Fulvio Abbate, il Fatto Quotidiano 22/11/2014, 22 novembre 2014
A CIASCUNO IL SUO MESTIERE: LASCIATE CANTARE RITA FORTE
Rita Forte, cantante e pianista del regno di Terracina, se i palinsesti televisivi fossero compilati con pertinenza e non a cavolo di cane, farebbe soltanto Rita Forte: voce e piano, se stessa. In una sorta di maxi-talkshow che di tanto in tanto tiri il fiato grazie al canto, alla nota musicale, non senza una punta di crudele ironia: dai, sentiamo un po’ cosa ha voglia di ascoltare l’onorevole, anzi, no, chissenefrega dell’onorevole, ci scusi, ma a noi basta che la nostra Rita faccia ciò che più le aggrada, vai Rita...
Così direbbe, implacabile, il conduttore, e un istante dopo ecco che Rita, a seconda dell’estro, si butta sul repertorio di Mina o piuttosto di Aznavour. Le è piaciuto il pezzo, onorevole?
Ecco, le cose andrebbero esattamente in questo modo, in una sorta di “Tappeto volante” remixato che valorizzi la professionalità della signora Forte e, come dice Guccini nell’Avvelenata, aff... tutto il resto.
Questo ovviamente qualora la televisione non fosse ostaggio di format che impongono, metti, all’ostetrica di fare invece la cioccolataia. Ti sta bene? Non so se mi sta bene, ma qui si tratta di bere o affogare.
C’è stato ancora un tempo in cui, sempre lei, Rita Forte, scandiva le mattinate di Raitre, accompagnando Cominciamo bene, anche lì si trattava di una soluzione di compromesso, e tuttavia c’era più costrutto che costringerla nella cifra di un Tale e quale Show (Raiuno, con tutte le stimmate nazional-pop che potete immaginare), oh, intendiamoci, lì con la regia del nuovo Mike Baudo domiciliato alle Lampados, Carlo Conti, Rita è riuscita a dare il meglio di sé, ma l’idea perversa degli autori di voler riprodurre periodicamente il personaggio di Loretta Goggi fuori tempo massimo è davvero inconcepibile, pura perversione.
Insomma, assodato che, come più volte mi ha fatto notare il mio amico Mariano Rossano, ossia che a Rita Forte corrisponde una delle voci più intonate della scena melodic-pop televisiva, per un istante, staccando l’ombra dalla prevedibile terra delle offerte spettacolari, le stesse che attualmente si accaniscono in cerca di caratteristi – siano essi i Salvini così come i Landini o lo stesso Antonio Pennacchi, cioè figure ben incise sul piano della maschera, e così via fino agli Scilipoti, ai Razzi, ai Ferrero, (sì, esatto quello della Samp) sarebbe il caso che a una cantante da piano bar fosse concesso di diventare, come dice il poeta, pienamente se stessa.
Dai, assodato che la crisi della civiltà televisiva nazionale ebbe inizio la sera in cui a tal ministro democristiano Mario Pedini, fra molto altro iscritto alla loggia P2, si esibì al piano invece di rispondere sul tema dei cosiddetti decreti delegati, prova a immaginare ciò che prospettavo prima: un implacabile talkshow davvero pop che faccia giustizia d’ogni bugia ufficiale e non, un conduttore davvero crudele affiancato da Rita e il suo piano, così da mettere al mondo del sabato sera l’allegria da naufraghi, alla prima bugia, ecco che quello dice “vai, Rita”, e Rita suona e canta nell’ideale Titanic dell’intrattenimento finalmente restituito a se stesso. Brava Rita, ce la faremo.
@fulvioabbate
Fulvio Abbate, il Fatto Quotidiano 22/11/2014