Roberto Giardina, ItaliaOggi 22/11/2014, 22 novembre 2014
DUEMILA MLD DI DORMONO NEI CC
da Berlino
Vittima o colpevole? Sul banco degli imputati il risparmiatore tedesco a cui WirtschaftsWoche, il più autorevole settimanale economico, dedica l’ultima copertina: visto come il classico nanetto di giardino, il simbolo quasi dell’anima nazionale, punta il medio in segno di sfida. «Raus aus dem Sparbuch!» ordina o implora il titolo, abbandonate il libretto di risparmio.
Il Gartenzwerg, il nanetto da giardino, è dorato: nel suo salvadanaio sono custoditi 2 mila miliardi di euro, quasi pari all’intero debito della Germania, o dell’Italia.
Il problema è convincerli a investire, si preoccupa la rivista. Il nemico è il nostro Mario Draghi, il presidente della Bce, la Banca centrale europea. Per salvare l’euro e i paesi in rosso dell’Ue, come l’Italia, continua a far scendere il tasso di interesse, ormai giunto a un simbolico 0,05. Tenere i soldi sul libretto non rende nulla, anzi a causa dell’inflazione a fine anno la perdita è certa. Chi ad esempio ha da parte 10 mila euro, otterrà appena 20 euro di interessi, ma con l’inflazione in Germania allo 0,8 in realtà i suoi 10.020 euro varranno 9939 e 84 cent. I risparmiatori tedeschi si comportano come i passeggeri di una nave in procinto di naufragare che rimangono ostinatamente a bordo perché hanno paura di bagnarsi.
Sono colpiti anche i fondi risparmio per le pensioni. Tra dieci anni, ha calcolato la popolare Bild Zeitung, molti tedeschi si dovranno accontentare di una pensione intorno ai 500 euro al mese, quasi pari all’assegno sociale. Saranno i poveri di domani. La colpa è di Draghi? Non solo. Ed è iniziata un’azione congiunta dei politici, delle banche, e delle imprese per convincere il piccolo risparmiatore a osare di più e tentare qualche altra forma di investimento più redditizia.
La Borsa, nonostante il periodo difficile, la guerra civile nella vicina Ucraina, le sanzioni contro la Russia che costano miliardi al Made in Germany per le mancante esportazioni, continua a restare a livelli altissimi, intorno ai 9.400 punti, dopo aver toccato il suo massimo sopra quota 10 mila appena pochi mesi fa. Ha ceduto di un buon 10%, fin sotto i 9 mila, ora sta risalendo giorno dopo giorno. Le banche investono in azioni, nazionali e no, facendo lievitare le quotazioni.
I dividendi nel 2014 sono stati generosi come non mai, e gli analisti prevedono che aumenteranno nel prossimo anno. I piccoli risparmiatori, si consiglia, dovrebbero comprare anche le obbligazioni statali tedesche. Nonostante gli interessi bassi, in media, hanno reso il 13%. Invece di prendersela con i partner europei, bisognerebbe investire nei paesi in ripresa, consiglia Wirtschaftswoche: le obbligazioni a dieci anni spagnole rendono il 22,5%, e quelle portoghesi il 27,5. Ma i tedeschi hanno sempre paura della Borsa: neppure il 10% compra azioni, ed è ancora vivo il ricordo della Telekom. Quando venne privatizzata le azioni vennero lanciate puntando sui piccoli risparmiatori, promettendo un investimento sicuro: il titolo superò i 100 euro, per poi piombare sotto i 10, e non ci sono speranze per una risalita. Sarà difficile riconquistare la fiducia.
I tedeschi hanno scoperto l’immobiliare. Fino a ieri, non compravano case come gli italiani. Non c’erano problemi a trovare appartamenti o villette in affitto, senza pagare cifre esagerate. Ora la situazione è cambiata, a causa degli stranieri, che attirati dai prezzi relativamente bassi hanno cominciato a comprare. Gli esperti invitano alla prudenza, ammonendo che da un momento all’altro potrà scoppiare la bolla immobiliare, ma i prezzi continuano a salire, e data la penuria di alloggi è probabile che non ci dovrebbero essere rischi nei prossimi anni. Ma l’investimento non è per tutti: a Berlino fino a quattro o cinque anni fa, per un alloggio di 50-60 metri quadrati si pagavano in centro 70 mila euro. Oggi il prezzo è quasi triplicato. E il piccolo risparmiatore, esita, non ha il coraggio di chiedere un mutuo, e come un nanetto testa dura rimane fedele allo Sparbuch, costi quel che costi.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 22/11/2014