, avrebbero istituito una sorta di governo ombra d’opposizione in cda sull’operato di Thohir e Bolingbroke, erano antecedenti alla scelta del magnate indonesiano di ingaggiare Roberto Mancini come nuovo allenatore dell’Inter. La decisione di Thohir di far tornare il tecnico di Jesi non solo ha ridato entusiasmo ai tifosi ma ha inoltre fatto ritrovare l’intesa con Moratti che si era incrinata. Di qui la scelta di Moratti di virare su Braggiotti e D’Urso che dovranno subito affrontare decisioni importanti. Thohir, infatti, spiega la fonte, sta valutando un aumento di capitale da 40 milioni o un’operazione mista che comporti anche l’emissione di un bond rivolto, presumibilmente, ai due grandi soci del club (la International Sport Capital di Thohir e la Internazionale holding di Massimo Moratti) o a investitori istituzionali. Su queste due ipotesi si stanno muovendo gli uomini della banca d’affari Lynx Capital, specializzata in operazioni finanziarie per le società sportive, e già consulente di Erick Thohir al momento dell’ingresso dell’uomo d’affari indonesiano nell’Inter. In particolare, sono attivi i manager Djamal Atamimi e Arbel Eichmean, che sarebbero già al lavoro sullo schema dell’operazione e avrebbero incontrato potenziali investitori in Indonesia per un ipotetico bond. L’operazione dovrebbe essere lanciata entro gennaio, anche in vista della sessione invernale del calciomercato, visto che in società non si nasconde che l’obiettivo è quello cercare di lottare fin da subito per la qualificazione alla prossima edizione della Champions League, la competizione che rappresenta l’unico vero volano dei ricavi
La scelta di Moratti ha però un risvolto curioso. Braggiotti, come si diceva, è il presidente di Banca Leonardo e vanta una solidissima fede nerazzurra (da anni è abbonato a San Siro nella fila dietro Moratti). Nel contempo, però, ha anche un altro legame che a qualche tifoso interista potrà far storcere la bocca, quello con John Elkann, presidente di Exor, la holding con cui la famiglia torinese controlla la Fiat, Rcs e la Juventus. Exor, infatti, è uno dei soci principali (col 17,4%) di Banca Leonardo, tanto che Elkann siede con Braggiotti e D’Urso nel cda dell’istituto di credito. Non solo, ma chi frequenta abitualmente il Lingotto sa che nel corso degli anni, il navigato banchiere è diventato uno dei consiglieri principali di Elkann in campo finanziario. Resta da capire ora se il legame resisterà alle infinite tensioni che da sempre contraddistinguono bianconeri e nerazzurri dentro e fuori dal campo.
Luciano Mondellini, MilanoFinanza 22/11/2014