Alessandra Rota, la Repubblica 22/11/2014, 22 novembre 2014
LO STRANO CASO DELL’UOMO CHE SEMBRAVA IL FÜHRER
La produzione letteraria e cinematografica sugli ultimi giorni del Führer — se è vero che è morto nel bunker a Berlino, se è scappato in Sud America ed è ancora vivo e vegeto a 125 anni — è notoriamente sterminata ma l’operazione che fa Luigi Guarnieri in Il sosia di Hitler (Mondadori, pagg. 260, euro 19) è degna del miglior Le Carré. Non c’è un attimo di tregua nel suo noir storico che ripercorre con abilità e tenacia, che solo un agente speciale del controspionaggio può avere, la parte finale di una tragedia internazionale, di cui il fondatore del nazionalsocialismo fu decisamente protagonista. È l’ottobre del 1945 quando L**** Gren**** (nome in codice) viene incaricato di un’indagine delicata, delicatissima. Tutto comincia con delle radiografie di denti. Appartengono davvero all’uomo che ha dichiarato guerra al mondo intero quei ponti, le otturazioni, le capsule che compaiono nelle lastre ritrovate? Oppure è stata una messinscena perfetta, una delle tante che hanno accompagnato l’esistenza dell’ideatore della Soluzione finale? E se sì, chi è allora l’altro, quello al quale è stata “ricostruita” la dentatura del dittatore?
Documenti, fonogrammi, lettere, bigliettini, cartelle cliniche, non c’è carta che sfugga alla “talpa”: quindici anni ci vogliono per ricostruire una storia assurda fatta di torture morali e fisiche, di vessazioni e devastazioni. Una folla di personaggi ruota intorno ad una vicenda che non concede pause, ambientata tra corridoi infestati di SS, palazzi distrutti dalle bombe, cadaveri smembrati. C’è Egon Summer, misterioso aristocratico, coltissimo e appassionato di musica, scaltro e pericoloso, feroce e squisito con le signore (la somiglianza è con il Donald Sutherland della Cruna dell’ago), c’è la dentista personale di Adolf, dottoressa Greta von Freundin, frastornata pedina di un gioco perverso. E poi c’è Mario Schatten, geniale musicista a cui nessuno riconosce il talento, copia certificata del cancelliere del Reich. Per lui la vita ha in serbo solo dolore e sbigottimento: la sua somiglianza gli costerà cara perfino quando la Germania sarà invasa dai russi.
Un docu-fiction costruito con la perfezione di un orologiaio: il meccanismo storico funziona a tal punto da aprire scenari investigativi reali. Il fantasma di Hitler e il suo doppio si rincorrono tra le pagine, salgono su aerei con destinazione Argentina, Paraguay, Svizzera mentre controfigure, falsificazioni e misteri inquinano una verità che non sarà mai soltanto una.
Alessandra Rota, la Repubblica 22/11/2014