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 2014  novembre 20 Giovedì calendario

«PORTERÒ LE OLIMPIADI A ROMA»

[Intervista a Giovanni Malagò] –
Megalò, il rivoluzionario». Così, ogni giorno più copiosamente, strillano titoli e giornali su Giovanni Malagò, classe ’59, presidente del Coni, oggi più che mai attore della vetrina
mediatica. In verità a guardarlo oggi quel gigante dai capelli argentini, pare ancora quel bel ragazzo della Roma ricca, contagiato da una passione furente per lo sport che gli ha corso da sempre sotto la pelle. Sì, è vero, vendeva Ferrari e Rolls-Royce ai benestanti blasonati.
Sì, è stato, come nessuno, calamita di femmine famose. E sì, giocava a poker come un Houdini delle carte. Ma per lui lo sport è sempre stato sogno agguerrito e insieme struggente. Per questo, oggi, questo suo gran piacere alla gente e alla politica nel ruolo di leader del Coni pare un percorso parallelo «alla grande bellezza della sua esistenza». Oggi, a quasi due anni dall’abbraccio con le figlie che segnava la vittoria, Megalò getta sul palcoscenico della sua capitale il super jolly dell’eterna partita di poker che è la sua storia: la candidatura della capitale italiana alle Olimpiadi 2024. Ma non si tratta certo di un bluff. Ricordiamo. Il Coni è l’unico ente pubblico che non ha ricevuto veri tagli dal governo. Grazie ai suoi rapporti con Graziano Delrio, ma soprattutto alla relazione molto privilegiata con il presidente del Consiglio. Qualcuno, che li conosce bene, parla di destini separati alla nascita. Tutti e due vincitori sulle macerie degli schemi del passato. Tutti e due diffidenti di chiunque. Ma credenti uno nell’altro.
Allora Renzi ha detto sì alla candidatura olimpica di Roma nel 2024, ma il primo vincitore è lei presidente. Mi fido più dei verbi al condizionale. Comunque sì lo ammetto: c’è una vera disponibilità di Renzi a sostenere la candidatura. Questo aiuta il Cio ad avere molta considerazione per l’Italia.
E soprattutto quanta considerazione porti il presidente del Consiglio nei confronti dei suoi desiderata... Leggende che volano dai giornali ai salotti. La verità è che Matteo e io ci incontriamo nella rivoluzione del vecchio status quo. Lui nella politica e io, nel mio piccolo, nello sport. Renzi dimostrando un impegno unico e forte nelle riforme, Malagò, nella voglia di riformare lo sport italiano.
Possiamo dire che lei sta lanciando la candidatura. Certo. Ma io posso lanciare cosa e chi voglio! Peccato che si debba aspettare il verdetto del Cio tra il 6 e il 7 dicembre a Monte Carlo. La mia speranza è che modifichino alcune regole del gioco. In particolare una maggiore flessibilità su chi si candida. Questo vale in particolare per il tema che riguarda il territorio che ospiterebbe le gare. Togliamoci dalla testa di fare le gare in Sicilia o Sardegna allargando i confini dei giochi.
Ma come? Romano Prodi voleva la lotta grecoromana a Taormina, il piattello a Brescia e i tuffi a Bolzano! Ah Prodi, meraviglioso romantico! Ritengo che non si possa chiedere troppo all’assemblea. Credo non si debbano concentrare tutti gli investimenti in una sola città, le gare di vela potrebbero andare a Napoli. Bisognerà anche valutare la mappa olimpica tenendo presente le distanze da Roma e considerare mille altri aspetti.
Quali sono le rivali più accreditate?
Una città americana. Forse Los Angeles o San Francisco. Poi Parigi, con Berlino o Amburgo.... Chissà! Gli altri aspettano come noi. Ma poi se si pensa che Madrid prima di avere i Mondiali li ha persi quattro volte. Qualcuno dimentica che si tratta di candidature che muovono il mondo intero.
Chi sarà il candidato a guidare il comitato organizzatore di Roma 2024: Luca Montezemolo, Franco Frattini o Corrado Passera? Guardi, le particolarità che deve avere il prossimo organizzatore del comitato olimpico sono: credibilità internaziona- le, sapere di lobbing e stima del governo. Qualità che hanno tutti i nomi da lei citati. Se lei dovesse varare una squadra olimpica per il governo a quale ministro darebbe un ruolo? La Boschi la vedo come un perfetto libe- ro nella nazionale di pallavolo: nessuno come lei sa giocare in difesa e parare tutti i colpi. Ad Alfano il mezzo fondo: imbattibile. Per Paolo Gentiloni il biathlon, dove notoriamente devi saper sciare, ma poi devi anche sparare alla grande. Il sottosegretario Delrio sarebbe perfetto nel ruolo di playmaker nel basket. Il ministro Padoan invece nel tiro con l’arco. Per colpire sempre il bersaglio giusto. Infine per Renzi i 400 misti di nuoto. Una gara spossante dove devi primeggiare in ogni stile.
Malagò torniamo a bomba: ma qual è la giusta ragione per dire sì a questa benedetta candidatura? Molte. È vero: questa è di certo la partita della mia vita, ci credo con realismo ed emozione profonda. Ma ricordo che il rilancio dell’Italia passa anche dai sogni degli italiani che altrimenti rimarrebbero affogati in un cassetto buio. Così dopo le immagini terribili delle alluvioni naturali e finanziarie diamo alle nuove generazioni la possibilità di sperare. Un’Olimpiade a Roma può essere uno tsunami positivo che aiuta l’Italia a far capolino dal pozzo nero. Ma attenzione: la nostra deve essere una candidatura low cost. E solo con capitali privati.
A proposito: per la candidatura di Roma 2020, a cui Mario Monti ha poi rinunciato, si stanziavano 9,8 miliardi di cui 4,7 coi fondi pubblici. Per la relazione di compatibilità di Marco Fortis, i giochi avrebbero dato 170 mila posti di lavoro nell’arco di 14 anni con una crescita del Pil dell’1,4. Sicuro di riuscire a trovare tutti quei soldi passando attraverso i suoi amici e sponsor benestanti? Affermativo. Se vinciamo abbiamo già 2 miliardi garantiti dagli sponsor. Inoltre pensiamo a quanti altri motori muoverebbe la candidatura. Molte delle iniziative andrebbero a vantaggio del Giubileo del 2025. Ieri l’antitrust ha dato l’ok per Etihad: dovrebbe sbloccarsi finalmente tutto il problema Alitalia e si aprirebbero gli investimenti su Fiumicino. Per avere un aeroporto in linea con gli eventi e con il tempo della rinascita. Faccio sempre l’avvocato del diavolo. Ma si rende conto che Roma è nel caos e che Ignazio Marino è alla canna del gas? In più sia il sindaco che il presidente della Regione Nicola Zingaretti sono stati finora belli nascosti. Della serie: caro Malagò vai avanti tu che a noi ci viene da ridere...
Primo: sarà indispensabile risolvere la situazione preoccupante del comune. Secondo: sia Marino sia Zingaretti sono sinceramente tifosi della candidatura. Poi chi riderà prima o dopo lo vedremo. Vedrà anche rischi in questa impresa? Innanzitutto la solita voglia di autodistruzione del sistema paese. Parlo del fuoco amico. Guardi nel Pd: Corradino Mineo si mette di traverso e arriva Caporetto. L’Expo doveva essere uno spot per l’Italia. Non è stato un gran belvedere. Se ogni volta ci dobbiamo distinguere come ladri di polli o per non rispettare
le regole, allora è meglio buttare alle ortiche i ruoli istituzionali. Ma via! L’Italia del futuro sorprenderà il mondo scrollandosi di dosso queste maschere dell’ammuffito sistema!
Lei come presidente del comitato organizzativo dei Mondiali di nuoto 2009 ha chiuso con un bilancio in rosso. Con relativo fallimento della città dello sport di Tor Vergata. Che cosa è andato storto?
Le ricordo che sportivamente il Mondiale di nuoto è stato un immenso successo. Poi, e io non c’entro proprio nulla, i soliti problemi degli appalti hanno creato la crepa finanziaria. C’è una sola necessità: l’intervento di un’autorità esterna.
È vero che avete in mano un sondaggio dove il 73 per cento degli italiani è favorevole alla candidatura? Veramente doveva essere un dossier segreto. Gliel’ho detto: l’Italia ha bisogno di sognare!
Malagò, si dice che in popolarità rischia di superare il suo maestro Luca di Montezemolo? Se Malagò dovesse fare quello che Montezemolo ha già fatto da molto gli toccherebbe vivere sei vite. Con una differenza: io le Ferrari le vendevo e lui le ha fatte vincere. Non dimentichiamolo.